casa testori

GIACOMO POZZI-BELLINI. UN FOTOGRAFO TRA ARTE E VITA

A cura di Carlotta Crosera (Vigevano, 1980), Università degli Studi di Milano

L’opera di Giacomo Pozzi-Bellini(1907-1990), un grande fotografo e regista di documentari, è stata presentata grazie a una galleria di suoi ritratti fotografici, posti a raccontare una vita di amicizie e incontri con alcuni protagonisti della storia culturale del Novecento, tra cui: Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda, Vittorio De Sica, Emilio Cecchi, Alberto Arbasino, Jean Genet e Jean Renoir. In mostra era presente il documentario Il Pianto delle Zitelle (1939), l’unica testimonianza della sua attività come regista, presentato nella versione originale (senza i tagli imposti dal fascismo) che gli valse il primo premio alla Mostra del Cinema di Venezia. A completare il ritratto, le grandi foto d’arte, destinate a diventare il terreno privilegiato degli esperimenti di Pozzi-Bellini e la storia per immagini del sodalizio con il critico Giovanni Testori, la cui visione delle opere d’arte, e quella della pittura in particolare, si lega profondamente a quella di Pozzi-Bellini.

ALBERTO MARTINI. UN RIVOLUZIONARIO A FASCICOLI

A cura di Federica Nurchis (Bergamo, 1984), Università degli Studi di Milano

Alberto Martini (1931-1965): la storia breve e avvincente di un critico d’arte morto a 34 anni ma responsabile di una rivoluzione culturale. In un’ambientazione anni ’60, andava in scena l’esito del “fatale” incontro tra Martini e Dino Fabbri (1922-2001) da cui nacquero i fascicoli de I Maestri del Colore, che fecero della storia dell’arte un fenomeno di “massa”, non più riservata ad un’élite colta, ma distribuita in edicola, senza rinunciare a un alto livello scientifico e a uno straordinario apparato fotografico a colori realizzato ad hoc. In mostra erano presenti documenti originali provenienti dall’archivio Martini e una selezione di disegni, incisioni, sculture e dipinti degli amici artisti (Ottone Rosai, Mino Maccari, Renato Guttuso, Carlo Carrà , Gianfranco Ferroni, Emilio Tadini, Luciano Minguzzi, Mattia Moreni…), ma anche un rarissimo dipinto a olio attribuito da Martini a Medardo Rosso e lettere, saggi inediti, disegni originali e fotografie che danno conto dell’amicizia tra Alberto Martini, Giorgio Morandi e Alberto Giacometti.

Vai al bookshop

Massimo Dalla Pola, A POISON TREE

Giardino

Un glicine, un oleandro, un colchico, una peonia. Piante velenose, ma pochi lo sanno. Fiori colorati, che celano la loro pericolosità dietro l’apparenza innocua. La stampa su PVC estremizza queste caratteristiche, conferendo ai disegni, dalla bidimensionalità accentuata e privi di profondità, un aspetto glaciale, poco realistico. Il supporto di plastica si trasforma nell’essenza della loro pericolosità, altrettanto nocivo quanto la loro consistenza. Il nome latino richiama quello degli erbari medievali: una didascalia tutt’altro che esplicativa.

Massimo Dalla Pola è nato nel 1971. Vive e lavora a Milano.

Vittoria Parrinello, C’È QUALCUNO DENTRO AL VENTO

Giardino

Nel giardino erano sospese, talvolta nascoste, dieci altalene. Sono quelle su cui Vittoria Parrinello ha scritto le prime poesie e realizzato i primi disegni, da bambina. La sospensione del tempo e dello spazio viene resa concreta dalle linee sottili che le disegnano e le bloccano, in cui il movimento rimane in potenza e il dondolio sempre sul punto di riprendere. Lasciano il dubbio che qualcuno sia appena sceso e che non si siano ancora fermate. Altalene su cui non ci si può sedere, perché non devono reggere il peso del corpo, ma quello dell’immaginazione.

Vittoria Parrinello è nata a Crema nel 1988.

Fatima Bianchi, OGGI CHE È DOMENICA, VI IMMAGINO TUTTI A CASA E VI SONO VICINO

Cantina

Il faro di Brunate, sul lago di Como, illumina la notte. Senza soffermarsi, accende ciò che è nell’ombra per riprendere immediatamente il suo ciclo, senza giudicare.
Il suo fascio di luce colpisce il bosco, si riverbera nell’acqua, abbaglia le auto su una strada asfaltata e illumina una villa.
All’interno di questa casa, i membri di una famiglia vengono ritratti nella loro quotidianità, catturati per un attimo dall’occhio della cinepresa. Una quotidianità come tante, ma collocata in un momento preciso: il periodo in cui il primogenito, Francesco, trascorse un anno in carcere e ognuno dei familiari intrattenne con lui un rapporto epistolare.
Francesco è il fratello maggiore di Fatima Bianchi; la casa di Brunate la villa in cui l’artista è cresciuta.

Fatima Bianchi vive e lavora tra Milano e Marsiglia.

Luca Monterastelli e Marzia Corinne Rossi, MAMIHLAPINATAPAI

Stanza 20

Luca Monterastelli e Marzia Corinne Rossi abitano la stessa stanza. Le loro opere hanno poetiche differenti, si fronteggiano nello spazio e si sfidano, quasi come se giocassero a sasso, carta, forbice. Semplificando, sono proprio questi i materiali di cui le loro sculture sono fatte. I due artisti dividono casa e studio, eppure i loro lavori hanno una forte autonomia estetica e concettuale. La convivenza è una costante tensione. Vive nell’attesa che l’altro faccia il primo passo e nella speranza che le aspettative coincidano. Mamihlapinatapai, parola intraducibile del lessico di una popolazione in estinzione nella Terra del Fuoco, sintetizza questa potenza trattenuta, indicando l’atto di “guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l’altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo”.

Matteo Maino, FASECONTROFASE

Cantina

La traduzione di impasse indica sia un vicolo cieco, sia una situazione difficile, significato con cui il termine viene utilizzato comunemente in italiano.
Matteo Maino gioca con questa ambivalenza per designare da un lato il luogo fisico, lo spazio angusto e chiuso del sottoscala, dall’altro una situazione di stasi, anche creativa, dell’artista. Da essa si può uscire solo cambiando il punto di vista, capovolgendo la prospettiva: ecco allora il senso di un angolo di cielo, inaspettato, perché una scala che scende sottoterra può essere anche una scala che sale.

Matteo Maino è nato a Bergamo nel 1990.

Giulia Berra, SPOGLIA

Stanza 17

Giulia Berra è figlia di un entomologo. L’influenza paterna è evidente nei suoi lavori, che, se da un lato si nutrono di questa discendenza, dall’altro la rifiutano, per esempio nell’aborrire l’uccisione degli insetti, di cui l’artista recupera le spoglie (ali di farfalla e di cicala) con attenta ricerca.
L’idea della metamorfosi è centrale nel suo lavoro: senza essa mancherebbe la reale consistenza delle opere, spesso costituite da exuviae di cicale, i resti di esoscheletro che gli insetti abbandonano dopo la muta. Con riferimenti che partono dalla propria biografia e si ampliano, come nel caso della ragnatela di galle, gemme di legno costruite dagli alberi attaccati da un insetto per proteggersi e proteggerli.

Giulia Berra, nata nel 1985, vive e lavora a Cremona.

Margherita Moscardini, 1XUNKNOWN

Stanza 16

Nello studio di Giovanni Testori, Margherita Moscardini ha presentato una serie di volumi concepiti come kit contenti stampe, disegni e brevi video di monoliti ripresi a camera fissa. Il progetto nasce dalla ricerca di forme solide abitabili la cui natura permanente esprimesse forme di appartenenza al contesto. L’artista ha considerato la sua ricerca sull’antropizzazione del paesaggio affine allo sguardo di Testori sui luoghi, dimostrato dai titoli dei suoi scritti. Ognuno dei bunker dell’opera di Moscardini ha, infatti, inciso un nome proprio di persona (Bruno, Carola, Barbara,…), con una personificazione che li identifica senza separarli dall’ambiente a cui appartengono.

Margherita Moscardini è nata a Piombino nel 1981.

Gian Maria Tosatti, SPAZIO#7

Stanza 15

La memoria del visitatore costituisce l’opera stessa, le conferisce forma e consistenza. Da solo in un ambiente buio, in cui è l’oscurità a occupare lo spazio, il richiamo di una luce intermittente impone un movimento. Il passare delle ore del giorno determina il filtrare del sole dalle fessure della tapparella. Il lampeggiare ritmico attiva un ricordo d’infanzia, forse il baluginare di un televisore. Voltandosi, solo il proprio riflesso.

Gian Maria Tosatti nasce nel 1980 a Roma.

Privacy Policy Cookie Policy