Month: Ottobre 2021

CURATELA. KIDS EDITION

Ottobre 2021

In occasione dell’ultimo mese di apertura di Curatela, Casa Testori ha organizzato Il laboratorio delle 5, un’attività laboratoriale pensata per i più piccoli in grado di avvicinarli agli artisti presenti in mostra e alle loro opere.
Ogni appuntamento ha previsto un focus su un singolo artista (Giorgio Morandi, Fabio Roncato e Alberto Gianfreda), proponendo una visita alla mostra seguita da un momento di approfondimento dialogico e laboratoriale sull’opera.
Per ampliare la capacità di osservazione, aumentare il senso di cura verso il bello e permettere una riappropriazione personale di ciò che si è incontrato, è stato consegnato a ciascun bambino il materiale necessario a creare una propria opera, sviluppata sulle tracce e in continuità di ricerca con quanto osservato insieme.
Il lavoro su Giorgio Morandi si è sviluppato sul tema degli oggetti, protagonisti di gran parte delle opere della sua produzione. Ogni segno è per Morandi una voce, una parola che va a descrivere il suo oggetto, e porta quindi con sé un tono, una inclinazione, uno spessore. 
I bambini hanno lavorato sul disegno dell’oggetto e sulle potenzialità di racconto che questo è in grado di offrire.
L’attività sull’opera di Fabio Roncato ha permesso di avvicinarci alla terra. Le opere di questo artista, infatti, sono l’occasione di un incontro tra natura e progetto artistico. Ci affidiamo come lui a una scultura non sempre pienamente “prevedibile” per indagare la realtà circostante, accostando materiali organici, come la terra, ad artifici dell’uomo, come la vernice, per portarci a casa un pezzo di Casa Testori.
Alberto Gianfreda, infine, accoglie in maniera innovativa e inaspettata la tradizione che gli arriva dalla storia e dalla produzione ceramica. Entrando nel suo lavoro fatto di distruzione e ricostruzione di frammenti, i bambini hanno creato una nuova unità ordinata per forma, colore e intenzione con la stessa cura che l’artista impiega nei suoi assemblaggi.

I Servizi Educativi di Casa Testori sono progettati, curati ed erogati da Ambarabart Aps con la supervisione e collaborazione del responsabile interno Francesca Ponzini.

CI VUOLE UNA MADRE PER CAPIRE LA «PIETÀ»

È stata prorogata fino al 31 ottobre la mostra di Emma Ciceri “Nascita Aperta”, in corso al Museo della Pietà Rondanini al Castello Sforzesco di Milano, a cura di Gabi Scardi e prodotta da Casa Testori.
Per l’occasione pubblichiamo di seguito la recensione di Luca Doninelli uscita su Il Giornale.

di Luca Doninelli

Sarebbe sempre bello poter parlare di arte, letteratura, cinema non da esperti, non in qualità di specialisti della materia, ma soltanto come semplici uomini, che leggono e guardano e ascoltano obbedendo a un bisogno naturale.
Comincio così perché so di non avere la competenza per parlare di quello di cui sto per parlare. Per l’esattezza: né di arte classica né di arte contemporanea. So soltanto che amo l’arte, perché non si occupa di sistemi di pensiero ma solo di una ferita che esiste in tutti noi, di un dirottamento, di qualcosa che non si spiega: e più cerca la chiarezza (è suo dovere) e più sprofonda nell’enigma della vita.
Ammirare la Pietà Rondanini, custodita a Milano, al Castello Sforzesco, è quasi un dovere. L’opera estrema di Michelangelo, quasi più un urlo silenzioso, una preghiera fremente che nemmeno una scultura, si trova lì, pronta a interpellare i visitatori. Vale il viaggio, anche da lontano, perciò venite.
Se però verrete nei prossimi giorni, allora avrete la possibilità di ammirare un’altra opera, straziante e meravigliosa, dalla quale potrete imparare, a proposito della Rondanini, tante cose alle quali non avevate mai pensato.
L’enigma di questo capolavoro finale (l’artista continuò a lavorarvi fino a 88 anni, ossia fino alla morte) si spalanca attraverso il doppio video di un’artista, Emma Ciceri, che a pochi metri dalla Rondanini, con tenerissime, semplici immagini ci racconta il suo amore per la bellissima figlioletta, affetta da quella che noi chiamiamo – tradendo l’imbarazzo dell’ignoranza – disabilità.
Le due scene parallele si svolgono una nella cameretta della piccola e una lì, nel museo dove, protetta dal legno di De Lucchi, la Rondanini si alza nella sua solitudine, che a me ha sempre dato un po’ fastidio perché la solitudine impoverisce l’opera, come un posticcio one man show. E penso sempre al museo più felice del mondo, il Bargello di Firenze, che è l’esatto contrario.
Ma a vincere la solitudine ci ha pensato l’artista, Emma, che con la sua azione restituisce a questa Pietà il senso del suo nome. Un’azione pietosa, al cospetto di un’altra (o forse la stessa) azione pietosa, si svolge nei due video paralleli di questa artista. Emma lava, asciuga, accarezza la sua bambina, gioca con lei. Dal viso angelico e perfetto della piccola nascono sguardi enigmatici; lamenti – di gioia, forse – si levano timidi come da oltre un muro: e la mamma li raccoglie, li conserva, li stringe a sé.
Distesa su una coperta, la piccola viene piano piano trascinata intorno alla statua, e a quel punto nessuno spettatore che non sia affetto da distrazione cronica può trattenere un moto di profonda commozione: commozione per quel duplice amore che unisce madri e figli, e per la bellezza che da questo amore si genera, eternamente. Quasi che da questo sguardo nascesse l’Arte, sempre e dovunque.
So che questo non è del tutto vero; eppure, se pensiamo all’arte occidentale e a quello che è nato (anche in termini tecnici) dalla rappresentazione dell’amore di Maria per il suo bambino piccolo, o del suo figlio morto troppo presto, verrebbe da confermare questa impressione volatile, renderla di pietra, e dire: sì, tutto nasce da un bacio, da una carezza.
A questo punto, tornati davanti al misterioso capolavoro di Michelangelo, mentre nel cuore ci scorrono tanti suoi sonetti, la nostra mente si apre, non per un’azione intellettuale ma per l’accettazione dello sconquasso, del felice disordine che lei, la vita! produce nella nostra intelligenza meccanica.
E, a quel punto, si comincia a capire. A capire la beata sfrontatezza teologica, che in faccia alla Chiesa Trionfante ci offre l’immagine scandalosa di un Dio morto, e che proprio nella morte, nell’estrema sconfitta, diviene la salvezza per sua madre: che lo sostiene per esserne sostenuta, che lo stringe per essere da Lui stretta.
Non il Gesù Cristo dispensatore di miracoli e guarigioni, ma quello che non vediamo più, e ci ha lasciato, verrebbe da dire, un simulacro vuoto, un corpo inanimato. I discepoli sono fuggiti, sopraffatti dallo scandalo, ma la madre rimane, accarezza quel corpo, non ha perso la fiducia, ripete tra sé le parole di Pietro, le dice al cadavere: Tu solo hai parole di vita eterna.
Folle, se vogliamo. Eppure umano, umano come niente al mondo. E come la Rondanini è il “Tu” di Maria al figlio, così “Nascita aperta” (questo il nome dell’opera di Emma Ciceri) è il “Tu” di una madre che sa quanto non l’arte, non il successo (che le auguro di tutto cuore) ma quel rapporto è il punto decisivo sul quale si gioca e si giocherà tutta la sua vita.
Riporto, con queste ultime parole, il pensiero di Giovanni Testori, e non a caso, perché proprio Casa Testori ha progettato, prodotto e promosso questo evento (curato da Gabi Scardi, a cui va la mia gratitudine) capace di oltrepassare ogni competenza specialistica con un linguaggio diretto, semplice come tutto ciò che è vero e che, almeno per il sottoscritto, ha liberato il capolavoro di Michelangelo da tutta la polvere che i secoli e le chiacchiere (anche mie) vi hanno depositato.

Scopri di più sulla mostra

Il progetto Alpina

Il progetto ALPINA nasce dall’incontro delle ricerche di Barbara De Ponti e Fabio Marullo che, parallelamente alle proprie attività artistiche, hanno deciso di intraprendere un cammino comune, un viaggio costellato da tappe e incontri che portano nuovi approfondimenti e nuovi punti di osservazione. Lungo questo percorso si è aggiunto l’apporto critico-teorico di Alessandro Castiglioni.

In questa prima fase, il team di operatori-ricercatori culturali è interessato a setacciare i fondi archivistici, raccogliere informazioni e dati scientifici in situ che daranno vita a talk e workshop pubblici e, in futuro, a opere ed esposizioni.

ALPINA è un progetto a lungo termine che nel mese di agosto 2021 è entrato nel vivo con una spedizione presso il Ghiacciaio dei Forni, il più grande ghiacciaio vallivo italiano, l’unico di tipo himalayano, in Alta Valtellina, nel settore lombardo del Parco nazionale dello Stelvio.

ALPINA compie il suo viaggio in collaborazione con Casa Testori e l’Associazione Ardito Desio nello spirito di Ardito Desio, tra i primi esploratori-geologi a studiare il Ghiacciaio dei Forni (la sua prima spedizione risale al 1938). 

Casa Testori si fa archivio della memoria per questo progetto artistico, accompagnandolo fin dai suoi primi passi. In questa teca viene esposto man mano il materiale che gli artisti stanno spedendo dalle loro esplorazioni: un archivio in divenire a disposizione degli sviluppi che prenderà il progetto.

Pubblichiamo di seguito una riflessione dell’artista Barbara de Ponti, sul tema del rapporto fra uomo e natura, oggi più che mai attuale.

Tutto dipende da come si percepisce il tempo.
Di quanto e per quanto tempo ci si sente responsabili del proprio agire.
Il tempo brevissimo dell’essere umano, dalla sua comparsa come specie a quello del singolo esemplare, non facilita la lungimiranza. Il nostro ricondurre ogni cosa ad una scala antropocentrica non aiuta, non aiuta principalmente l’infestante ma fragile Sapiens.
E’ diverso l’atteggiamento solo per chi si è formato con la più romantica tra le scienze, la geologia e le scienze della terra, e la filosofia.
Ancora una volta viene in aiuto Walter Benjamin, quando recupera da Ernest Bloch uno dei concetti cardine del suo pensiero: “Irruzione nel presente di una esigenza che viene dal passato, non nel senso di una restaurazione di ciò che fu, ma in vista di una nuova e originale esperienza del presente. Il passato, in determinate occasioni, irrompe con le sue esigenze nel presente facendolo saltare. Stiamo quindi parlando di un passato che non avrebbe esaurito le sue possibilità nel momento in cui accadeva, un passato cioè che conterrebbe una sorta di slancio verso il futuro”.
Ma non diamo ascolto a ciò che ci viene detto, in realtà sottovoce: è scomodo e faticoso, soprattutto per questa parte di mondo così viziata nel pensarsi autorizzata a sfruttare tutto e tutti che nemmeno si accorge di quanto sia cinica e tossica la comunicazione dei propri modelli di cambiamento, così esigui o addirittura conniventi con chi non desidera nessun cambiamento.
L’arte si è da sempre interessata a questioni legate alla natura del tempo, contribuendo a nuove visioni anche in altri ambiti in cui l’uomo ha posto i medesimi quesiti. E’ da tempo il momento in cui il mondo dell’arte dovrebbe prendersi e avere riconosciuta più responsabilità.

IG: @progettoalpina

CURATELA. 4 CURATORI A CASA TESTORI

Ottobre 2021

In occasione dell’ultimo mese di apertura di CuratelaCasa Testori ha invitato critici e curatori in grado di generare un dibattito pubblico per approfondire la tematica affrontata dalla mostra: il confronto tra l’arte contemporanea e del Novecento con la figura del critico-curatore.
Il dialogo si è strutturato in tre appuntamenti:

Incontro con Emma Zanella e Alessandro Castiglioni
9 Ottobre 2021
Emma Zanella è la direttrice del museo MAGA di Gallarate. Alessandro Castiglioni è vicedirettore e senior curator del museo MAGA di Gallarate.
Il museo MA*GA ha recentemente ospitato la mostra dell’artista Marzia Migliora Lo spettro di Malthus e di Francesco Bertocco Historia, e gli stessi Zanella e Castiglioni sono i curatori della mostra in corso: Impressionisti. Alle origini della modernità.
Riguarda l’incontro

Incontro con Demetrio Paparoni
16 Ottobre 2021
Demetrio Paparoni è un critico d’arte e curatore indipendente. Ha recentemente curato la mostra L’ultima cena dopo Leonardo alla Fondazione Stelline di Milano e, nel 2020, ha pubblicato, insieme a Arthur Danto, Arte e poststoria: Conversazioni sulla fine dell’estetica e altro.
Riguarda l’incontro

Incontro con Eva Fabbris
23 Ottobre 2021
Eva Fabbris è exhibition curator per Fondazione Prada. È curatrice associata della mostra Stop painting, in corso alla sede veneziana della Fondazione, e di Project Room, un programma della Fondazione Arnaldo Pomodoro dedicato ai più recenti sviluppi del panorama artistico internazionale.
Riguarda l’incontro