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La Monaca di Monza – Con Marta Ossoli

atto unico per attrice solista da Giovanni Testori
Martedì 1 Maggio, ore 21.00
Teatro Sociale di Canzo (CO)
Ingresso Libero

La monaca di Monza
di Giovanni Testori

con Marta Ossoli
regia e adattamento di Mino Manni

assistenti Serena Liettie Francesco Forte
disegno luci Alberto Gualdoni, scenografia Francesca Ghedini

Dal comunicato:
Prendendo avvio da ciò che Manzoni preferì tacere delle turpi vicende – storicamente attestate – che coinvolsero la monaca, Testori decide invece di andare fino in fondo alla sofferenza e all’orrore che visse realmente la “sventurata” aggiungendo potenza e verità alla sua storia. Squarciando il silenzio impostole nel romanzo manzoniano, Virginia trova finalmente la voce e il diritto di esprimere le sue ragioni e i suoi sentimenti: il suo urlo muto diventa l’eco della coscienza di tutti , di chi in silenzio ha permesso che la sua storia tragica e disumana prendesse corpo e forma.
Da qui nasce l’idea di trasformare e ridurre il testo in un monologo, un grido di solitudine e maledizione che si va ad aggiungere idealmente ai Tre lai , i tre “lamenti” femminili che Testori scrisse prima di morire (di cui fa parte Cleopatràs ). Virginia urla la sua maledizione contro il padre, ma anche contro Colui che è stata costretta a pregare tutta la vita: inevitabile quindi immaginarla sola sulla scena, preda dei suoi stessi rimorsi e dei fantasmi del passato. E in questo deserto senza risposte, in questa dolorosa confessione di un’esistenza “sbagliata”, risuona l’eco dannato e profondo di un amore maledetto , quello per Giampaolo Osio, in un groviglio di spettri e ombre che la chiamano a dare vita a un nuovo processo, dove gli imputati, questa volta, saranno proprio gli spettatori.

MICHELANGELO ALLA CRIPTA SAN SEPOLCRO

Un progetto di MilanoCard e Casa Testori
A cura di Giuseppe Frangi
Cripta San Sepolcro, Milano
11 Maggio – 15 Settembre 2018

Dopo il grande successo riscosso dalla mostra di Bill Viola, è toccato a Michelangelo Antonioni (1912-2007), uno dei maggiori registi della storia del cinema, essere protagonista di uno straordinario appuntamento espositivo nella Cripta del Santo Sepolcro a Milano
Dall’11 maggio al 15 settembre 2018, gli ambienti di un luogo tra i più ricchi di spiritualità e più visitati della città che dalla sua riapertura ha visto transitare, in poco meno di due anni, oltre 70.000 persone, hanno accolto Lo sguardo di Michelangelo, un cortometraggio di 15 minuti prodotto da Istituto Luce e Lottomatica. Il film, realizzato dal regista ferrarese nel 2004, tre anni prima della sua scomparsa, può essere considerato una sorta di suo testamento spirituale. 

L’iniziativa, curata da Giuseppe Frangi, prodotta da MilanoCard e Casa Testori, promossa dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, col patrocinio dell’Associazione Michelangelo Antonioni e la sponsorizzazione di Analysis, racconta la straordinaria esperienza dell’incontro tra il regista e il Mosè di Michelangelo Buonarroti conservato nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma. 
Lo sguardo di cui si parla nel titolo è quello del regista, che entra camminando nella penombra della chiesa, si arresta e rimane immobile, quasi sopraffatto, di fronte al capolavoro del Buonarroti, scrutandone i particolari e soffermandosi sull’espressione del profeta. 
Il Mosè è un marmo che “parla”, capace di trasmettere all’osservatore tutta la bellezza che l’artista gli ha regalato. In questa sua visita, Antonioni entra in completa simbiosi con la scultura, muovendo delicatamente il braccio fino a sfiorarla con la mano per coglierne lo spirito. 
L’uscita del regista dalla porta della chiesa, accompagnato da un misterioso coro di Pierluigi da Palestrina, fa ritornare l’autore del documentario verso la luce del sole che penetra dall’esterno. 
Una straordinaria esperienza che ha fatto sentire il visitatore protagonista, trovandosi a contatto con un’opera millenaria qual è la Cripta, nel totale silenzio da cui scaturisce il confronto tra la caducità umana e l’eternità dell’arte.

Il percorso espositivo era arricchito da alcuni ritratti fotografici del Mosé realizzati da Aurelio Amendola, in dialogo con l’opera di Antonioni. 

TRA LE TUE BRACCIA NON INVECCHIA IL CUORE. 7 artiste al Castello Oldofredi

A cura di Giuseppe Frangi
Castello Oldofredi, Calcio (BG)
22 Aprile – 20 Maggio 2018

Una mostra inaspettata, in un luogo che sorprende. Siamo a Calcio, ultimo lembo di territorio bergamasco prima del confine dell’Oglio. Qui, nello storico Castello Oldofredi, un bellissimo edificio dalla lunga storia e oggi arrivato a noi nella sua configurazione settecentesca, abita una comunità di suore Passioniste che fa accoglienza per ragazze straniere. Ed è in questa sede che l’amministrazione comunale, guidata dalla sindaca Elena Comendulli, ha voluto organizzare la Settimana della Cultura. Al centro della settimana c’è stata una mostra progetta da Casa Testori che ha preso spunto da un bellissimo verso di Alda Merini, “Tra le tue braccia non invecchia il cuore”. Merini era legata a Calcio, perché era di qui il suo primo marito oltre che padre delle sue quattro figlie, Ettore Carniti. In questo incrocio segnato da una somma di presenze femminili, l’idea è stata quella di convocare sette artiste a lavorare partendo da quella suggestione contenuta nel verso di Alda Merini. Un verso che richiama anche la dimensione umana di un luogo dove l’abbraccio per l’accoglienza è esperienza quotidiana.
Nell’ala destra del palazzo, le bellissime sale sono state “occupate” da sette artiste che hanno accolto con grande senso partecipativo l’invito di Casa Testori. Si trattava di Fatima BianchiMarica FasoliAdriana AlbertiniElena VavaroMichela PomaroFulvia Mendini e Julia Krahn.
Il logo della mostra è stato disegnato da Chiara Riva.

PREMIO PARCO DELLA BALOSSA. SECONDA EDIZIONE

Inaugurazione delle opere di Alessandro Pongan e Francesco Garbelli
Parco della Balossa
15 Settembre 2018

In occasione del XII Festival della Biodiversità, due nuove opere hanno arricchito il Parco della Balossa: Prono di Alessandro PonganIdrante Ionico di Francesco Garbelli.
Le opere, vincitrici del concorso biennale Arte in Balossa, curatoda Casa Testori e promosso da Parco Nord Milano, sono state inaugurate sabato 15 settembre 2018.
La giornata ha previsto anche due biciclettate dirette al parco, con partenza rispettivamente a Cormano e a Novate Milanese; un ciclo di letture a cura della Biblioteca Civica dei Ragazzi di Cormano e giochi da cortile da parte dell’associazione ProgettoQualeGioco; una merenda offerta da ProLoco Cormano; passeggiate a dorso d’asino con la Cooperativa A Passo d’Asino.

L’opera di Alessandro Pongan è entrata a far parte di due circuiti artistici internazionali basati sulla scultura:

2020 ART MOVES EUROPE – European Sculpture Path, con il patrocinio dell’Unione Europea
https://www.art-moves-europe.eu/gigantino-del-balossa-parco-nord-milano/

2021 SCULPTURE LINE
https://www.sculptureline.cz/en

Due giorni testoriana alla Ca’Foscari a Venezia

11-12 aprile presso il teatro Ca’Foscari due appuntamenti testoriani da non perdere:

11 aprile, ore 20:30
Erodiàs
di Giovanni Testori
con Federica Fracassi
regia di Renzo Martinelli

dramaturg Francesca Garolla
assistente alla regia Irene Petra Zani
suono Fabio Cinicola
luci Mattia De Pace
consulenza artistica Sandro Lombardi
creazione costume d’epoca Cesare Moriggi
consulenza e realizzazione oggetti di scena Laura Claus
foto di scena Lorenza Daverio
produzione Teatro i – con il sostegno di Regione Lombardia / NEXT

“Jokanaan!“
Erodiàs, il più violento dei Tre Lai, inizia così, con un urlo reiterato che si fa gioco di parole, musica che parte dal nome ebraico del Battista e che giunge a poco a poco a conficcarsi nella carne lombarda dilaniata.
Giovanni Testori ha dedicato a Erodiade più di un testo. Noi scegliamo Erodiàs, l’Erodiade spodestata, posseduta, ossessiva, che balbetta. Noi partiamo dalla rabbia che smangia l’essere umano quando si trova davanti al limite, alla finitudine, quando il discorso s’incaglia e resta solo la potenza del grido.

per info e biglietti: www.unive.it


12 aprile, ore 19.00
T’ho amato con pietà, con furia t’ho adorato
dialogo con Andrea Soffiantini

Grazie all’interpretazione di alcuni pezzi teatrali e letterari scritti dall’autore – alcuni dei quali dedicati proprio a Soffiantini- l’attore permetterà agli studenti di avvicinarsi alla figura del suo grande maestro:Testori.

da destra Emanuele Banterle, Giovanni Testori e Andrea Soffiantini

La partecipazione è a ingresso libero fino a esaurimento posti. Per informazioni scrivere a associazione.a.rosmini@gmail.com

Teatro Ca’ Foscari, Calle Larga Santa Marta, 2137, 30123 Venezia

(IN)CROCI AL MUSEO LIA

La passione di Cristo secondo Giovanni Testori
A cura di Davide Dall’Ombra e Andrea Marmori
In collaborazione con Associazione Giovanni Testori
Museo Civico “Amedeo Lia”, La Spezia
25 Marzo – 27 Maggio 2018

UN OSPITE INATTESO
Giuseppe Frangi

Giovanni Testori (1923-1993) avrebbe amato perdutamente il Museo Lia. E non solo perché tra queste mura sono conservate opere di alcuni degli autori che, come critico d’arte, ha più amato: da Vincenzo Foppa a Giacomo Ceruti.
L’avrebbe amato perché questo museo racconta la storia di uno dei grandi collezionisti europei del secolo scorso, restituendocene la fisionomia. Lo scrittore gli avrebbe certamente dedicato parole infuocate sulle pagine del “Corriere della Sera”, di cui curò per quasi vent’anni la pagina dedicata all’arte.
Del resto, Testori fu anche un vorace, irrequieto e dilapidate collezionista: di quadri visse e non si contano le opere d’arte antica e moderna che passarono dalle sue mani. Non sorprende rivederne alcune tra queste sale spezzine, ove approdarono magari attraverso il gallerista Bruno Lorenzelli o il critico Federico Zeri.
Ma Giovanni Testori è stato uno degli intellettuali più versatili e importanti del Novecento italiano e il suo amore incondizionato per la pittura lo portò a cimentarsi personalmente nella creazione artistica, divenendo pittore dagli esiti significativi e in corso di riscoperta, negli ultimi anni.
In questa mostra a 25 anni dalla morte, si è scelto di indagare un tema centrale della sua produzione: la Crocee la Crocifissione, due soggetti tra i più diffusi nella storia dell’arte Occidentale, con numerose occorrenze nel Museo Lia, e indagato da Testori lungo tutta la vita: come drammaturgo, poeta e, appunto, pittore.
Il visitatore troverà due cicli di dipinti e disegni, realizzati negli anni Quaranta e negli anni Ottanta, a oltre trent’anni uno dall’altro, qui presentati integralmente e insieme per la prima volta, per dar vita a un inedito dialogo con le Croci del Museo: da Lippo di Benivient, all’oreficeria medioevale di Limoges.

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LA MOSTRA

Realizzata per il venticinquesimo anniversario della scomparsa di Giovanni Testori, la mostra “(In)Croci al Museo Lia” ha proposto un interessante dialogo tra le opere del critico-pittore e la collezione permanente del museo.
Un ciclo di Crocifissioni di Testori, realizzato negli anni 80, ha affiancato con le antiche Crocifissioni dipinte e i prodotti di oreficeria della collezione Amedeo Lia di La Spezia
Amedeo Lia è stato uno dei maggiori collezionisti della pittura del Trecento italiano, grazie alle indicazioni e alla supervisione del critico Federico Zeri. Queste preziose tavole sono chiamate a un inatteso confronto con l’approccio tutto novecentesco di Testori. La calma compositiva è stata interrogata dal segno sconvolto e inquieto dei pastelli testoriano.

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Torna Cleopatràs con Marta Ossoli

CLEOPATRÀS
di Giovanni Testori
con: Marta Ossoli;
Regia:  Mino Manni
Assistente alla regia: Serena Lietti
Disegno Luci:  Alberto Gualdoni
Produzione: Serena Lietti

Spettacolo prodotto con il sostegno e la collaborazione di:
Amministrazione Comunale di Castel San Giovanni, Diana Ceni, Giulio Fassina, Francesco Paladino, Angelo Sordi, Nuccia Zuterni

Per i nostri soci e gli amici di Casa Testori biglietti in offerta a 12 euro,
indicato il nome di Casa Testori al momento della prenotazione  

Niente finisce e niente comincia. Tutto resta fermo così, senza risposta.” – G. Testori

Che rimane della “gran reina” Cleopatra una volta deposta la corona d’Egitto? Sarà ancora la meravigliosa imperatrice capace di terrorizzare e sottomettere interi popoli al suo capriccio oppure una semplice “bagascia” di paese che millanta un passato che non è mai esistito?
Cosa giunge fino a noi attraverso i secoli al di là della patinata aura del mito?
L’opera di Testori, con la sua forza innovativa e prorompente, ci avvicina ad un personaggio che parrebbe distante e difficilmente riconducibile al contesto in cui viviamo. La sua “Cleopatràs”, spogliata degli abiti regali e rivestita solo di carne e sangue, ci parla in un linguaggio crudo e palpitante, in un dialetto che appartiene a tutti e che rievoca un’Italia ormai dimenticata.
La “reina” viene rappresentata nella sua essenza più pura, nell’universalità del suo essere Donna, una donna che ha pienamente vissuto, amato, goduto e perso irrimediabilmente tutto. Testori intona il lamento, il “laio” della vedova, che ha vissuto la guerra e ne è uscita perdente, un lamento di morte che sfocia tuttavia in un appassionato inno alla vita: attraverso i ricordi della terra natìa la donna rivive i tempi d’oro dell’amore col suo “Tugnàs”.

Ultima opera dell’autore milanese, Cleopatràs è parte, con Erodiàs e Mater Strangosciàs, della trilogia Tre Lai con la quale Testori dà il suo addio alla vita e ad un paesaggio che è insieme terra della nascita, ma anche strada che riporta là dove il cuore e la tenerezza dello scrittore sembrano aver lasciato il proprio “magone”. È una lombardissima tensione fatta di processioni tra boschi, sensuali richiami e desideri che urlano e bramano.

Partendo da suggestioni dantesche, la messinscena restituisce l’eterno tormento di una figura mitica che cela in sé un destino tanto tragico quanto universale. L’attenzione registica alla potenza evocativa delle immagini – alternando momenti di grande poesia a passaggi di forte impatto emotivo – ha permesso di creare uno spettacolo in cui sacro e profano, amore e morte giungono ad un punto di fusione incandescente e poeticissimo attraverso un linguaggio crudo e palpitante, barbarico e sublime. Unico e immortale.
Come il suo autore.

Marta Ossoli vincitrice del Premio Nazionale Franco Enriquez 2017 come migliore attrice per la sua performance in “Cleopatràs”

info e prenotazioni:
biglietteria.teatrocarlorossi@gmail.com
Tel. 392 1512590 – 0377 460436
per info e biglietti: Teatro Comunale Carlo Rossi

Il sole sopra Gaudenzio

Domenica 25 marzo, ore 18 a Casa Testori

In occasione dell’apertura della grande mostra su Gaudenzio Ferrari, verrà proiettato il film di Gian Domenico Sozzi dedicato alla pala con l’ultima Cena della chiesa di Santa Maria della Passione a Milano.
Saranno presenti con l’autore, Giovanni Agosti, e la restauratrice Anna Lucchini.

Un piccolo film  di 25 minuti che getta uno sguardo sorprendente su un quadro di Gaudenzio Ferrari custodito nella cappella di San Giovanni della chiesa di Santa Maria della Passione e oggi esposto nella sede di Novara della mostra dedicata al grande artista piemontese. Gian Domenico Sozzi, l’autore, aveva notata una strana coincidenza che portava, in un preciso momento dell’anno,  e in un’ora altrettanto precisa, il sole a fermarsi proprio sul volto di Cristo.
Un film che nella sua poeticità è un atto d’amore verso l’artista più amato da Testori.

 

“Una gratitudine senza debiti. Giovanni Testori, un maestro”

“Una gratitudine senza debiti. Giovanni Testori, un maestro”
presentazione del nuovo libro di Luca Doninelli.
con Alessandro Zaccuri e Giuseppe Frangi, sara presente anche l’autore.

29 maggio, ore 18.00
Museo Amedeo Lia, La spezia

Il 16 marzo del 1993 moriva Giovanni Testori. Un autore che ha segnato il suo tempo non solo per le sue opere e il suo modo di porsi davanti alla vita, ma anche per i tanti che devono a lui la loro vita di scrittori, pittori, critici d’arte, persone di teatro. Testori non ha mai avuto una cattedra, non è mai stato formalmente un insegnante, ma è stato certamente un maestro. Lo è stato per Luca Doninelli, che a 25 anni di distanza, ha voluto raccontare e riflettere attorno a questo suo discepolato anomalo, con un libro pubblicato da La nave di Teseo. «Giovanni Testori», scrive nell’introduzione Doninelli, «si è situato in controtendenza rispetto alla grande maggioranza degli intellettuali del suo tempo, che – vittime in un modo o nell’altro di una visione nichilista del mondo – piuttosto rifuggivano l’idea di far da maestri a qualcuno. Tanto che la mia generazione, a cominciare da Pier Vittorio Tondelli, ha dovuto in qualche modo reinventare da capo la narrativa italiana, senza più nessun legame vitale con il passato. Giovanni Testori ha costituito, in questo senso, una fortunata eccezione».
Il libro di Doninelli è il racconto, in tanti tratti inatteso e anche spregiudicato, di questa eccezione, a partire dal primo incontro avvenuto nel maggio di 40 anni fa nello studio di via Brera.
Quello di Doninelli è anche un libro generazionale, come si evince dalle righe citate. Essere scrittore oggi significa prescindere dall’idea di poter far riferimento ad un maestro?

Info: info@associazionetestori.it ; tel:0236589697


Presentazioni archivio

Incontro (o scontro) intorno al nuovo libro di Luca Doninelli
“Una gratitudine senza debiti. Giovanni Testori, un maestro”

Con Andrée Ruth Shammah, Alessandro Bertante, Crocifisso Dentello, Raul Montanari,
Carmen Pellegrino, Aurelio Picca.
Sarà presente l’autore

Teatro Franco Parenti, venerdì 16 marzo, ore 18,30

 

25 anni dalla scomparsa di Testori

Il 16 marzo saranno 25 anni dalla morte di Giovanni Testori. Proprio quel giorno uscirà il nuovo libro che Luca Doninelli ha voluto dedicargli: “Una gratitudine senza debiti. Giovanni Testori, un maestro”. Il libro esce per la casa editrice La Nave di Teseo e verrà presentato in un incontro organizzato da Casa Testori al Teatro Franco Parenti proprio il 16 marzo alle ore 18,30. Protagonisti dell’incontro, insieme a Luca Doninelli e a chi “ci ospita”, Andrée Ruth Shammah, saranno quattro scrittori chiamati a riflettere sul tema del maestro: Alessandro Bertante, Crocefisso Dentello, Carmen Pellegrino e Aurelio Picca.

Sabato 17 marzo, alle ore 18:30 sarà celebrata una messa in ricordo di Giovanni Testori presso la basilica di Sant’Ambrogio.

Ecco le prime righe della premessa di Luca Doninelli:
Quella che leggerete è una storia piccola, quasi invisibile, destinata forse giustamente a perdersi nei miliardi di storie, spesso tragiche e comunque molto più grandi, da cui siamo circondati. È la storia della mia amicizia con il mio maestro, Giovanni Testori (1923-1993). “Piccola” non significa però “pari a zero”. Essa è esistita e, come tutto ciò che è esistito davvero, continua a esistere e a produrre le sue conseguenze nel mondo: perciò – poco o tanto – senza questa storia il mondo non sarebbe esattamente quello che è.

Se la propongo ai lettori è per due ragioni:

la prima è perché, pur nella sua piccolezza, essa apre una finestra su uno dei rapporti fondamentali che legano le persone tra loro: il rapporto maestro-discepolo;

la seconda è perché Giovanni Testori si è situato in controtendenza rispetto alla grande maggioranza degli intellettuali del suo tempo, che – vittime in un modo o nell’altro di una visione nichilista del mondo – piuttosto rifuggivano l’idea di far da maestri a qualcuno. Tanto che la mia generazione, a cominciare da Pier Vittorio Tondelli, ha dovuto in qualche modo reinventare da capo la narrativa italiana, senza più nessun legame vitale con il passato.

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