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Piantina della Casa
William Marc Zanghi, FRENETIC FRUITS
Stanza 18
Invitato da Marco Cingolani
Il mio ciclo di opere più recente ha visto in scena dei retro-giardini di case private infestati da scimmie, orsi o cani intenti a raccogliere colori molto acidi grondanti dagli alberi. Per Giorni Felici ho mantenuto in linea di massima lo stesso scenario, ma ho esasperato sia l’aspetto cromatico che quello dell’immagine stessa dove ho dato risalto a degli elementi destabilizzanti che movimentano l’immagine stessa con la loro frenesia e la loro generosità nel rilasciare tracce cromatiche. Giorni Felici a Casa Testori genera così frenesia nella pittura stessa.
William Marc Zanghi è nato a Wichita (Kansas, USA) nel 1972. Vive e lavora a Palermo.
A Te come Te
Serata omaggio per Emanuele Banterle
A te come te
di Giovanni Testori
“lettura scenica” da un’idea di Gabriele Allevi e Luca Doninelli
voce: Ermanno Montanari; canto: Michela Marangoni e Laura Redaelli; regia: Marco Martinelli
co-produzione Teatro delle Albe – Ravenna Teatro, deSidera Festival in collaborazione con Bergamo Candidata Capitale Europea della Cultura 2019; Spettacolo 12 luglio ore 21.30; Novate Milanese, Casa Testori
Il grande scrittore Giovanni Testori (Novate 1923- Milano 1993) non ha mai fatto distinzioni tra la propria produzione drammaturgica, quella critica, quella poetica o narrativa e la pubblicistica. Il carattere fondamentale della sua parola è sempre lo stesso: è, la sua, una parola-grido, una parola destinata fin dall’inizio ad essere incarnata da una voce, da un corpo, da una carne. E non è un caso che tutta la sua opera sia finita sulle tavole del teatro, luogo nudo, essenziale, povero e insieme sacro, dove la parola si identifica con la materia stessa, e viene lanciata sugli spettatori come si lancia una richiesta di aiuto, o di pietà .
A vent’anni dalla morte e novanta dalla nascita, la grande attrice Ermanna Montanari, coadiuvata da Marco Martinelli (suo drammaturgo e regista oltre che marito) infrange con questo spettacolo un altro tabù, portando in scena il Testori giornalista con una scelta di suoi memorabili interventi sull’attualità . Storie drammatiche, vicende spesso disperate che l’occhio pietoso e insieme lucidissimo dello scrittore illumina, cogliendo, in fondo alla tragedia, i segni di una Speranza che nemmeno l’ingiustizia più atroce riesce a spegnere del tutto.
4 CURATRICI PER 4 MOSTRE – Mostra in viaggio
La mostra è ora pronta a partire per nuove tappe in italia
La mostra organizzata dall’Associazione Giovanni Testori in collaborazione con Casa Testori Associazione Culturale che ha messo alla prova Casa Testori con un progetto innovativo e mai tentato in Italia. La grande casa dell’intellettuale è stata infatti divisa in quattro spazi definiti, affidati a quattro giovani studiose chiamate a trasformare la propria tesi di laurea o dottorato in una mostra.
É nata così 4 curatrici per 4 maestri, un format innovativo in cui Casa Testori Associazione Culturale, il suo staff e il suo comitato scientifico mettono a disposizione la propria esperienza perché quattro studi destinati a rimanere in un cassetto o comunque confinati in ambiti specialistici, possano trovare la meritata visibilità pubblica.
per info tecniche sulla mostra:
info@casatestori.it
Rassegna stampa Pasolini
È sempre più ricca la rassegna stampa della mostra su Pasolini. Vi segnaliamo l’articolo di Luca Fiore uscito su uno dei più seguiti quotidiani online Il sussidiario.net Questa settimana un lungo servizio sulla mostra verrà pubblicato dal settimanale Tempi, mentre il mensile Tracce di maggio pubblica un’intervista a Giovanni Agosti che spiega i criteri con cui è stata pensata la mostra. Infine segnaliamo le recensioni di Davide Rondoni su Avvenire e di Fulvio Panzeri sulla Provincia di Como. Ada Masoero ha recensito la mostra sul Sole 24 ore. Infine qui potete riascoltare il servizio di Radio Tre dedicato alla mostra, in diretta per la trasmissione Piazza Verdi.
Dopo l’anteprima di Vincenzo Trione sull’inserto domenicale del Corriere della Sera, sullo stesso quotidiano Francesca Bonazzoli ha raccontato la mostra ai lettori, sottolineando come la particolarità di questa sede espositiva sia quella di riuscire a inventare soluzioni sorprendenti e coinvolgenti. “Affinità elettive” è il titolo dell’articolo. “Solo uno spazio singolare come la casa natale di Giovanni Testori a Novate poteva trasformare una mostra su Pasolini in una drammatizzazione teatrale”, scrive la Bonazzoli. “L’arte, la carne e il diavolo. Pasolini (quasi) come Testori” è il titolo dell’articolo di Roberto Cicala per Repubblica. Scrive Cicala: “Il mistero è infine in un disegno-testamento con un profilo ripetuto ossessivamente da quest’«autore che non crede ma è fedele all’arte». È ciò che interessa Testori: il dramma dell’uomo Pasolini che, per «l’assenza dell’Altro», della fede, cerca sempre «qualcuno di irraggiungibile», anche al lido di Ostia, ma «in quegli occhi, in quelle labbra non fa altro che avvicinare ulteriormente la fine»”. “Gli autoritratti di Pasolini quando sognava di diventare pittore” è invece il titolo dell’articolo di Roberto Borghi uscito su Il Giornale. Invece “Pasolini ospite scomodo in Casa Testori” è il titolo della pagina che Il Giorno ha dedicato alla mostra con un lungo e attento articolo di Gian Marco Walch.
Oltre alla ricchezza della rassegna stampa vi segnaliamo il servizio per il Tg3, andato in onda prima nell’edizione lombarda e poi anche su quella nazionale, a cura di Cristina Sanna Passino
Filippo Timi, “INZIPIT AMBLETI TRAGEDIA”
Special Guest
Il 16 gennaio 1972 andava in scena al Teatro Pier Lombardo L’Ambleto. Non solo si alzava il sipario su un nuovo spazio che ancor oggi è tra i più importanti della scena milanese, ma iniziava anche un sodalizio straordinario tra un autore, Giovanni Testori e un attore, Franco Parenti. C’era un qualcosa di sovversivo in quel binomio che irrompeva nella Milano di quegli anni. Uno scrittore di impronta cattolica e un attore di fede comunista rompevano tutti gli schemi aprendo spazi di appassionante riflessione nel tessuto ferito della Milano di quegli anni. L’Ambleto, a dispetto della novità e dell’anomalia del testo, fu un successo clamoroso, che segnò l’inizio di un sodalizio straordinario. Anni dopo L’Ambleto è stato riportato in scena da un altro grande protagonista del teatro italiano: Sandro Lombardi, con la regia di Federico Tiezzi. Anche in questo caso il successo è stato straordinario. E ora, a quarant’anni da quell’esordio, sarà Filippo Timi il terzo Ambleto? L’attore perugino, reduce da una serie di spettacoli che hanno sbancato il botteghino, per Casa Testori si è cimentato in un primo assaggio, interpretando il memorabile incipit del testo e la sua voce profonda e inconfondibile risuona per le stanze della casa (come risuonava quella di Sandro Lombardi in occasione della prima edizione di Giorni Felici). Quello che tutti ci auguriamo è che sia davvero un inizio. Un grazie va ad Andrèe Ruth Shammah, che quarant’anni fa aveva firmato la regia del primo Ambleto, e anche oggi ha “preso per mano” Filippo Timi in questo inizio di percorso testoriano.

Filippo Timi è nato a Perugia nel 1974. Vive a Milano.
Graziano Folata, COMINCIARE GUARDANDO IL CIELO
Stanza 8
Invitato da Gianni Caravaggio
In queste visioni in cui l’uomo è soggetto ideale in un abbraccio con il sistema regalato da Natura, chi può definire in maniera incontrovertibile quale di questi rapporti è gentile e quale è invece violento?
Durante l’atto dell’osservare e del sentire, nasce sempre l’interrogativo a proposito della nostra preferenza, questa lega il nostro sguardo a un’immagine o a un’altra e passa da una relazione tra le cose ad un’altra.
La risposta rimane un mistero, che aleggia nella nostra percezione in una costante somma di esperienze, in un solenne movimento di muta fascinazione.
Graziano Folata è nato nel 1982. Vive e lavora a Milano.
Mario Schifano, IL SUO ROSARIO
Stanza 7
Invitato da Andrea Mastrovito
Quello tra Mario Schifano e il gallerista modenese Emilio Mazzoli è stato un rapporto fondamentale per entrambi dagli anni Ottanta. Le 700 foto che erano presentate sono tratte dalla collezione personale del gallerista che ne acquistò da Schifano alcune migliaia. Le celebri foto scattate alla televisione, stampate e ridipinte, esprimono a pieno la poetica e la prassi pittorica dell’artista nell’ultimo decennio della sua vita: la sua passione per i mezzi di comunicazione e la sua bulimia visiva. Come ricorda il suo storico segretario, Renzo Colombo: “Passava tantissimo tempo a lavorare sulle fotografie che scattava alla televisione e che poi ritagliava e colorava. Con le foto Mario si staccava da tutto e da tutti. Per un periodo ha consumato venti rullini al giorno, portavo al laboratorio di stampa venti rullini al giorno! Diceva: “È questo adesso il vero lavoro di qualità, non i quadri’”.
Come precisa l’amico Roberto Ortensi, storico assistente della gallerista Ileana Sonnabend: “Tutto partiva dalle immagini fotografate alla televisione, spesso sfocate o con strani bagliori azzurrini, figure che evocano un altrove, un qualcos’altro, su cui lui a volte interveniva con il colore. Quando interveniva lo faceva quasi come un omaggio alla pittura, erano come dei segni, una specie di richiamo.
Quella delle foto ritoccate era un’occupazione veloce, ma anche misteriosa. Riusciva a far saltar fuori dalle immagini un’intensità e una profondità mai viste, impercettibili. Era come il lavoro di un rabdomante. Rivisitava con la pittura le immagini della realtà che gli arrivavano in casa dal televisore. Queste foto per un po’ rimanevano sul tavolo di lavoro, impilate e divise per generi”.Conclude Mazzoli: “Come sai Mario non era interessato al sacro ma per me il suo lavoro era un po’ come una religione e mi faceva venire in mente le suore di clausura che pregano sempre per arrivare all’atarassia. Lui faceva lo stesso, lavorava di continuo, o disegnava o dipingeva, la sua era come una forma di purificazione. Certo, poi aveva questo laicismo del volere tutto e subito. Ma queste foto erano il suo rosario: ne teneva un mazzetto sempre sottomano e mentre parlava con te o al telefono ci dipingeva sopra, sgranandole una dopo l’altra”.
Mario Schifano è nato a Homs (Libia) nel 1934. Muore a Roma nel 1998.
Sponsor mostra Pasolini a Casa Testori
GIORNI FELICI SECONDO DAVERIO
Anche Philippe Daverio è arrivato in occasione dell’inaugurazione di Giorni Felici. Una presenza tutt’altro che formale visto che l’autore di Passepartout ha fatto un giro minuzioso delle stanze interloquendo spesso in modo molto libero e creativo con gli artisti presenti. Daverio ha espressamente apprezzato la formula, per la diversità di esperienze e di sensibilità che vengono messe in sequenza senza creare confusione tra l’una e l’altra. Tra le stanze in cui si è più soffermato e che più l’hanno interessato, quelle di Sabrina Mezzaqui, di Danielle Sassoon, di Christiane Löhr e di Guido Nosari. Ma Daverio si è mostrato molto divertito anche visitando i bagni letteralmente “tappezzati” dai colori di Davide Baroggi.