Author: Alessandro Frangi

Dario Goldaniga, MAPPE STELLARI

Le Mappe stellari di Dario Goldaniga miravano a fornire all’osservatore un nuovo senso dell’orientamento. Stabilivano un punto di riferimento che l’artista ha disegnato sulla superficie di lastre d’ardesia di recupero, lavagne non più utilizzate, sostituite da nuovi strumenti tecnologici e abbandonate nei meandri delle scuole, contenitori di sapere fatto di scritture e di cancellature, di sovrapposizioni continue e ridefinizioni di significati. Goldaniga ha tracciato sul delebile per antonomasia segni che non possono essere eliminati, poiché incisi sulla pietra. Sono costellazioni incancellabili, bussola per lo sguardo di chi osserva la sua opera.

IMG_3359
IMG_3362
IMG_3363
IMG_3367
IMG_3368
IMG_3369
IMG_3372
IMG_3752
previous arrow
next arrow

L’OPERA

Mappa Stellare, 2015, incisioni su lavagna, 90×120 cm cad. 
Courtesy Fabbrica Eos e l’artista

Aleksander Velišček, IL PICCOLO ALBANESE

La pittura di Aleksander Velišček è la continua sovrapposizione di strati di materia che si fanno sempre più densi sulla tela, fino a che è talmente carica da sembrare di non poter più reggere il colore, fino a essere una pittura concreta come scultura. Velišček accumula olio così come si accumula il peso della storia: rappresenta, spesso, il potere – politico, intellettuale, sportivo, mediatico – nei volti di coloro che hanno segnato le nazioni, a partire dalla sua Slovenia. Il piccolo albanese è il ritratto di un compagno di studi dell’artista, di bassa statura ma raffigurato come un gigante di quasi cinque metri. Una pietra miliare per la sua formazione, che come tale era necessario rappresentare.

IMG_3750 1
IMG_4253
IMG_4256
IMG_4257
IMG_4258
IMG_4262
previous arrow
next arrow

L’OPERA

Il piccolo albanese, 2009, olio su tela, 480×200 cm

Michela Pomaro, I CINQUE SENSI

Era lo scorrere del tempo a determinare l’esistenza dell’opera di Michela Pomaro. Sebbene, infatti, la sua installazione fosse visibile in ogni momento del giorno, erano i cambiamenti di luce a trasformarla. L’artista ha sperimentato con i materiali, giocando con l’osservatore e illudendolo che quelle che vedeva fossero tele tradizionali. In realtà, Pomaro ha utilizzato pigmenti fosforescenti, che reagiscono con la luce e si caricano non appena fa buio creando un mondo surreale.
Prendendo spunto dalle pitture rupestri, l’artista ha tracciato un codice simbolico difficilmente decifrabile, in cui ha unito l’attitudine puerile all’approfondimento della storia e dell’iconografia della Valle dei Segni.

IMG_3150
IMG_3143
IMG_3140
IMG_3128
previous arrow
next arrow

L’OPERA

I cinque sensi, 2016, tecnica mista su tela, opera composta da cinque tele di dimensione variabile

Emanuele Dottori, SULLA SOGLIA

All’ingresso vi era il frottage di uno dei graffiti ancora visibili in una cella. Almeno una parola si leggeva chiaramente e sembrava descrivere meglio di ogni altra la situazione: Inferno. Entrando in una delle due stanze gemelle, quella di sinistra, una grande tela mostrava l’unico orizzonte visibile dalla cella di fronte. Oltre la porta sbarrata ci guardava una veduta puntuale di Edolo, da sbirciare attraverso la finestrella crociata. La città era dentro e la visione interna si proiettava fuori. In questo scambio c’era tutto il senso dell’opera di Dottori: il carcerato sogna la sua Edolo libera e luminosa e la città rivede se stessa e la sua storia dentro l’angustia di quelle quattro mura buie. Una piccola tela e il suo negativo legavano le due stanze e ci invitavano ad andare nell’altra. Varcata la soglia si scopriva l’inimmaginabile: una fuga era possibile e la parete squarciata si apriva sulle montagne circostanti. Per chi è fuggito e per chi non ce l’ha fatta, una vista di Edolo di notte occhieggiava dalla quadratura del soffitto. Una città terrestre che si fa celeste non sarebbe dispiaciuta a Zeffirino.

IMG_3046
IMG_3076
IMG_3077
IMG_3738
previous arrow
next arrow

LE OPERE

Forse un mattino, 2016, gessetto e primal su tessuto preparato a gesso, 140×200 cm
Notte insonne, 2016, olio su tessuto, 250×210 cm

Dittico, 2016: 
Azzerucis id Aremac, olio su tessuto, 23×21,5 cm
Camera di sicurezza, gessetto e primal su tessuto, 23×21,5 cm
Il cielo sopra Edolo, 2016, olio su tessuto, 140×270 cm
Sognando ad occhi aperti, 2016, gessetto e primal su tessuto, 250×210 cm 

Andrea Fiorino, LA FUGA

A prima vista non si riconosceva l’ambientazione della storia che Andrea Fiorino stava raccontando. Poteva essere la stanza dell’artista, il cui alter ego è spesso protagonista dei suoi dipinti, invece si trattava della cella di un detenuto, che dalle sbarre alle finestre può vedere solo una notte senza stelle. 
Fiorino racconta un’epifania che offre una possibilità di fuga, di evasione da una prigione o dal quotidiano, un salto nel vuoto, proprio perché non si sa cosa ci sia fuori.
Il suo tratto è apparentemente istintivo, vicino ai disegni elementari che segnano le pareti di tante carceri; la tavolozza che utilizza pone l’accento su alcuni elementi della composizione, indirizzando lo sguardo dell’osservatore sugli elementi cardine della storia: dall’attesa alla fuga.

IMG_3032
IMG_3034
IMG_3037
IMG_3039
previous arrow
next arrow

L’OPERA

La fuga, 2016, acrilico su legno, 80×800 cm

Davide Baroggi, QUATTRO STAGIONI

Le finestre di una casa in Piazza Moles sono state occupate dalla fantasia creativa di Davide Baroggi. La sua energia non riusciva a restare all’interno delle mura, premeva verso l’esterno fino a incastrarsi negli unici quattro varchi da cui era possibile uscire. Essi si accendevano dei colori acidi e irreali di Baroggi, che ha delineato con uno spesso tratto nero e con un cromatismo istintivo ed espressionista le sue Quattro stagioni. Sono contesti diversi in cui l’artista ha inserito un animale, non sempre immediatamente identificabile, un simbolo che riassume senza alcuna mediazione la sua visione di un periodo dell’anno e della vita.

IMG_3727
IMG_4267
IMG_4268
IMG_4269
previous arrow
next arrow

LE OPERE

Quattro stagioni, 2016, tecnica mista su tela
Primavera, 99×88 cm
Autunno, 145×86 cm
Inverno, 155×87 cm
Estate, 161×87 cm

Piero 1/2Botta, RITRATTO DI SALUME CON CRITICO D’ARTE

Un dipinto che è una performance. Il ritratto del giovane critico Elia Gaetano era solo l’esito pittorico di un’azione condotta a Edolo pochi giorni prima dell’inaugurazione e testimoniata dallo scatto qui riprodotto. Gaetano si è mischiato alla vita pubblica della cittadina camuna, ha partecipato a un concerto, ha conosciuto le personalità e i luoghi del paese, fino a guadagnarsi l’onore di un ritratto pubblico in una fatiscente casa privata. Ironicamente incorniciata da una vecchia tenda, l’effige era sdrammatizzata dalla presenza di un salame: segno tangibile posto a irridere i futili riti dell’arte contemporanea e riportare le velleità filosofiche della critica alla concretezza della vita, dei rapporti e degli affetti.

IMG_3117
IMG_3114
IMG_3112
previous arrow
next arrow

Riccardo Gavazzi, ANIMALI DOMESTICI

Abbiamo la P di Puma e la E di Elefante. Due elementi di un sistema complesso che costituisce l’abbecedario bestiale di Riccardo Gavazzi. Sono l’estratto del suo alfabeto composto di animali, una veloce incursione in un mondo selvaggio fatto di quadri di grande formato. Un gioco da bambini che anticipa temi che costituiscono la ricerca dell’artista: la metamorfosi, l’innesto, l’ibridazione tra realtà diverse. La scelta di rappresentare il non umano è per Gavazzi l’espediente per una maggiore libertà espressiva: è l’osservatore che può attribuire al suo violento tratto pittorico simboli e significati.

IMG_3081
IMG_3096
IMG_3101
IMG_3102
IMG_3104
IMG_3105
IMG_3726
previous arrow
next arrow

LE OPERE

E, 2008, olio su tela, 200×170 cm
P, 2008, olio su tela, 140×200 cm


Monica Carrera, ISTANTANEE (CON T → ∞)

Dallo studio della storia della prima fotografia è nato il progetto Istantanee (con t → ∞).Monica Carrera, riproponendo le modalità di realizzazione di un ritratto alla fine dell’Ottocento, ha chiesto a sette persone di farsi immortalare, sorridendo davanti alla macchina fotografica, in solitudine, il più a lungo possibile. Da questa richiesta sono nati sette video, in cui le espressioni si succedono rapidamente sui volti dei protagonisti, che si trasformano, in alcuni casi, in maschere al di fuori del controllo dei soggetti. Le emozioni scorrono incontrollate e vengono consegnate all’infinito.

Andrea Bruschi, STENDARDI

Gli enormi stendardi di Andrea Bruschi sono la reinterpretazione di un elemento tradizionale, a cui l’artista ha voluto dare valore universale e imperituro. Ha scelto, quindi, di eliminare ogni riferimento al reale, imbevendo la tela di solo colore, e di far emergere forme astratte, senza alcuna figurazione. Solo l’interazione tra le condizioni di luce e il paesaggio circostante creava riflessi sul tessuto in cui il visitatore poteva leggere, a specchio, la realtà. Il cromatismo puro di Bruschi si accendeva, così, a tratti grazie alla particolare tecnica adottata per realizzare i suoi dipinti, in cui alla stesura dell’olio sulla tela segue la definizione di accenti di colore con la resina trasparente.

IMG_3698
IMG_3692
IMG_3570
IMG_3569
previous arrow
next arrow

LE OPERE

Stendardi, 2016, (serie di 4), acrilico e resina su cotone, 550×100 cm cad.
Stendardi, 2016, (serie di 3), acrilico e resina su cotone, 300×100 cm cad.


Privacy Policy Cookie Policy