Author: Alessandro Frangi

Da Manzoni a Testori. Cronaca di una passeggiata

Di Isabella Becherucci

1. Se è vero che sono spesso gli accidenti a dare il sapore alle cose della vita, la necessità di spostare la prima stazione di questa sorta di via crucis laica dal cortile della Villa Manzoni di Brusuglio alla chiesa parrocchiale di San Vincenzo adiacente (e collegata al parco da una porticina a latere) ha fatto sì che la scena iniziale si trasformasse da un dolente paraclausiteron (cioè il pianto dell’amante dinanzi alla porta chiusa) in un canto ben più suggestivo.
Un sole splendente, anch’esso imprevisto, filtrando dal portone spalancato della chiesa fin ben addentro al coro dell’abside, dove un giovane e bravissimo Sebastian Herrera nelle vesti di Giovanni Testori evocava, sottilmente ironico, l’immagine del suo illustre interlocutore («È lui? È apparso? / Sei davvero tu? / Matto? Che matto! / È qui! Non vedete? / È qui!»), ha inaugurato con una nota gioiosa questo ‘dialogo immaginato’ così intriso di nostalgia e di motivi dolorosi: come del resto l’a solo dell’Introduzione, sempre per la voce di Herrera/Testori, non aveva mancato di mettere in evidenza («Manzoni fu e sarà sempre il “doloroso grembo” della storia»). È iniziato così, col grande Lombardo impersonato dal barbuto e giustamente pacato Matteo Bonanni che, nel suo lento avvicinarsi fino a guadagnare sul proscenio il posto accanto al suo antagonista (perché di questo, infine, si è trattato: dell’incontro / scontro fra due diverse concezioni dell’arte), si difende dalle accuse che via via l’altro gli muove lungo le quattro tappe previste nel brillante copione di Giulia Asselta. Prima di tutto quella linguistica, dove il dialetto lombardo potentemente fatto rivivere nel ricordo di Carlo Porta da entrambi tanto amato, fa la parte del leone («Bravo el mè Baldissar! Bravo el mè nan!»).

2. Sotto il sole davvero impietoso dell’ora meridiana, in piedi e financo accucciati sulle basi del celebre monumento funebre della famiglia Manzoni (stazione seconda, al cimitero di Brusuglio), dove le tante lapidi composte da chi la morte aveva visitato con accanita frequenza (per esempio quella di Giulia Manzoni d’Azeglio, quella di Enrichetta Blondel, quella di Sofia Trotti) e intristite dai sedimenti del tempo che le ha rese quasi illeggibili, i due personaggi si sono confessati sul loro diverso modo di accettare il dolore: composto, pudico, mai sopra le note, quello di Manzoni, a partire dal carme alla madre per la scomparsa del compagno Carlo Imbonati fino al grido d’amore di Ermengarda derelitta; incanalato sempre in un sofferto ragionamento al limite dell’invettiva («Non vedi? Sei soffocato, sei strozzato… […] Di’ la verità di Brusuglio! Combattuta, dileggiata, calpestata, strozzata, assassinata, verità, dove sei? Gridala, urlala! […]») quello del giovane discepolo dissidente.

3. Eppure lo sguardo pietoso rivolto all’amata città, che non la corona poetica dei monti lombardi sotto quel cielo «così bello quando è bello, così limpido, così in pace», ma la ben più prosastica catena dei grattacieli di Citylife stagliava sullo sfondo di questa terza sosta nel parco della Belossa, è risultato lo stesso per entrambi i dialoganti. È stato questo il punto di maggior contatto fra le diverse esperienze artistiche degli scrittori qui rappresentati: proprio dinanzi alla scritta quasi antifrastica di «Belvedere», dove il sole accecante coi suoi giochi di luce riflessi nell’argento delle lettere feriva dritto negli occhi i due attori grondanti per il caldo e per la fatica, sono scorsi i panorami di un’altra Milano ugualmente prostrata, a partire da quella rievocata da Fermo nel suo secondo girone infernale e appestato nella prima stesura del romanzo («Quale città! E che è mai ora a ricordare quel ch’ella fosse stata… […]»; «Come è conciato Milano! Quel che bisogna vedere! […]») fino al controcanto di Renzo nei Promessi sposi alla prova, insieme a tanti altri passi della poesia e della prosa testoriana. Veri e propri inni di amore e dolore («Mia città, / mia dolente patria / che ti stendi assembrata / nelle nubi della notte; / mia cupa madre di cemento […]» // «Casa. Città! Culla; tavolo; letto; bara; eppur sempre cara; madre nostra civile; riflesso della madre nostra corporale! […]») secondo una comune volontà di ritrovamento e di denuncia espressa in un corale planctus per le sorti magnifiche e progressive della nostra civiltà.

4. E il ritrovamento c’è stato davvero nel ritorno a Casa Testori (quarta e ultima stazione), quando ormai i raggi del sole cadente suggerivano la mestizia di quei tramonti lombardi tanto amati da poeta novatese anche nei “suoi” pittori. La tappa finale di questa lunga ricerca di pace è stata davvero simbolica di un percorso diventato anche quello di tutti gli spettatori: con l’approdo a una casa dai cancelli aperti, accogliente, festosa, disposta a esaltare il grande nostos del finale. Qui le passioni erano in gioco, tutte, con la loro lotta, con la furia spietata che Marianna de Leyva continua a esprimere sui palchi d’Italia, mentre gli elementi temporali assecondavano il loro esplodere, alle spalle del reticente Manzoni: tanto che una folata di vento impetuoso (quello della bufera infernal appunto del canto V dell’Inferno) ha fatto volare via il copione dal suo leggio, non bloccando affatto il giovane recitante Testori che, al contrario, ha proceduto sicuro, sfruttando il violento refolo a suo favore, proprio mentre declamava il rosario degli aggettivi sostantivati (secondo un cliché tutto manzoniano, basti pensare all’Innominato) teso a scolpire quella figura in un tragico monumento («la forzata, la tentata, la furibonda, la sconsacrata, la Scatenata, la furia, sì, la furia: vera e propria furia; anzi, jena; quantunque, poi, dolcissima…»). Il dialogo a tratti quasi all’unisono, specialmente nel sentimento campanilistico, s’è proprio qui franto in una perorante accusa di Testori: «L’hai lasciata inulta, seppellita di lastre di silenzio!» e nella fredda e sofferta difesa manzoniana: «Ho taciuto perché io sono del parere di coloro i quali dicono che non si deve scrivere delle passioni in modo di far consentire l’animo di chi legge a queste passioni stesse»). Ma con la scesa definitiva della sera, è calata assieme anche la sua pace: la poesia unisce, non separa, anche quando le soglie sono lontane e la prospettiva sembra opposta, se c’è alla base un identico credo, una qualche non debole speranza in quella «provvida sventura» che trasforma il torrente dell’angoscia versato sul nostro mattino nella pietà riserbata al resto. «Siamo arrivati tutti insieme alla fine (della storia) e / della nostra grande / bellissima passeggiata», grazie proprio alle passioni: quelle della sceneggiatrice Giulia Asselta e dei suoi – lo ripetiamo ancora una volta, bravissimi – attori, Sebastian Herrera e Matteo Bonanni

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Scalare Grünewald

Il genio del Rinascimento tedesco nelle parole di Giovanni Testori
Sabato 28 settembre ore 21.00, Casa Testori

Grünewald, «il solo pittore, si badi, per il quale sembra, non dico impossibile, ma addirittura inimmaginabile qualsiasi lavoro od ipotesi attribuzionistica; tanto il suo percorso risulta esterno alle regole del grande, tragico gioco o cammino dell’arte». Così Giovanni Testori iniziava il saggio critico dedicato al grande protagonista del Rinascimento tedesco. Era un saggio fuori da ogni stereotipo, una lettura vertiginosa dell’opera di un pittore che Testori sentiva suo come pochi altri. Quel testo ha sempre affascinato e attirato l’interesse di lettori ben al di là dell’ambito critico, come aveva testimoniato Testori nelle “Conversazioni” con Luca Doninelli: «Orazio Costa mi disse che, fra i testi obbligatori che gli allievi dell’Accademia di Arte Drammatica dovevano pottare agli esami, c’era il mio saggio su Grünewald. Faceva parte degli esercizi di pronuncia. E concluse: “Quello è teatro”».

Beatrice Verzotti, attrice, tra protagoniste della Bottega amletica testoriana di Antonio Latella, ha raccolto quell’invito e si cimenta in un reading del testo. Una vera scalata a Grünewald attraverso le parole di Testori.

La lettura sarà accompagnata da un montaggio di immagini curato da Davide Gasparro.

Ingresso gratuito con prenotazione  obbligatoria qui

6 BORSE DI STUDIO PER ARCHIVISTI 4.0 – BANDO “UAAO”


Al via la selezione per l’assegnazione di 6 borse di studio per “Percorsi integrati di formazione specialistica in digitalizzazione e catalogazione degli archivi”.

Associazione Giovanni Testori ETS, in attuazione del progetto “UPSKILLING DEGLI ARCHIVI D’ARTE E OPERATORI 4.0 – UAAO”, bandisce sei borse di studio per la formazione teorica e pratica di ARCHIVISTI 4.0, che giochino un ruolo chiave nei processi di capacity building e transizione digitale degli archivi d’arte.

Un periodo di 20 mesi dedicati all’upskill delle proprie competenzein digitalizzazione e catalogazione, con esperienze di sperimentazione sul campo, scambi di competenze, best practice e uso di strumenti condivisi in un archivio d’artista o di un critico d’arte operanti dall’Ottocento a oggi o in un archivio fotografico.

Due azioni del progetto “UAAO” generale saranno dedicate specificamente ai borsisti vincitori: percorsi di affiancamento e formazione on the job, che sviluppino progetti pilota, ed esperienze di apprendimento peer to peer in archivi selezionati tra quelli di: Associazione Giovanni Testori ETS, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – CRA.it (Centro di Ricerca sull’Arte astratta in Italia), archivi aderenti alle reti AitArt (Associazione italiana Archivi d’Artista) e Museo MA*GA – Archivi del Contemporaneo, in Lombardia.

DURATA: 20 mesi
DECORRENZA: 1° ottobre 2024 – 31 maggio 2026
ATTIVITÀ: ricevere formazione on the job, sviluppando progetti pilota e azioni peer to peer in un archivio d’artista o di un critico d’arte operanti dall’Ottocento a oggi o di un archivio fotografico, grazie a uno scambio di best practices.
REQUISITI NECESSARI: Laurea magistrale o equivalenti; esperienza in un archivio pertinente all’attività proposta; conoscenza lingua inglese
SEDI OPERATIVE: scelte tra gli archivi di: Associazione Giovanni Testori ETS, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – CRA.it (Centro di Ricerca sull’Arte astratta in Italia), Archivi aderenti alle reti AitArt (Associazione italiana Archivi d’Artista) e Museo MA*GA – Archivi del Contemporaneo, in Lombardia.
INVIO CANDIDATURE: la domanda dovrà essere presentata esclusivamente a mezzo PEC all’indirizzo associazionetestori@pec.it
TERMINE PER L’INVIO DELLA PEC DI CANDIDATURA: 8 settembre 2024, ore 23.30.
COMPENSO TOTALE LORDO: 22.916 euro, con corresponsione mensile (1.145,80 euro)

La tovaglia tutta attorno

Potrai vedere la tovaglia e conoscere la sua storia fino al 21 dicembre 2024.

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Casa Testori, vincitrice del Bando Cariplo “Sottocasa” 2023, ha invitato l’artista Ilaria Turba a pensare un progetto d’arte partecipata e pubblica nel territorio di Novate Milanese, coinvolgendo due realtà storiche di housing sociale cittadino: La Benefica e Casa Nostra. È nata, così, “La tovaglia tutta attorno”.

Le due cooperative coinvolte

La Benefica, fondata nell’estate del 1901, ma attiva con le prime costruzioni dal 1903, si pone fin dal principio lo scopo di acquistare terreni e costruire abitazioni per i lavoratori, considerando la casa uno strumento di “redenzione” rivolto al benessere e miglioramento della classe lavoratrice. Casa Nostra, invece, nasce nel 1948 con l’idea di ricostruire quei luoghi e quegli spazi distrutti dalla Seconda Guerra Mondiale. La cooperativa, ispirata ai principi della Dottrina Sociale Cattolica, si fonda sul binomio casa-famiglia che rispecchia, su scala sociale, il binomio città-società.

Il percorso artistico

Nella sua pratica, Ilaria Turba intreccia la sperimentazione visiva con altre discipline, come le scienze sociali, le arti performative e la storia orale, dando vita a progetti interdisciplinari che si svolgono all’interno di comunità, gruppi e territori specifici. Portando il suo sapere e il suo agire artistico a Novate, Ilaria Turba ha raccolto più di 30 archivi di famiglia, collezionando fotografie, tessuti, lettere, oggetti, dipinti e cartoline. Successivamente alla raccolta, gli inquilini delle due cooperative hanno partecipato a un ciclo di laboratori dove i loro archivi sono stati mescolati in una serie di collage che l’artista ha utilizzato come motivo decorativo dell’opera finale: la tovaglia. Oggetto ordinario, presente nella nostra quotidianità, diventa un accessorio davvero imprescindibile sulle tavole imbandite nei giorni di festa.

L’opera e l’evento finale

L’idea di realizzare un tessuto stampato ha preso forma durante la prima fase d’incontro tra l’artista e le persone. Gli elaborati, stampati da Ratti Fabrics in un doppio esemplare, sono stati donati alle due cooperative per essere usati in occasioni d’incontro o da esporre negli spazi comuni, come degli stendardi. Le tovaglie sono state presentate sabato 5 ottobre 2024 nel giardino di Casa Testori, dove si è tenuta una festa aperta a tutti i soci di Casa Nostra e de La Benefica, agli abitanti di Novate Milanese e al pubblico di Casa Testori.

Si ringraziano per il prezioso sostegno Fondazione Cariplo e lo sponsor tecnico, Ratti Fabrics.

“Dialoghi Immaginati”

Camminata con Manzoni e Testori da Brusuglio a Novate

L’evento è organizzato da Casa Testori in collaborazione con Trenord e prevede un percorso ad “anello” sostenibile da Cormano a Novate Milanese che include l’uso del treno. Si tratta di una camminata che unisce Villa Manzoni di Brusuglio, luogo significativo per il più grande romanziere italiano, Alessandro Manzoni, e Casa Testori, casa natale di Giovanni Testori. Testori, scrittore e storico dell’arte, ha in Manzoni uno dei suoi imprescindibili riferimenti e Manzoni con questa sua attenzione alla specificità di un territorio mette il seme di una nuova sensibilità letteraria. Unire i due luoghi con l’azione condivisa di una camminata significa mettere in luce questa straordinaria specificità e ricchezza di un territorio contrassegnato anche fisicamente da una fortissima vocazione industriale. 
La camminata è concepita come un’azione teatrale durante la quale si svilupperà in quattro tappe un immaginario dialogo tra Manzoni e Testori, affrontando temi che hanno contrassegnato la loro relazione con queste due case, come il rapporto con la natura, la relazione con le loro madri, il senso di adesione e di appartenenza ad uno specifico territorio, la natura delle case come incubatori creativi ed il gusto per l’allestimento degli interni.

Il montaggio dei testi è stato curato da Giulia Asselta. Protagonisti dello spettacolo Matteo Bonanni nei panni di Manzoni e Sebastian Luque Herrera
in quelli di Giovanni Testori.

L’evento è quasi sold out! Ultimi posti disponibili qui Eventbrite.

Sabato 21 settembre 2024 
Partenza alle 14.30 dalla stazione di Cormano – Cusano Milanino
Conclusione prevista alle 17:45 circa a Casa Testori – Novate Milanese

Note tecniche: il percorso avviene su strade urbane e all’interno di Aree di Parco Nord Milano, si consigliano quindi scarpe adatte al cammino. Si avvisa che i momenti teatrali (di circa 15 minuti l’uno) avvengono in luoghi all’aperto privi di sedie, è a vostra discrezione portare sedie pieghevoli da campeggio/teli per poter assistere da seduti alle letture.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

  • I trionfi, Giovanni Testori, 1965
  • Edipo a Novate, Giovanni Testori, 1977
  • Conversazione con la morte, Giovanni Testori, 1979
  • Quell’angelo color ciclamino, Giovanni Testori, 1980
  • La mia Milano, Giovanni Testori, 1982
  • I cieli gloriosi di Mario Schifano, Giovanni Testori, 1983
  • Perché proprio loro, I “Promessi Sposi”, Giovanni Testori, 1984
  • I promessi sposi alla prova. Azione teatrale in due giornate, Giovanni Testori, 1984
  • I conti con Virginia, Giovanni Testori, 1985
  • «Subito fu per me la famiglia, la casa», Giovanni Testori, 1985
  • Mater strangosciàs, Giovanni Testori, 1994
  • I Meridiani, Giovanni Testori, 2023
  • In morte di Carlo Imbonati, Alessandro Manzoni, 1805
  • La Risurrezione, Alessandro Manzoni, 1812
  • Il Natale, Alessandro Manzoni, 1813
  • Il conte di Carmagnola, Alessandro Manzoni, 1820
  • La morte di Ermengarda – Coro dell’atto IV, Alessandro Manzoni, 1822
  • Lettere sui Promessi Sposi, Alessandro Manzoni, 1823
  • Fermo e Lucia, Alessandro Manzoni, 1823
  • Gli sposi Promessi, Alessandro Manzoni, 1827
  • Sentir messa. Libro della lingua d’Italia contemporaneo dei promessi sposi, Alessandro Manzoni,
  • 1836
  • I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni, 1840
  • manzoni e brusuglio (aspettare riferimento di giuseppe)
  • La Ninetta del Verzee, Carlo Porta, 1814
  • Conversazioni con Testori, Luca Doninelli, 2012
  • Testori. Opere scelte, Giovanni Agosti, 2022

UOMINI. Luciano Minguzzi in Valle d’Aosta

Un progetto di Casa Testori a cura di Davide Dall’Ombra

Finissage sabato 21 settembre ore 18
Il 21 settembre alle ore 18.00 si è tenuto un incontro presso il “Municipio di Saint-Vincent” in occasione del finissage della mostra “Uomini. Luciano Minguzzi in Valle d’Aosta”. Il restauro dell’opera Uomini di Luciano Minguzzi, collocata attualmente presso l’entrata del Municipio di Saint-Vincent, troverà la sua collocazione definitiva presso il castello Gamba di Châtillon.

Con: Luca Avataneo e Marco Demmelbauer del “Centro Conservazione Restauro La Venaria Reale”.


Dal 13 luglio al 22 settembre 2024, il Castello Gamba, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della Valle d’Aosta, ha dedicato la mostra estiva a Luciano Minguzzi (1911-2004), uno dei protagonisti della scultura italiana del Novecento, a 20 anni dalla sua scomparsa, per festeggiare l’imminente collocazione nel giardino del Castello di una sua grande opera, legata alla storia della Valle d’Aosta.

Un’esposizione realizzata dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, Assessorato ai Beni e alle attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali, grazie alla collaborazione tra la Struttura Patrimonio storico artistico e gestione dei siti culturali e Casa Testori, hub culturale alle porte di Milano con cui il Museo collabora dal 2018 e che avvia così un nuovo triennio di programmazione condivisa.

Nata in collaborazione con l‘Archivio Luciano Minguzzi di Venezia, in stretto dialogo con il figlio Luca e la famiglia che ne custodisce e valorizza l’opera, la mostra ha posto l’attenzione del pubblico su uno dei più autori storici presenti in collezione, dove figurano, in attesa della grande opera, già due importanti sculture del principio degli anni Settanta, che accolgono il visitatore all’ingresso: Due figure sedute e Due donne (Le amanti).

Una mostra che è stata anche la settima “puntata” della fortunata rassegna “Détails”, con cui il Castello Gamba valorizza il proprio patrimonio, ponendo l’attenzione del pubblico su uno degli autori presenti in collezione. Dopo Federico Ashton, Federico Pastoris, Leonardo Roda, Francesco Tabusso, Emilio Isgrò, e Massimo Uberti, è ora Luciano Minguzzi, di cui il Museo conserva già due opere a proseguire la scoperta. Uomini, che dà il titolo alla mostra curata da Davide Dall’Ombra, è l’imponente opera, recentemente restaurata al Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” di Torino, grazie al bando “Luoghi della cultura 2019” della Compagnia di San Paolo, visibile durante la mostra all’ingresso del Comune di Saint-Vincent, che verrà presto collocata nel parco del Castello Gamba, grazie a un progetto di Carla Falzoni, a completamento di un percorso della Memoria, che collegherà i comuni di Saint-Vincent e Châtillon: una “Via degli Uomini”, curata dall’artista Marco Jaccond. L’opera accoglierà i visitatori al nuovo ingresso del parco, posto al termine della nuova via pedonale e ciclabile che il Comune di Châtillon sta realizzando per creare una via di collegamento sostenibile dal centro cittadino al Castello Gamba.

Luciano Minguzzi - Bozzetto per gli uomini del Lager, 1957 - ferro e bronzo, 102 x 186 x 28 cm (2)
Luciano Minguzzi - Bozzetto per le amanti, 1971- bronzo, 76,5 x 56 x 36 cm
Luciano Minguzzi - Due Figure (Le amanti), 1971 - bronzo, 150 x 160 x 125 cm (2)
Luciano Minguzzi - Due figure in poltrona, 1974 - bronzo, 250 x 160 x 123 cm
Luciano Minguzzi - Uomini del Lager, 1957 - ferro e bronzo, 220 x 400 x 45 cm. (3)
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Viale d'ingresso al Castello Gamba con Due figure (Le amanti) e Due figure in poltrona di Luciano Minguzzi
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Te-stories. Stanze per un racconto

In occasione della terza edizione del Festival Archivi Futuri organizzato dal MA*GA di Gallarate il primo piano di Casa Testori si presenta con un nuovo allestimento nato dal suo archivio e dalla sua biblioteca, grazie a stanze tematiche che ne raccontano le tante storie, con manoscritti, quadri, fotografie, libri e video.

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LA MOSTRA


I temi delle singole stanze prendono spunto dalle nuove acquisizioni dell’Associazione Testori: dai 52 volumi della collana “Biblioteca di Letteratura” curata da Giorgio Bassani e con le copertine di Albe Steiner per Feltrinelli a una selezione di scatti del servizio fotografico conservato dall’Archivio Luce Cinecittà della “prima” romana del dramma “L’Arialda” del dicembre 1960. La mostra sarà l’occasione per osservare da vicino alcuni quaderni e fogli dattiloscritti inediti del Fondo Testori di proprietà di Regione Lombardia ma anche di scoprire in anteprima le prossime pubblicazioni come gli Atti del Convegno organizzato in occasione del Centenario e la storia di Casa Testori.

Nello specifico le 5 stanze sono così allestite: la prima è la grande stanza da letto dei genitori che presenta la vicenda della “Biblioteca di letteratura – I Contemporanei” storica collana Feltrinelli diretta da Giorgio Bassani dal 1958 al 1963, in cui Testori ha pubblicato ben cinque libri: l’intero ciclo de “I segreti di Milano”. In mostra, si dà conto, per la prima volta, delle lettere con cui Testori affidava il suo lavoro a Bassani, conservate nell’archivio dei suoi eredi.

La seconda stanza è dedicata al fotoracconto della prima romana de L’Arialda, che de “I segreti” è stata in qualche modo “l’esplosione”. Si presenta un’importante selezione di un inedito servizio fotografico acquisito in copia dall’Archivio Testori, grazie a un accordo con l’Archivio dell’Istituto Luce di Roma, che conserva i negativi dell’agenzia Dial-Press (oltre 70.000 immagini). È una documentazione importantissima della prima all’Eliseo diretta da Luchino Visconti.

La terza stanza propone il caso di Erodiade, il dramma scritto da Testori nel 1968 e messo in scena con Adriana Innocenti solo nel 1984, che permette un affondo verticale in tutte le meraviglie dell’Archivio Testori: gli impetuosi manoscritti da cui tutto trae origine, i disegni a stilografica delle Teste del Battista e gli acquerelli che ne seguirono. Completano la stanza le foto e l’affascinante materiale di scena dell’attrice, donato all’Associazione dal marito Piero Nuti.

Si prosegue con la quarta stanza in cui si trova il ciclo delle Crocifissioni a pastello, una serie dalla forza straordinaria, da mettere in stretta relazione con alcuni pittori decisivi per Testori in quegli anni, come Graham Sutherland, ma da considerare un’occasione di ripensamento sull’opera di Pablo Picasso e Francis Bacon. In mostra, il ciclo è esposto a fianco dei manoscritti e dattiloscritti della raccolta poetica Ossa Mea, che i pastelli hanno in qualche modo generato.

Infine, la quinta stanza, è la stanza da ragazzo di Testori: il suo primo studio, il luogo in cui poteva conservare alle pareti i Nudi maschili da lui attribuiti a Géricault e Courbet. Lo spazio luminoso che si affaccia sul terrazzino vista giardino, disegnato negli anni Trenta, insieme ai suoi interni, dall’architetto Cassi Ramelli è trasformato per l’occasione in una sorta di sala lettura, dove si può “partire” alla conoscenza del mondo testoriano, grazie alle recenti pubblicazioni che stanno mettendo a punto la conoscenza della sua opera.

La prima volta

Una mostra a cura di Marta Cereda

Giovedì 10 ottobre

ore 18.30
visita guidata con la curatrice

ore 19:30
Incontro con gli artisti Sara Lorusso, Camilla Marrese e Gabriele Chiapparini per parlare di fotografia, di libri e per capire come un progetto, come quelli presentati nella mostra “La prima volta”, possa espandersi, contrarsi, avere altre forme, nuove declinazioni.

Sara Lorusso con il libro “As a Flower”, edito da Witty Books, permette di entrare in un mondo di delicata intimità, così come accade nell’atrio di Casa Testori.
Camilla Marrese e Gabriele Chiapparini con il volume “Thinking like an Island”, edito da Overlapse, parte dalla riflessioni su uno spazio fisico e su un luogo geografico specifico per costruire un progetto fotografico ed editoriale che tenti di afferrarne e restituirne la complessità.

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Appartengono tutti alla generazione Z, nati tra il 1995 e il 2001, e hanno dunque meno di trent’anni le artiste e gli artisti protagonisti de La prima volta, la mostra a cura di Marta Cereda che Casa Testori ha inaugurato il 15 giugno.

Con la loro ricerca, che utilizza mezzi espressivi differenti – pittura, fotografia, video, scultura, performance – nel percorso espositivo entrano in dialogo non solo con le altre opere, ma anche e soprattutto con l’architettura, con la biblioteca e con le preesistenze domestiche della casa natale di Giovanni Testori, a Novate Milanese dove per tutta l’estate, dal 16 giugno al 26 ottobre 2024, occupano l’intero piano terra.

A 15 anni dall’esordio e dall’inizio delle attività, avvenuto con identico spirito nel 2009, Casa Testori, la grande abitazione di inizio Novecento alle porte di Milano, conferma in questo modo il suo ruolo come punto di riferimento per la creatività contemporanea e il suo desiderio di continuo rinnovamento, aprendo le porte a una nuova generazione creativa. 

«15 anni fa Casa Testori iniziava la sua avventura proponendosi come palcoscenico per nuovi talenti artistici. Con il ciclo di Giorni Felici dal 2010 al 2014 artisti in tanti casi al debutto e comunque molto giovani avevano avuto la possibilità di esporre a fianco di artisti consacrati», afferma Carlo Maria Pinardi, Presidente di Casa Testori. «In qualche modo è stata una “prima volta”. Oggi molti di loro hanno conosciuto un grande successo, come Andrea Mastrovito, Gianmaria Tosatti o Davide Rivalta, solo per fare alcuni nomi. È uno spirito che Casa Testori non ha mai smarrito e che viene riaffermato con convinzione con questa proposta espositiva  di 19 artisti nati dopo il 1995, selezionati da Marta Cereda. Anche per loro, a diverso titolo, è una sorta di “prima volta”. Con questa mostra Casa Testori riafferma la sua identità  di luogo di ricerca, di vitalità artistica nel panorama contemporaneo». 

«La prima volta è un progetto che vuole smitizzare ogni idea di eccezionalità e di primato, in ogni ambito, che vuole riflettere sul valore dei tentativi e del fallimento – afferma la curatrice, Marta Cereda -. La prima volta è una mostra che parla di tempo, vissuto, ricordato, immaginato, proiettato, di ricerche in costruzione, della possibilità di sperimentare, di andare avanti, di tornare sui propri passi».

Ogni volta è La prima volta, dunque, non un debutto, ma un’esperienza, un’idea, un progetto che si mostra per la prima volta. Le artiste e gli artisti coinvolti – Martina Andreoni, Erica Bardi, Andrea Camiolo, Roberto De Pinto, Giuseppe Di Liberto, Benedetta Fioravanti, Agnese Galiotto, Pietro Guglielmin, Luca Lombardi, Enrico Loquercio, Sara Lorusso, Francesca Macis, Federica Mariani, Camilla Marrese, Alice Pilusi, Giulia Querin, Adelisa Selimbašić, Ilaria Simeoni, Jacopo Zambello – si incontrano nelle stanze della casa, condividono gli spazi mettendo accanto le loro opere, guardandosi, confrontandosi per la prima volta in modo corale, tutti insieme. 

IL PERCORSO

Ad aprire la mostra è Sara Lorusso (Bologna, 1995) che presenta Diari, una serie fotografica iniziata nel 2018 che cattura l’intimità e la nostalgia dell’estate attraverso immagini di corpi e paesaggi. Nella prima stanza Roberto De Pinto (Terlizzi, BA, 1996) espone diverse opere tra cui Papaveri e l’inedito Un chant d’amour, in cui, utilizzando tecniche come encausto, pastelli e carboncino, esprime la sensualità del Mediterraneo attraverso rappresentazioni vegetali e umane. Con lui Erica Bardi (Napoli, 1998), la cui fotografia in bianco e nero richiede un’osservazione ravvicinata per comprendere il rapporto tra elementi organici e inorganici. Agnese Galiotto (Chiampo, VI, 1996) nel salone della casa presenta Scheletro, un’installazione ambientale che riflette sull’impermanenza attraverso un collage di cartoni preparatori di affreschi destinati alla distruzione, insieme ad alcuni disegni. Francesca Macis  (Oristano, 1996)  con la sua serie Fairytales trasforma i parchi giochi notturni in scenari luminosi e surreali, esplorando la transizione dall’infanzia all’età adulta. La veranda ospita Federica Mariani (Milano, 2000) che con il video Empress Margareth’s Speech e con le sculture Worm e Bat denuncia la condizione femminile, utilizzando come alter ego Margareth Cavendish, eclettica intellettuale secentesca. Con la serie Cakes, ospitata nella cucina della dimora novatese, Alice Pilusi (Pescara, 1997) critica la superficialità dei valori moderni attraverso torte esteticamente attraenti ma strutturalmente vuote, rappresentando la feticizzazione della bellezza e del successo. Le sue opere dialogano con quelle di Adelisa Selimbašić (Karlsruhe, 1996) che affrontano l’inadeguatezza derivante dalla pressione di conformarsi a standard estetici, con figure che occupano prepotentemente la tela per sfidare l’idea di un canone unico. Nell’atrio Pietro Guglielmin colloca la sua opera Mermaidia, in cui dipinge foglie e recinzioni per evocare l’immaginazione, e invitare a riflettere su cosa si cela oltre il visibile. Ed è qui, in una sezione della biblioteca di Testori, che Ilaria Simeoni (Montebelluna, TV, 1995) ha trovato lo spazio per il suo giardino portatile, tavole praticamente tascabili che riflettono sull’interazione tra natura incontaminata e giardini curati. Il percorso prosegue nelle stanze dove le sculture di Giulia Querin (Venezia, 1997) fanno capolino muovendosi senza vincoli: a terra, sulle pareti, su altri oggetti. In questo stesso spazio le tele di Luca Lombardi (Brescia, 1996) rappresentano l’ossessione per l’identità digitale attraverso gesti ingigantiti di swipe, criticando la superficialità delle notizie sensazionalistiche. Al digitale e all’intelligenza artificiale si ispira anche Andrea Camiolo (Leonforte, EN, 1998) con The Manhattan Project, in cui presenta immagini fotorealistiche di esplosioni nucleari generate dall’AI, interrogandosi sull’autenticità e l’autorialità. Proseguendo, il video Give me a moment, I leave the light on di Benedetta Fioravanti (Ascoli Piceno, 1995) mescola memorie personali e found footage. Le opere di Jacopo Zambello (Rovigo, 1999) sono ispirate all’Epopea di Gilgamesh e creano un’atmosfera di spaesamento, così come i dipinti di Enrico Loquercio (Napoli, 1996) che presentano figure indistinte su sfondi teatrali. Camilla Marrese (Bologna, 1998) con Thinking Like an Island esplora l’identità di un’isola mediterranea, ammettendo l’impossibilità di rappresentarla completamente. Combinano tradizioni artistiche storiche con elementi contemporanei le opere in cera e argilla di Giuseppe Di Liberto (Palermo, 1996) che con Chiurenne l’oucchie pare e te verè esplora le forme del lutto e del suo rito. Chiude il percorso della collettiva Martina Andreoni (Segrate, MI, 2001) che in Sensation is Painless affronta la morte e la finzione della vita attraverso still life fotografici, esprimendo empatia e consapevolezza del dolore.

INFORMAZIONI
TITOLO: LA PRIMA VOLTA
A CURA DI: Marta Cereda
LUOGO: Casa Testori, Largo Angelo Testori, 13, Novate Milanese (MI)
DATE: 15 giugno – 26 ottobre 2024
ORARI DI APERTURA: Martedì – Venerdì: 10.00-13.00; 14.30-18.00 | Sabato: 14.30-19.30 
Domenica e Lunedì: chiuso
INGRESSO: GRATUITO
UFFICIO STAMPA CASA TESTORI
Maria Grazia Vernuccio – Tel. +39 3351282864 – mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it

La mostra è realizzata con il sostegno di Regione Lombardia

CONVEGNO IN STATALE

“RICOMINCIARE SEMPRE DA CAPO. GIOVANNI TESTORI SCRITTORE PLURALE”
9-10 maggio
Università Statale di Milano – Aula 113

“Ricominciare sempre da capo. Giovanni Testori scrittore plurale” è il titolo del convegno organizzato dall’Università degli Studi di Milano (via Festa del Perdono, 7 – Aula 113), curato da Luca Daino e Mario Piotti, a conclusione di questo straordinario Centenario testoriano. Due giorni di interventi di docenti e studiosi internazionali: si parte alle 14.40 di giovedì 9 maggio per il primo pomeriggio, dedicato alla narrazione: da Rocco e i suoi fratelli di Visconti e Il Brianza e i “Segreti di Milano”, fino a La Cattedrale e a Gli angeli dello sterminio. Il Convegno proseguirà l’intera giornata di venerdì 10 maggio, dalle 9.30, con interventi dedicati a testi drammaturgici come il Macbetto e i Promessi Sposi alla prova, ma anche alla figuratività dell’Erodiade o alla poesia dai Trionfi a Nel Tuo sangue e Ossa mea. Il pomeriggio riapre sugli echi longhiani nella narrativa testoriana e la sua riconsiderazione di Tiepolo dopo la morte di Longhi, finendo sulla definizione dei luoghi architettonici tracciati da Testori e sulle ambientazioni naturali come scenario del suo immaginario di scrittore, tra “geografie visuali e forme artistiche”.

Bellini e i contemporanei. Visita speciale

Il Compianto sul Cristo morto è il capolavoro di Giovanni Bellini esposto al Museo Diocesano fino al prossimo 11 maggio. Quattro artisti contemporanei, su progetto di Casa Testori, si sono messi in dialogo con quest’opera meravigliosa proponendo ciascuno un approccio rispettoso e personale. Gli artisti sono Letizia CarielloEmma CiceriFrancesco De Grandi Andrea Mastrovito.

Martedì 23 aprile, alle ore 19 Casa Testori propone una visita esclusiva alla mostra guidata da Giuseppe Frangi che ha seguito il lavoro dei quattro artisti. 

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Bellini e i contemporanei. Una visita speciale

15,00

Martedì 23 aprile, ore 19 visita esclusiva alla mostra guidata da Giuseppe Frangi

2 disponibili

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