Alessandro Verdi

Sala Testori – Speciale Sky Arte

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Giovedì alle 19,45 su Sky Arte è programmata la prima messa in onda del documentario che racconta l’intervento di otto artisti nel nuovo spazio che il Teatro Franco Parenti ha voluto dedicare a Giovanni Testori.
Lo spazio si affaccia sulla bellissima piscina Caimi, costruita nei primi anni 30 e oggi completamente recuperata grazie ad un intervento di cui si preso cura lo stesso Teatro diretto da Andrée Ruth Shammah. La sala è molto suggestiva, ed è divisa in tre navate da otto pilastri sui quali sono intervenuti gli artisti che hanno generosamente accettato di lasciare un importante segno nel nome di Giovanni Testori.

Si tratta di artisti tutti della stessa generazione, attivi su Milano e che in diverso modo si cono confrontati con la personalità di Testori. Massimo Kaufmann ha regalato una piccola installazione, posata su una lastra di vetro, che è un’interpretazione concettuale dell’Annunciazione. Giovanni Frangi ha fatto crescere un bosco dipinto sul pilastro a lui assegnato, mentre Paolo Iacchetti ha scelto un arabesco, non dipinto ma applicato sul muro; uomini macchia sono quelli dipinti da Alessandro Verdi, sotto il titolo di “forte fragile”; Velasco Vitali ha narrato in metafora la sua storia con testori sui quattro lati del suo pilastro; il minimalismo delicato di Angelo Barone, si confronta con l’intervento “poverista” di Luca Pignatelli: una seggiola la cui seduta è stata forata dal pilastro. Il vitalismo molto testoriano è invece la chiave con cui Marco Cingolani ha affrontato e risolto il suo pilastro.

Lo spazio è stato inaugurato lo scorso 19 settembre in occasione del primo incontro “arte CONTRO la corruzione” promosso da Casa Testori.

Alessandro Verdi, CAREZZE

Stanza 11

Il rosa è un colore che mi appartiene da sempre. È il colore della tenerezza che si contrappone ai colori della brutalità. Il mio lavoro si muove sempre tra questi due poli: la delicatezza e la violenza. Ma mentre la violenza l’ho sentita subito come una mia cifra espressiva, la delicatezza è invece affiorata con la maturità. Anche da giovane avvertivo che il rosa era un colore che mi apparteneva profondamente, ma in quegli anni quando mi capitava di usarlo alla fine distruggevo sempre i lavori, perché sentivo di non essere ancora pronto. Non mi sembrava di avere la sufficiente lucidità per usarlo. Oggi invece lo sento come un modo compiuto di lavorare sul corpo.
Alessandro Verdi

I suoi lavori squarciano il velo sul palpito della vita e sugli abissi della disperazione, fanno affiorare le tracce di una memoria lontanissima, archetipica e trasversale alle generazioni, registrano i sussulti della carne il suo fiorire, il suo degenerare, ascoltano il mormorio del ciclo della natura e partecipano al potente spettacolo dell’universo, tra la perdita del Paradiso e il riconoscimento dell’umano.
Gianluca Ranzi

Alessandro Verdi è nato nel 1960 a Bergamo dove vive e lavora. È stato scoperto da Giovanni Testori che ha curato il catalogo della sua prima mostra personale nel 1987 alla Galleria Compagnia del Disegno di Milano, dov’è tornato a esporre nel 1999 e nel 2005. Ha esposto nel 1993 alla Galleria Bellinzona di Milano, nel 1998 alla Galerie der KVD di Dachau e alla Casa dei Carraresi di Treviso, nel 2000 all’Art’s Events Centro d’Arte Contemporanea di Torrecuso, nel 2001 alla Fondazione Mudina di Milano, nel 2003 a Villa Pomini di Castellana, nel 2004 all’Officina arte di Magliaro, nel 2005 e nel 2007 alla Mudimadrie Galerie Gianluca Ranzi di Anversa. Nel 2008 sono state realizzate le mostre Alessandro Verdi. Il Paradiso Perduto alla Galleria dell’Artistico di Treviso e Alessandro Verdi. Corpo senza Corpo alla Galleria Blu di Milano che attualmente lo rappresenta. Nel 2009 ha partecipato alla 53a edizione della Biennale di Venezia con la mostra Alessandro Verdi: navigare l’incertezza che si è tenuta presso Campo della Tana.