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“Dialoghi Immaginati”

Camminata con Manzoni e Testori da Brusuglio a Novate

L’evento è organizzato da Casa Testori in collaborazione con Trenord e prevede un percorso ad “anello” sostenibile da Cormano a Novate Milanese che include l’uso del treno. Si tratta di una camminata che unisce Villa Manzoni di Brusuglio , luogo significativo per il più grande romanziere italiano, Alessandro Manzoni, e Casa Testori, casa natale di Giovanni Testori. Testori, scrittore e storico dell’arte, ha in Manzoni uno dei suoi imprescindibili riferimenti e Manzoni con questa sua attenzione alla specificità di un territorio mette il seme di una nuova sensibilità letteraria. Unire i due luoghi con l’azione condivisa di una camminata significa mettere in luce questa straordinaria specificità e ricchezza di un territorio contrassegnato anche fisicamente da una fortissima vocazione industriale. 
La camminata è concepita come un’azione teatrale durante la quale si svilupperà in quattro tappe un immaginario dialogo tra Manzoni e Testori, affrontando temi che hanno contrassegnato la loro relazione con queste due case, come il rapporto con la natura, la relazione con le loro madri, il senso di adesione e di appartenenza ad uno specifico territorio, la natura delle case come incubatori creativi ed il gusto per l’allestimento degli interni.

Evento gratuito con prenotazione obbligatoria su Eventbrite.

Sabato 21 settembre 2024 
Partenza alle 14.30 dalla stazione di Cormano – Cusano Milanino
Arrivo alle 17.00 a Casa Testori – Novate Milanese

UOMINI. Luciano Minguzzi in Valle d’Aosta

Prossimo appuntamento:
domenica 28 luglio alle 17.30 visita alla mostra con il curatore Davide Dall’Ombra

Un progetto di Casa Testori a cura di Davide Dall’Ombra

Dal 13 luglio al 22 settembre 2024, il Castello Gamba, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della Valle d’Aosta, dedica la mostra estiva a Luciano Minguzzi (1911-2004), uno dei protagonisti della scultura italiana del Novecento, a 20 anni dalla sua scomparsa, per festeggiare l’imminente collocazione nel giardino del Castello di una sua grande opera, legata alla storia della Valle d’Aosta.

Un’esposizione realizzata dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, Assessorato ai Beni e alle attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali, grazie alla collaborazione tra la Struttura Patrimonio storico artistico e gestione dei siti culturali e Casa Testori, hub culturale alle porte di Milano con cui il Museo collabora dal 2018 e che avvia così un nuovo triennio di programmazione condivisa.

Nata in collaborazione con l‘Archivio Luciano Minguzzi di Venezia, in stretto dialogo con il figlio Luca e la famiglia che ne custodisce e valorizza l’opera, la mostra pone l’attenzione del pubblico su uno dei più autori storici presenti in collezione, dove figurano, in attesa della grande opera, già due importanti sculture del principio degli anni Settanta, che accolgono il visitatore all’ingresso: Due figure sedute e Due donne (Le amanti).

Una mostra che è anche la settima “puntata” della fortunata rassegna “Détails”, con cui il Castello Gamba valorizza il proprio patrimonio, ponendo l’attenzione del pubblico su uno degli autori presenti in collezione. Dopo Federico Ashton, Federico Pastoris, Leonardo Roda, Francesco Tabusso, Emilio Isgrò, e Massimo Uberti, è ora Luciano Minguzzi, di cui il Museo conserva già due opere a proseguire la scoperta. Uomini, che dà il titolo alla mostra curata da Davide Dall’Ombra, è l’imponente opera, recentemente restaurata al Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” di Torino, grazie al bando “Luoghi della cultura 2019” della Compagnia di San Paolo, visibile durante la mostra all’ingresso del Comune di Saint-Vincent, che verrà presto collocata nel parco del Castello Gamba, grazie a un progetto di Carla Falzoni, a completamento di un percorso della Memoria, che collegherà i comuni di Saint-Vincent e Châtillon: una “Via degli Uomini”, curata dall’artista Marco Jaccond. L’opera accoglierà i visitatori al nuovo ingresso del parco, posto al termine della nuova via pedonale e ciclabile che il Comune di Châtillon sta realizzando per creare una via di collegamento sostenibile dal centro cittadino al Castello Gamba.

Te-stories. Stanze per un racconto

In occasione della terza edizione del Festival Archivi Futuri organizzato dal MA*GA di Gallarate il primo piano di Casa Testori si presenta con un nuovo allestimento nato dal suo archivio e dalla sua biblioteca, grazie a stanze tematiche che ne raccontano le tante storie, con manoscritti, quadri, fotografie, libri e video.

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LA MOSTRA
I temi delle singole stanze prendono spunto dalle nuove acquisizioni dell’Associazione Testori: dai 52 volumi della collana “Biblioteca di Letteratura” curata da Giorgio Bassani e con le copertine di Albe Steiner per Feltrinelli a una selezione di scatti del servizio fotografico conservato dall’Archivio Luce Cinecittà della “prima” romana del dramma “L’Arialda” del dicembre 1960. La mostra sarà l’occasione per osservare da vicino alcuni quaderni e fogli dattiloscritti inediti del Fondo Testori di proprietà di Regione Lombardia ma anche di scoprire in anteprima le prossime pubblicazioni come gli Atti del Convegno organizzato in occasione del Centenario e la storia di Casa Testori.

Nello specifico le 5 stanze sono così allestite: la prima è la grande stanza da letto dei genitori che presenta la vicenda della “Biblioteca di letteratura – I Contemporanei” storica collana Feltrinelli diretta da Giorgio Bassani dal 1958 al 1963, in cui Testori ha pubblicato ben cinque libri: l’intero ciclo de “I segreti di Milano”. In mostra, si dà conto, per la prima volta, delle lettere con cui Testori affidava il suo lavoro a Bassani, conservate nell’archivio dei suoi eredi.

La seconda stanza è dedicata al fotoracconto della prima romana de L’Arialda, che de “I segreti” è stata in qualche modo “l’esplosione”. Si presenta un’importante selezione di un inedito servizio fotografico acquisito in copia dall’Archivio Testori, grazie a un accordo con l’Archivio dell’Istituto Luce di Roma, che conserva i negativi dell’agenzia Dial-Press (oltre 70.000 immagini). È una documentazione importantissima della prima all’Eliseo diretta da Luchino Visconti.

La terza stanza propone il caso di Erodiade, il dramma scritto da Testori nel 1968 e messo in scena con Adriana Innocenti solo nel 1984, che permette un affondo verticale in tutte le meraviglie dell’Archivio Testori: gli impetuosi manoscritti da cui tutto trae origine, i disegni a stilografica delle Teste del Battista e gli acquerelli che ne seguirono. Completano la stanza le foto e l’affascinante materiale di scena dell’attrice, donato all’Associazione dal marito Piero Nuti.

Si prosegue con la quarta stanza in cui si trova il ciclo delle Crocifissioni a pastello, una serie dalla forza straordinaria, da mettere in stretta relazione con alcuni pittori decisivi per Testori in quegli anni, come Graham Sutherland, ma da considerare un’occasione di ripensamento sull’opera di Pablo Picasso e Francis Bacon. In mostra, il ciclo è esposto a fianco dei manoscritti e dattiloscritti della raccolta poetica Ossa Mea, che i pastelli hanno in qualche modo generato.

Infine, la quinta stanza, è la stanza da ragazzo di Testori: il suo primo studio, il luogo in cui poteva conservare alle pareti i Nudi maschili da lui attribuiti a Géricault e Courbet. Lo spazio luminoso che si affaccia sul terrazzino vista giardino, disegnato negli anni Trenta, insieme ai suoi interni, dall’architetto Cassi Ramelli è trasformato per l’occasione in una sorta di sala lettura, dove si può “partire” alla conoscenza del mondo testoriano, grazie alle recenti pubblicazioni che stanno mettendo a punto la conoscenza della sua opera.

La prima volta

Una mostra a cura di Marta Cereda
dal 15 giugno al 26 ottobre 2024

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Appartengono tutti alla generazione Z, nati tra il 1995 e il 2001, e hanno dunque meno di trent’anni le artiste e gli artisti protagonisti de La prima volta, la mostra a cura di Marta Cereda che Casa Testori inaugurerà il 15 giugno.

Con la loro ricerca, che utilizza mezzi espressivi differenti – pittura, fotografia, video, scultura, performance – nel percorso espositivo entrano in dialogo non solo con le altre opere, ma anche e soprattutto con l’architettura, con la biblioteca e con le preesistenze domestiche della casa natale di Giovanni Testori, a Novate Milanese dove per tutta l’estate, dal 16 giugno al 26 ottobre 2024, occupano l’intero piano terra.

A 15 anni dall’esordio e dall’inizio delle attività, avvenuto con identico spirito nel 2009, Casa Testori, la grande abitazione di inizio Novecento alle porte di Milano, conferma in questo modo il suo ruolo come punto di riferimento per la creatività contemporanea e il suo desiderio di continuo rinnovamento, aprendo le porte a una nuova generazione creativa. 

«15 anni fa Casa Testori iniziava la sua avventura proponendosi come palcoscenico per nuovi talenti artistici. Con il ciclo di Giorni Felici dal 2010 al 2014 artisti in tanti casi al debutto e comunque molto giovani avevano avuto la possibilità di esporre a fianco di artisti consacrati», afferma Carlo Maria Pinardi, Presidente di Casa Testori. «In qualche modo è stata una “prima volta”. Oggi molti di loro hanno conosciuto un grande successo, come Andrea Mastrovito, Gianmaria Tosatti o Davide Rivalta, solo per fare alcuni nomi. È uno spirito che Casa Testori non ha mai smarrito e che viene riaffermato con convinzione con questa proposta espositiva  di 19 artisti nati dopo il 1995, selezionati da Marta Cereda. Anche per loro, a diverso titolo, è una sorta di “prima volta”. Con questa mostra Casa Testori riafferma la sua identità  di luogo di ricerca, di vitalità artistica nel panorama contemporaneo». 

«La prima volta è un progetto che vuole smitizzare ogni idea di eccezionalità e di primato, in ogni ambito, che vuole riflettere sul valore dei tentativi e del fallimento – afferma la curatrice, Marta Cereda -. La prima volta è una mostra che parla di tempo, vissuto, ricordato, immaginato, proiettato, di ricerche in costruzione, della possibilità di sperimentare, di andare avanti, di tornare sui propri passi».

Ogni volta è La prima volta, dunque, non un debutto, ma un’esperienza, un’idea, un progetto che si mostra per la prima volta. Le artiste e gli artisti coinvolti – Martina Andreoni, Erica Bardi, Andrea Camiolo, Roberto De Pinto, Giuseppe Di Liberto, Benedetta Fioravanti, Agnese Galiotto, Pietro Guglielmin, Luca Lombardi, Enrico Loquercio, Sara Lorusso, Francesca Macis, Federica Mariani, Camilla Marrese, Alice Pilusi, Giulia Querin, Adelisa Selimbašić, Ilaria Simeoni, Jacopo Zambello – si incontreranno nelle stanze della casa, condivideranno gli spazi mettendo accanto le loro opere, guardandosi, confrontandosi per la prima volta in modo corale, tutti insieme. 

IL PERCORSO

Ad aprire la mostra è Sara Lorusso (Bologna, 1995) che presenta Diari, una serie fotografica iniziata nel 2018 che cattura l’intimità e la nostalgia dell’estate attraverso immagini di corpi e paesaggi. Nella prima stanza Roberto De Pinto (Terlizzi, BA, 1996) espone diverse opere tra cui Papaveri e l’inedito Un chant d’amour, in cui, utilizzando tecniche come encausto, pastelli e carboncino, esprime la sensualità del Mediterraneo attraverso rappresentazioni vegetali e umane. Con lui Erica Bardi (Napoli, 1998), la cui fotografia in bianco e nero richiede un’osservazione ravvicinata per comprendere il rapporto tra elementi organici e inorganici. Agnese Galiotto (Chiampo, VI, 1996) nel salone della casa presenta Scheletro, un’installazione ambientale che riflette sull’impermanenza attraverso un collage di cartoni preparatori di affreschi destinati alla distruzione, insieme ad alcuni disegni. Francesca Macis  (Oristano, 1996)  con la sua serie Fairytales trasforma i parchi giochi notturni in scenari luminosi e surreali, esplorando la transizione dall’infanzia all’età adulta. La veranda ospita Federica Mariani (Milano, 2000) che con il video Empress Margareth’s Speech e con le sculture Worm e Bat denuncia la condizione femminile, utilizzando come alter ego Margareth Cavendish, eclettica intellettuale secentesca. Con la serie Cakes, ospitata nella cucina della dimora novatese, Alice Pilusi (Pescara, 1997) critica la superficialità dei valori moderni attraverso torte esteticamente attraenti ma strutturalmente vuote, rappresentando la feticizzazione della bellezza e del successo. Le sue opere dialogano con quelle di Adelisa Selimbašić (Karlsruhe, 1996) che affrontano l’inadeguatezza derivante dalla pressione di conformarsi a standard estetici, con figure che occupano prepotentemente la tela per sfidare l’idea di un canone unico. Nell’atrio Pietro Guglielmin colloca la sua opera Mermaidia, in cui dipinge foglie e recinzioni per evocare l’immaginazione, e invitare a riflettere su cosa si cela oltre il visibile. Ed è qui, in una sezione della biblioteca di Testori, che Ilaria Simeoni (Montebelluna, TV, 1995) ha trovato lo spazio per il suo giardino portatile, tavole praticamente tascabili che riflettono sull’interazione tra natura incontaminata e giardini curati. Il percorso prosegue nelle stanze dove le sculture di Giulia Querin (Venezia, 1997) fanno capolino muovendosi senza vincoli: a terra, sulle pareti, su altri oggetti. In questo stesso spazio le tele di Luca Lombardi (Brescia, 1996) rappresentano l’ossessione per l’identità digitale attraverso gesti ingigantiti di swipe, criticando la superficialità delle notizie sensazionalistiche. Al digitale e all’intelligenza artificiale si ispira anche Andrea Camiolo (Leonforte, EN, 1998) con The Manhattan Project, in cui presenta immagini fotorealistiche di esplosioni nucleari generate dall’AI, interrogandosi sull’autenticità e l’autorialità. Proseguendo, il video Give me a moment, I leave the light on di Benedetta Fioravanti (Ascoli Piceno, 1995) mescola memorie personali e found footage. Le opere di Jacopo Zambello (Rovigo, 1999) sono ispirate all’Epopea di Gilgamesh e creano un’atmosfera di spaesamento, così come i dipinti di Enrico Loquercio (Napoli, 1996) che presentano figure indistinte su sfondi teatrali. Camilla Marrese (Bologna, 1998) con Thinking Like an Island esplora l’identità di un’isola mediterranea, ammettendo l’impossibilità di rappresentarla completamente. Combinano tradizioni artistiche storiche con elementi contemporanei le opere in cera e argilla di Giuseppe Di Liberto (Palermo, 1996) che con Chiurenne l’oucchie pare e te verè esplora le forme del lutto e del suo rito. Chiude il percorso della collettiva Martina Andreoni (Segrate, MI, 2001) che in Sensation is Painless affronta la morte e la finzione della vita attraverso still life fotografici, esprimendo empatia e consapevolezza del dolore.

INFORMAZIONI
TITOLO: LA PRIMA VOLTA
A CURA DI: Marta Cereda
LUOGO: Casa Testori, Largo Angelo Testori, 13, Novate Milanese (MI)
DATE: 15 giugno – 26 ottobre 2024
INAUGURAZIONE: sabato 15 giugno dalle ore 18.00
ORARI DI APERTURA: Martedì – Venerdì: 10.00-13.00; 14.30-18.00 | Sabato: 14.30-19.30 
Domenica e Lunedì: chiuso
INGRESSO: GRATUITO
UFFICIO STAMPA CASA TESTORI
Maria Grazia Vernuccio – Tel. +39 3351282864 – mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it

La mostra è realizzata con il sostegno di Regione Lombardia

CONVEGNO IN STATALE

“RICOMINCIARE SEMPRE DA CAPO. GIOVANNI TESTORI SCRITTORE PLURALE”
9-10 maggio
Università Statale di Milano – Aula 113

“Ricominciare sempre da capo. Giovanni Testori scrittore plurale” è il titolo del convegno organizzato dall’Università degli Studi di Milano (via Festa del Perdono, 7 – Aula 113), curato da Luca Daino e Mario Piotti, a conclusione di questo straordinario Centenario testoriano. Due giorni di interventi di docenti e studiosi internazionali: si parte alle 14.40 di giovedì 9 maggio per il primo pomeriggio, dedicato alla narrazione: da Rocco e i suoi fratelli di Visconti e Il Brianza e i “Segreti di Milano”, fino a La Cattedrale e a Gli angeli dello sterminio. Il Convegno proseguirà l’intera giornata di venerdì 10 maggio, dalle 9.30, con interventi dedicati a testi drammaturgici come il Macbetto e i Promessi Sposi alla prova, ma anche alla figuratività dell’Erodiade o alla poesia dai Trionfi a Nel Tuo sangue e Ossa mea. Il pomeriggio riapre sugli echi longhiani nella narrativa testoriana e la sua riconsiderazione di Tiepolo dopo la morte di Longhi, finendo sulla definizione dei luoghi architettonici tracciati da Testori e sulle ambientazioni naturali come scenario del suo immaginario di scrittore, tra “geografie visuali e forme artistiche”.

Bellini e i contemporanei. Visita speciale

Il Compianto sul Cristo morto è il capolavoro di Giovanni Bellini esposto al Museo Diocesano fino al prossimo 11 maggio. Quattro artisti contemporanei, su progetto di Casa Testori, si sono messi in dialogo con quest’opera meravigliosa proponendo ciascuno un approccio rispettoso e personale. Gli artisti sono Letizia CarielloEmma CiceriFrancesco De Grandi Andrea Mastrovito.

Martedì 23 aprile, alle ore 19 Casa Testori propone una visita esclusiva alla mostra guidata da Giuseppe Frangi che ha seguito il lavoro dei quattro artisti. 

Acquista qui sotto il tuo biglietto

Bellini e i contemporanei. Una visita speciale

15,00

Martedì 23 aprile, ore 19 visita esclusiva alla mostra guidata da Giuseppe Frangi

2 disponibili

Categoria:

Un raccolto di consolazione

Opere di Francesco Fossati e Carlo Steiner
Con tre disegni di Giovanni Testori
A cura di Elisa Del Prete

Casa Testori
10 aprile/18 maggio 2024

In occasione di Art Week 2024 Casa Testori presenta Un raccolto di consolazione, un progetto espositivo che mette in dialogo le ricerche dei due artisti Francesco Fossati e Carlo Steiner, che hanno in comune l’utilizzo di materiale fungino. Da un lato le sculture di Francesco Fossati sono ottenute da un substrato che si usa per la coltivazione dei funghi, dall’altro le opere pittoriche di Carlo Steiner adottano le spore come elemento cromatico. A cura di Elisa Del Prete, la mostra si completa con l’esposizione di tre disegni inediti dalla serie Funghi che Giovanni Testori realizza nel 1978. 

Nelle sculture di Fossati i blocchi di substrati sollecitati perché si sviluppino funghi e micelio vengono poi disidratati così da fermarne la proliferazione. Nelle opere pittoriche di Steiner invece le spore fungine, sottratte al loro libero propagarsi e fatte depositare su lastre di vetro o fogli di carta sono utilizzate come pigmenti e governate attraverso l’uso di stencil. Entrambi gli artisti rivolgono il proprio sguardo all’azione creatrice della natura per poi mettere in atto un gesto di controllo di essa.

Il titolo della mostra Un raccolto di consolazione suggerisce un rimando all’avventura del Marcovaldo di Italo Calvino che scopre i funghi nell’aiuola vicina alla fermata del tram in un contesto del tutto urbano in cui, dall’iniziale sorpresa che l’agire della natura desta, non può che scatenarsi poi la gara al possesso. Analogamente gli artisti attingono alla forza generativa della natura, ma senza alcun atteggiamento idilliaco nei suoi confronti, ormai del tutto lontani da uno sguardo sorpreso, sostituito invece dall’ossessione di una tecnica che ne possa garantire il controllo. Artificio e natura diventano allora impari in una gara in cui l’azione del raccolto non è fine a se stessa ma indirizzata a mettere in pratica una propria opera. 

«Mi interessava un titolo drammatico da un lato ma anche sottilmente comico», sottolinea la curatrice. «La mostra è la messa in dialogo di due pratiche artistiche che, a partire da uno sguardo curioso all’ambiente ed ecosistema fungino, in realtà aprono a riflessioni che portano altrove, al segno/disegno e alla forma come elementi compositivi, creando un certo grado di ambiguità rispetto a una relazione stretta con processi naturalmente incontrollabili che qui diventano pretesto per andare invece a parlare dell’affermarsi dell’agire artistico, oltre ogni intento romantico». 

Il progetto espositivo si completa con un public program. 

Il 4 maggio ci sarà un incontro dedicato a John Cage il grande musicista americano che proprio dalla conoscenza e dalla passione per il mondo dei funghi aveva tratto indicazioni chiave per il proprio lavoro compositivo. L’esperienza di Cage verrà presentata da Piergiovanni Domenighini, organista della Cappella Musicale della Basilica Papale di San Francesco d’Assisi e dottorando di ricerca presso l’istituto CIRIAF di Perugia,

Il 18 maggio incontro con Riccardo Blumer, architetto e designer, professore titolare all’Accademia di Architettura di Mendrisio, che presenterà La forma é necessaria, il lavoro di ricerca sulla organizzazione architettonica di strutture biologiche come funghi e muffe, fatto all’interno del laboratorio di progettazione con gli studenti dell’Accademia.

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Fotografie di ©Alessandro Villa

Il progetto espositivo è sostenuto da Fondazione Fiera Milano

Giornate FAI di Primavera

Tornano sabato 23 e domenica 24 marzo 2024 le Giornate FAI di Primavera, il più importante evento “di piazza” dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico d’Italia e alle storie inedite e inaspettate che custodisce, con visite a contributo libero, in 750 luoghi speciali in 400 città.

Le Giornate FAI di Primavera si confermano, nella loro trentaduesima edizione, uno degli eventi più importanti e significativi per conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano, un modo per contribuire alla tutela e alla valorizzazione di questo patrimonio, che va innanzitutto conosciuto, frequentato, e prima ancora, raccontato. 

Quest’anno anche Casa Testori partecipa alle Giornate FAI di Primavera: la casa sarà aperta e visitabile per l’intero weekend, con viste guidate continuative dedicate all’approfondimento della figura di Giovani Testori e alla mostra “Born in Mac Mahon” che proprio in quei giorni terminerà.

Le visite guidate saranno a cura di “Apprendisti Ciceroni”, come vengono chiamati i volontari coinvolti, del Liceo e Istituto Tecnico “Primo Levi” di Bollate.  

Sabato: 10:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
Domenica: 10:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
Note: Turni ogni 20 minuti – ultimo turno ore 17.15 

Offerta libera, senza bisogno di prenotazione. 

Belle bandiere sventolano a Casa Testori

Rivivi l’incontro di Sabato 9 marzo ore 17, Casa Testori

Sono le bandiere sotto le quali si sono ritrovati Matteo Negri, artista e Marco Balzano, scrittore di grande popolarità. Li unisce il fatto di abitare o lavorare nello stesso territorio, spesso ingiustamente denigrato, nel Nord Milano: Balzano abita a Bollate, Negri ha lo studio a Cormano. In collaborazione hanno realizzato “False Flag”, un’opera-scatola che racchiude tre fiammeggianti e imprevedibili bandiere, in forma di serigrafia accompagnate da un testo dello scrittore. Sono “false” in quanto inesistenti, cioè non coincidono con nessuna appartenenza nazionale. Per questo sono bandiere libere, adottabili da chiunque, analogamente a quelle proposte dall’artista americano Mark Napier con la sua opera digitale “net.flag” del 2002. Sono quindi “belle” bandiere, come quelle sognate da Pasolini nelle sue “Poesie in forma di rosa”. 

“LA COLLEZIONE”

FONDAZIONE GI GROUP

L’arte in sé è un bene prezioso, esteso a ciascuno: il fascino estetico delle opere trasmette stimoli e nuove prospettive che sono un valore in ogni ambito della vita, e quindi anche nel lavoro.

Animata da queste convinzioni e in linea con i pilastri del Lavoro Sostenibile, Fondazione Gi Group si apre a una fruizione condivisa dell’esperienza di bellezza che deriva dal prendersi del tempo per osservare e sentire un’opera d’arte.

A questo obiettivo è dedicato lo spazio espositivo permanente La Collezione, ospitato presso il Palazzo del Lavoro di Gi Group Holding in Piazza IV Novembre, 5 a Milano. Un luogo dedicato all’Arte, a disposizione delle persone e della comunità, per fruire l’arte come motore di attivazione di pensieri e idee che vanno oltre le logiche consuete.


PAUSA PRANZO CON L’ARTE

Prende il via la serie di appuntamenti proposti da Fondazione Gi Group e curati da Casa Testori dedicati ogni volta alla scoperta di un’opera della Collezione del gruppo. Non lezioni, ma esplorazioni, gioco, racconto: come dice il titolo dell’iniziativa, “Ogni quadro è un’avventura”. 45 minuti in pausa pranzo, aperti anche al pubblico esterno, guidati da Giulia Guerini, docente e storica dell’arte. Primo appuntamento giovedì 9 maggio alle 13.30 con un’opera di Giuseppe Capogrossi. Il titolo della conversazione prende spunto dal titolo del quadro scelto, un inno alla domenica… Si tratta di un’opera del 1953 (“Domenica d’estate”) segnata da una festosità libera e “primitiva”.

Fondazione Gi Group, Milano
dalle 13.30 alle 14.15.
Partecipazione gratuita, con prenotazione qui.

IL PROGRAMMA

9 Maggio
Giuseppe Capogrossi, com’è bella la domenica (“Domenica d’estate”, 1953)

16 maggio
Piero Dorazio, senti come batte il cuore (“In Pectore”, 1962)

23 Maggio
Carla Accardi, quando i colori fanno correre la vita (“Rossoverde”, 1966)

6 Giugno
Emilio Scanavino, qual è il colore della felicità? (“Natività”, 1953)

20 giugno
Tancredi, tutti abbiamo dei compagni di viaggio (“Omaggio a Kandinskij, Klee, Picasso e Osvaldo Licini. Rivelazione”, 1960)


MOSTRA IN CORSO

“ARTE & LIBERTÀ, 12 maestri dell’astrattismo che hanno cambiato il nostro modo di guardare il mondo”

A inaugurare “La collezione” è la mostra “Arte e libertà”, un viaggio nell’Astrattismo italiano attraverso una selezione di opere di 12 artisti e artiste del Novecento. La mostra riflette sul concetto che l’astrazione si possa originare per ragioni diverse e prenda forme altrettanto differenti.

Gli artisti in mostra rivelano un linguaggio espressivo che porta ad approfondirne la conoscenza, indagandone le strutture e le dinamiche interne, e costringendo ad un lavoro di ricerca e di sperimentazione, per elaborare nuove visioni e proporre immaginari inediti.

All’interno del percorso un video contributo di Elena Pontiggiacritica d’arte e storica dell’arte italiana, approfondisce l’astrattismo. 

È possibile visitare gratuitamente la mostra riservando uno o più posti in occasione delle visite guidate, organizzate in gruppi di massimo 20 persone, calendarizzate nei seguenti giorni e orari:

Martedì 17.00 – 19.00

Mercoledì 13.30 – 15.30

Giovedì 17.00 – 19.00

Le visite sono curate da Casa Testori e hanno durata di 30-40 minuti.

Per ulteriori informazioni, scrivere a lacollezione@fondazionegigroup.it.

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