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Matteo Negri, Teresa, Matilde e Giorgia – Un cielo… dentro

Ho sempre lavorato in studio da solo e invece in queste settimane per l’obbligo della quarantena per la prima volta ho portato in casa i materiali per le opere da realizzare. Mentre lavoravo sulle sfumature le mie figlie hanno iniziato a chiedermi come mai avessi usato determinati colori per il cielo. In realtà non stavo lavorando su dei cieli: erano delle semplici sfumature di colore. Così abbiamo iniziato a ragionare sul come è fatto il cielo guardando dalle finestre della nostra mansarda. Insieme ci siamo accorti che con la primavera i cieli cambiavano giorno per giorno e abbiamo iniziato a interagire, proprio per scoprire di quanti colori è fatto il cielo. Loro lo inquadravano dentro cornici che avevano ritagliato, io fotografavo. Così abbiamo intercettato insieme i color del cielo.
Matteo, Teresa, Matilde e Giorgia e con la partecipazione straordinaria di Maria

Matteo Negri (S.Donato Milanese, 1982). Vive e lavora a Milano.

Fatima Bianchi e Miranda – Gli occhi rigirati

Mi sono messa all’opera con Miranda in questi giorni, e ho fatto dei brevi esperimenti visivi che raccontano il nostro stare insieme a casa, sono piccoli video di pochi minuti. Ho cercato di sentirmi libera e di farmi guidare dallo spirito creativo, caotico e resiliente di Miranda, provando a guardare il più possibile con i suoi occhi.Sono brevi e molto instantanei perchè stando con lei tutto il giorno mi devo adeguare al suo ritmo, ha 2 anni e mezzo, il suo tempo massimo di concentrazione è di circa 6 minuti, ma è proprio questo tumulto di continua distrazione che è vitale e bello!
Fatima Bianchi

1. Piovono Elefanti

2. Donna Barbuta alla finestra

3. le jardin de ma grandmer

4. Il caffe della peppina

Fabrizio Segaricci e Lorenzo – Spinning out

Oggi siamo scesi in garage a riordinare la nostra sacca da pesca, non ci è chiaro il motivo, ma abbiamo cominciato a tirare fuori  tutti gli oggetti che si trovavano al suo interno.
Ricordo quando eri piccolo e ti insegnavo con pazienza a legare gli ami e  a lanciare lontano.
Alla luce di quello che stiamo vivendo  questi oggetti rappresentano molto di più di semplici predatori artificiali, sono il desiderio di ricominciare, sono la frenesia di stare in costume in cima ad un pontile, rappresentano  la grande paura di dimenticare le piccole cose che ci univano.
Da queste considerazioni nasce Spinning out, dove i nostri piccoli predatori diventano  icone preziose, protagonisti di un desiderio o meglio di una  necessità imminente, piccoli gioielli  che ci mostrano quanto certi momenti passati insieme vengano creduti erroneamente normali attimi quotidiani.
In questi giorni abbiamo invece capito che il prossimo lancio sarà bellissimo.

Fabrizio e Lorenzo Segaricci

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Fabrizio Segaricci, 1969, vive e lavora a Magione (PG).

Domenico Pievani, LA MONTAGNA MI GUARDA

«La montagna mi guarda», diceva Cézanne osservando Sainte-Victoire e la stessa cosa ha detto Domenico Pievani guardando il paesaggio di Edolo. L’artista, tramite un ribaltamento tra soggetto e complemento oggetto, ha messo in atto uno spostamento del punto di vista abituale e invertito i ruoli di osservatore e visibile. La sua frase, che attraverso l’acciaio forato emergeva dal paesaggio stesso, sollecitava un’azione, funzionava come sprone nei confronti dello spettatore, rendeva tangibile una sensazione che talvolta si prova a contatto con la natura. Capovolgeva una visiona antropocentrica, invitando a una nuova consapevolezza dello sguardo.

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L’OPERA

La montagna mi guarda, 2016, lastre di acciaio inox traforate + sguardo sul paesaggio, 20×420 cm

Piero 1/2Botta, RITRATTO DI SALUME CON CRITICO D’ARTE

Un dipinto che è una performance. Il ritratto del giovane critico Elia Gaetano era solo l’esito pittorico di un’azione condotta a Edolo pochi giorni prima dell’inaugurazione e testimoniata dallo scatto qui riprodotto. Gaetano si è mischiato alla vita pubblica della cittadina camuna, ha partecipato a un concerto, ha conosciuto le personalità e i luoghi del paese, fino a guadagnarsi l’onore di un ritratto pubblico in una fatiscente casa privata. Ironicamente incorniciata da una vecchia tenda, l’effige era sdrammatizzata dalla presenza di un salame: segno tangibile posto a irridere i futili riti dell’arte contemporanea e riportare le velleità filosofiche della critica alla concretezza della vita, dei rapporti e degli affetti.

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Luca Petti, FLUSSI

Blocchi di argilla colorata emergono dall’Oglio. Cunei contro la corrente si stagliano immobili nel fiume, che non riescono a fermare. L’acqua incessante ne erode senza sosta la superficie, trascina con sé frammenti di terra. Diluisce il colore, che scende a valle facendo perdere le proprie tracce, fino a non distinguersi più tra i flutti. 


Sono archetipi cervanteschi, originati dall’osservazione della progressiva cancellazione di ogni memoria, di ogni segno del tempo, di ogni bruttura. Qualunque cosa sia successa, qualunque storia vi sia svolta, le case sono rintonacate, i calcinacci rimossi. Una mano di colore, per dimenticare il passato.

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SANDRO LOMBARDI LEGGE MATER STRANGOSCIÀS

Mater Strangosciàs è l’ultimo dei Tre Lai, opera che Testori scrisse poco prima di morire: “Strangosciàs”, cioè strangosciata, come si legge nell’iscrizione della Cappella della Strage al Sacro Monte di Varallo. È il lamento della Madonna davanti al figlio morto. Era stato Sandro Lombardi a portare in scena questo testo nel 1998, con la regia di Federico Tiezzi. Un testo che è, come lui stesso ha detto, «un inno d’amore sfrenato alla vita». In occasione della Pasqua 2020 Lombardi ha ripreso tra le mani il testo con l’idea, come lui stesso spiega, di riportarlo in scena in un prossimo futuro. Lo ringraziamo infinitamente di questa ripresa, che in realtà ci auguriamo tutti sia un’anteprima.
Potete ascoltare qui il primo brano letto da Lombardi. Gli altri tre brani li trovate sul canale YouTube di Casa Testori: sono un accompagnamento a questa strana Settimana santa, fino al giorno di Pasqua, il giorno della grande “resurreziun”.

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