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Marina Abramović – Estasi alla Cripta San Sepolcro

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Dal 18 Ottobre al 31 Dicembre 2019, Marina Abramovic arriva nel complesso della Pinacoteca Ambrosiana, nella Sala Sottofedericiana.

La mostra è curata da Casa Testori e prodotta da Vanitasclub, gestore della Cripta di San Sepolcro, in collaborazione con la Veneranda Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana.

Era un’idea che come Casa Testori cullavamo da tempo: poter proporre nel loro insieme i tre video della serie “The Kitchen”, che Marina Abramović aveva realizzato come omaggio a Santa Teresa d’Avila. La condizione era però quella di trovare il contesto giusto, che restituisse la magia e l’energia di queste opere. L’occasione si è offerta grazie alla possibilità di poter installare il percorso in uno spazio di grande fascino e magnetismo, nel cuore di Milano: una grande sala dell’Ambrosiana contigua alla Cripta di San Sepolcro. È una situazione che dimostra quale potenzialità possa riservare il dialogo tra un’opera contemporanea e un contesto storico: i video infatti mettono in luce una profondità e un rigore che li apparenta alle grandi opere del passato conservate nella soprastante Pinacoteca Ambrosiana. La Cripta invece dimostra di essere un luogo del passato capace di parlare all’uomo contemporaneo. L’energia spirituale che Marina Abramović libera nei tre video, ambientati nelle grandi e suggestive cucine di un ex convento spagnolo, trova così una naturale continuità nelle sensazioni che trasmette l’“immersione” nella Cripta, riportata a splendore da un recentissimo restauro. 

Il catalogo è edito da Casa Testori ed è in vendita a 10 euro, in mostra oppure online

Cripta di San Sepolcro, piazza San Sepolcro, Milano
Orari: martedì-venerdì 12-20, sabato-domenica 10-20
Telefono: 02 9296 5790



Verde Miracolo a Milano: la festa in Cascina

DOMENICA 13 OTTOBRE

Un’intera giornata dedicata alle diverse modalità con cui #ilparcofacultura.

Insieme a tutti i protagonisti del progetto triennale finanziato dalla Fondazione Cariplo sarà possibile ripercorrere i luoghi e gli intrecci tra storia, scienza, arte, e culture del mondo.

Programma:
ore 10.00 
Visita guidata con le Audioguide – Itinerario Memorie di Ferro
La Palazzina Volo; i Binari Breda; il Teatrino Breda. A cura dei volontari arancioni. ISCRIVITI

ore 11.00
I bombardamenti strategici in Europa 1939-1945
ECOMUSEO e PARCO NORD: MAPPE INTERATTIVE COME RAPPRESENTAZIONE DI COMUNITÀ’ E DI MEMORIA COLLETTIVA. 
Un dialogo con:
Alessandro Pesaro – coordinatore del Digital Archive del Bomber Command Centre dell’Università di Lincoln
Lapsus – Laboratorio di analisi storica del mondo contemporaneo
Agostina Lavagnino – responsabile AESS (Archivio Etnografia e Storia Sociale) e progetti REIL (Registro eredità immateriali di Lombardia)

11.30 e 16.30
Il mondo è una tavola apparecchiata.
Laboratorio per bambini e famiglie. A cura di Cooperativa Pandora e OrtoComuneNiguarda. 
Un viaggio ideale tra tavole, cibi, ingredienti ad abitudini alimentari dei diversi paesi che si affacciano sul Mediterraneo, e non solo… Tra spezie e ingredienti più o meno familiari proveremo il piacere di una tavola virtuale tanto ricca quanto gustosa. 

12.00 
Visita guidata ai Bunker Breda. 
A cura delle guide di Ecomuseo Urbano di Milano Nord. 
Prenotazioni: ecomuseo@eumm-nord.it

13.00 
Pranzo in Cascina 
A cura di DOMA Food and Party Design

15.00
Canti, voci, suoni, versi, parole:dialoghi con il mondo naturale dentro e fuori di sè
Esperienza filosofica peripatetica con Andrée Bella. A cura di Associazione Eupsichia
Racconti, esercizi e pratiche di relazione con la natura ed il cosmo a partire dalla filosofia antica. 5€   ISCRIVITI

Canti, voci, suoni, fiabe e parole: dialoghi con il mondo naturale Laboratorio itinerante per bambini dai 6 ai 12 anni, accompagnati oppure no, condotta dalla psicologa della natura Michela Elsa Pozzi. ISCRIVITI

16.00 
Inaugurazione del nuovo allestimento del Museo interattivo La Casa del Parco
con Riccardo Gini, Direttore Parco Nord Milano.
Intervengono Luca Buttafava, esperto di interactive design e Simona Confalonieri, regista.

17.00 
Presentazione dell’Archivio fotografico del Parco Nord
Inserito tra i Beni culturali della Lombardia 
Grazie alla supervisione scientifica di MuFoCo Museo di Fotografia Contemporanea e al lavoro di archiviazione, catalogazione, digitalizzazione e conservazione del materiale analogico dell’Associazione Fototracce è ora consultabile on line il primo nucleo di un archivio fotografico storico – con foto provenienti dai fondi Francesco Borella, Vincenzo Lombardo, e Sandra Di Donna. 

18.00  
Visita guidata con le Audioguide – Itinerario Memorie di Ferro
Villa Torretta e il monumento ai Deportati.  A cura dei volontari arancioni. ISCRIVITI

18.30 
Aperitivo plastic free
L’aperitivo a buffet ecosostenibile promosso da DOMA Food and Party Design. 
10€ con una consumazione. Prenotazione per gruppi numerosi 3402763001
Durante tutta la giornata sono visitabili le mostre:

Arte in Balossa
A cura di Associazione Casa Testori
Mostra fotografica sul progetto di arte contemporanea nella natura realizzato nel corso di un triennio presso il Parco della Balossa, tra Cormano e Novate Milanese. Opere di Francesco Fossati, Francesco Garbelli e Alessandro Pongan.

Ingresso gratuito 
10.30-12.30 e 14.30-19.00  – 1° piano

Tropical Experience
A cura di Associazione Idea
Mostra interattiva sugli ecosistemi tropicali, con exhibit in 3D, realtà aumentata e animali vivi da osservare e conoscere da vicino.

IN EXITU | Compagnia Lombardi – Tiezzi

IN EXITU
di Giovanni Testori
nell’adattamento, interpretazione e regia di Roberto Latini
11-12 ottobre 2019, ore 20.30
Domenica 13 ottobre, ore 18.00
Teatro Palladium
(Piazza Bartolomeo Romano, 8 – Roma)

musiche e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai

produzione
Compagnia Lombardi-Tiezzi
con la collaborazione di Armunia Festival Costa degli Etruschi, Associazione Giovanni Testori, Napoli Teatro Festival Italia

L’uscita di scena di un tossico degli anni ’80 in una città qualsiasi tra le Milano di un nord qualsiasi è dolore e solitudine straziante di una vita consumata in evasione, in eversione. In Exitu è come una Pietà. La parabola di vita vissuta da Riboldi Gino è quella di un povero Cristo tenuto in braccio da Madonne immaginate, respirate, disarticolate, nella fonetica di una dizione sollecitata fino all’imbarazzo tra suono e senso, come fossero le parole a essere infine deposte dalla croce sulle quali Testori le ha inchiodate.

Per info vai qui

Rivivi il convegno: Una scultura al parco

Rivivi attraverso i video il Convegno a chiusura del progetto triennale Parco della Balossa
Sabato 28 settembre 2019 – Casa Testori, Novate Milanese (MI) – ore 15.00
A cura di Casa Testori

Oltre la soglia: l’identificazione di un luogo
CA’ CORNIANI – Caorle (Venezia)

Intervento di: Elena Tettamanti, curatrice del progetto Ca’ Corniani.
In seguito ad un concorso internazionale, tre opere di Alberto Garutti sono state installate a segnare i confini della grande tenuta di Ca’ Corniani, oltre 1700 ettari rigenerati dal progetto Valore Cultura di Generali, tra innovazione, sostenibilità e arte. 
Cosa vuol affidare all’opera d’arte la chiave d’accesso di un luogo?  


Il tempo vero artefice: l’opera trasformata dalla natura 
ARTESELLA: the Contemporary Mountain – Borgo Valsugana (TN)

Interviene: Emanuele Montibeller, direttore artistico di Arte Sella.
Da oltre 30 anni un bosco intorno a una Malga accoglie imponenti sculture vegetali nate per essere trasformate dal tempo e dalla natura stessa che le accoglie.
Cosa vuol dire fare i conti con la trasformazione, talvolta traumatica, della scultura?   

Architettura e natura: dar seguito a una storia
VILLA E COLLEZIONE PANZA – Varese
Intervento di: Anna Bernardini, direttrice di Villa Panza di Biumo.
Uno dei più grandi collezionisti italiani del novecento ha dato vita a una Villa nota in tutto il mondo per la fusione tra arte contemporanea, struttura architettonica settecentesca e un parco naturale perfettamente integrato.
Cosa vuol dire fare i conti con un’eredità culturale e incrementarne il patrimonio artistico, in armonia con storia e natura?

Generare appartenenza: se l’arte crea partecipazione
PARCO DELLA BALOSSA – Parco Nord, Milano
Interventi di: Davide Dall’Ombra, direttore di Casa Testori e curatore del progetto.
Francesco FossatiFrancesco Garbelli e Alessandro Pongan, artisti
Un progetto curato da Casa Testori per il Parco Nord Milano che gestisce il Parco della Balossa, un parco agricolo che si sta caratterizzando grazie a un concorso biennale per la produzione di un’opera d’arte.Cosa vuol dire, per un parco, chiedere all’arte di partecipare al processo di ricerca di una propria identità?

Finissage delle mostre

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pagine 68-69
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Domenica 8 settembre, ore 17
Finissage e presentazione cataloghi di “Tragödie” e
“La casa intorno al vaso”

In occasione della chiusura delle due mostre di Casa Testori: “Tragödie” di Silvia Argiolas e Marica Fasoli a cura di Ivan Quaroni e “La casa intorno al vaso” di Anna Caruso a cura di Davide Dall’Ombra, presentazione dei cataloghi alla presenza di artiste e curatori.

Per l’occasione la mostra sarà aperta anche domenica della 15:30 alle 19:30

I CAPPOTTI. THE COATS

Jannis Kounellis
Casa Testori
21 Settembre – 10 Novembre 2019

KOUNELLIS A CASA TESTORI
Giuseppe Frangi

È una grande emozione accogliere tra le stanze di Casa Testori questo ciclo di incisioni di Jannis Kounellis, quasi un solenne inno d’addio di uno dei maggiori maestri del nostro tempo. Le 12 incisioni, su lastre di ben due metri per uno, che compongono la serie sono state realizzate nel 2014 nello studio dell’artista ad Umbertide, dove Corrado e Gianluca Albicocco, titolari di una delle più prestigiose stamperie d’arte italiane, avevano “traslocato” per l’occasione il loro laboratorio […].

Le incisioni hanno un soggetto unico: il cappotto. Sono state realizzate con la tecnica del carborundum su lastre di zinco. Il carborundum è una tecnica calcografica non molto comune, grazie alla quale non si ricorre alla morsura dell’acido o a strumenti di taglio per incidere la superficie metallica. Si utilizza invece una resina epossidica combinata con polvere di silicio, ma anche con sabbia o limatura di ferro, un’amalgama che essiccando si trasforma in materia ceramica molto dura e resistente: una materia capace di trattenere in gran parte l’impasto oleoso dell’inchiostro e trasferire quindi, con la pressione del torchio, le forme sulla superficie della carta. L’effetto finale, ben visibile in questi lavori di Kounellis, è di una granulosità intensa e drammatica, di una matericità che deflagra sul piano bianco del supporto cartaceo. Come ha scritto Roberto Budassi nel volume dedicato al ciclo di incisioni (a+mbookstore edizioni): «Kounellis sceglie consapevolmente la tecnica calcografica del carborundum perché questa gli permette di agire sull’opera senza la mediazione di alcuno strumento, di alcun altro artificio che non sia di natura fisica, di uno strumento che sia diverso dalle proprie mani, da quella forza lavoro necessaria per la genesi stessa dell’opera, al suo divenire oggetto e testimonianza attraverso l’azione generata dalla fora creativa».

Testimonianza è la parola chiave che racchiude il valore di questo ciclo del maestro greco: sulla carta troviamo impronte che condensano fisicamente non solo l’oggetto-cappotto, ma il vissuto di cui quell’oggetto è carico, di cui è portatore. Sono immagini “sindoniche”, che nella loro frammentazione, nel loro apparire e insieme lacerarsi, diventano testimonianza quasi tattile, oltre che visibile, del dolore di una stagione storica. Una testimonianza che nella dilatazione delle misure e nella libertà con cui occupa lo spazio bianco, assume una dimensione ascensionale e “gloriosa”. Una dimensione che non sarebbe certo sfuggita a Giovanni Testori. Di qui la scommessa di questa mostra: provare a tessere un dialogo postumo tra due grandi protagonisti che a diverso titolo hanno lasciato un sego profondo nella cultura e nella vita italiana del secondo ‘900. Un dialogo che avviene tra immagini e parole.
[…]

Leggi per intero

LA MOSTRA

Cappotti sono una delle ultime opere del maestro dell’arte povera: 12 incisioni al carborundum realizzate con la collaborazione della Stamperia d’arte Albicocco di Udine. 
Dopo essere state esposte a Roma nel 2017 a Palazzo Poli, sede dell’Istituto centrale per la Grafica, e a Parigi alla Galleria Lelong, la serie completa delle incisioni è arrivata a Casa Testori in un dialogo postumo con i versi di Giovanni Testori, che hanno fatto da accompagnamento alle opere. Un incontro che è mai avvenuto e che è stato così proposto, nella convinzione che queste immagini “sindoniche” di Kounellis avrebbero certamente affascinato Testori.

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NOW NOW. QUANDO NASCE UN’OPERA D’ARTE

Un progetto di Casa Tesori
A cura di Davide Dall’Ombra, Luca Fiore, Giuseppe Frangi e Francesca Radaelli
Meeting di Rimini
20-26 Agosto 2019

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E TRE: QUANDO NASCE UN’OPERA D’ARTE
Davide Dall’Ombra

Questa mostra compie una terna di progetti espositivi che Casa Testori ha curato per il Meeting di Rimini, con l’intento di avvicinarne il pubblico all’Arte Contemporanea. L’obbiettivo era quello di condividere con un bacino allargato di persone di ogni età e provenienza la bellezza e necessità dell’espressione artistica di oggi. Rispetto a quella del passato, l’Arte Contemporanea richiede probabilmente maggior disponibilità d’ascolto da parte del visitatore e abbisogna di oneste chiavi d’accesso, che il curatore ha il dovere di offrire. Sta di fatto che le prime due mostre si sono dimostrate in grado di regalare al pubblico importanti occasioni di conoscenza del proprio presente, spesso grazie a un’inaspettata empatia del desiderio. 
Nel 2015 andò in scena il racconto dell’opera di alcuni grandi maestri viventi, probabilmente i più celebri, chiacchierati e pagati artisti internazionali: dallo squalo di Damien Hirst, alle cere di Anish Kapoor, passando per la performance di Marina Abramovic al MoMA di New York. La mostra Tenere vivo il fuoco. Sorprese dell’arte contemporanea spiazzò i visitatori con immagini e video chiamati a documentare opere dai linguaggi inaspettati. Il viatico alla mostra era un articolato video introduttivo a 360 gradi, cui prestò generosamente la voce Giacomo Poretti, protagonista con Aldo e Giovanni della celebre scena del Garpez in Tre uomini e una gamba (1997), posta proprio ad apertura del video. Non c’erano percorsi obbligatori o istruzioni per l’uso: il visitatore era chiamato a scegliere cosa e quanto vedere di ciò che gli veniva raccontato, ma per qualsiasi domanda su artisti, opere e dinamiche dell’Arte Contemporanea, guide e curatori erano a disposizione h12/12, 7 giorni su 7. Un diluvio di domande, incessanti, interessate, ostinate o curiose, spesso dalle evidenti implicazioni personali, a volte perfino drammatiche. Accadde qualcosa e fu chiaro che un velo si era rotto. 
Due anni dopo, un nuovo video introduttivo e una nuova scelta di artisti di oggi si mettevano alla prova con un tema preciso, che in qualche modo declinava quello scelto dal Meeting di quell’anno: Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo. Il rapporto dell’Arte Contemporanea con i maestri del passato, tema cardine dell’arte di ogni tempo, venne presentato in mostra non attraverso il semplice racconto ma, finalmente, con le opere vere. Il passaggio di Enea. Artisti di oggi alle prese con il passato (2017) mise in scena una raccolta di pittura, scultura, installazione, video e fotografia probabilmente irripetibile. Varcata l’opera di Julia Krahn dedicata al rapporto con la propria madre, il visitatore era chiamato a prendere le misure con due maestri del Novecento in stretto dialogo con i propri “padri”, grazie a una Last Supper di Andy Warhol, derivata dal Cenacolo di Leonardo, e all’ultimo film di Michelangelo Antonioni, dedicato al Mosè di Michelangelo. Intorno all’imponente mano con lanterna di Gianni Dessì, posta al centro della piazza, la scala si faceva monumentale e le sei stanze che la delimitavano accoglievano: il vasto ciclo dedicato ai Promessi Sposi cancellati da Emilio Isgrò, la Madonna a temperatura corporea di Alberto Garutti, un ciclo di litorali di Giovanni Frangi, la Via Crucis realizzata da Adrian Paci, il ciclo dedicato da Wim Wenders all’11 settembre prestato da Villa Panza e l’imponente processione di anime su carta oleata, disegnato da Andrea Mastrovito. L’impressione di aver vinto la scommessa non la diedero solo i numeri, bissando e superando le 22.000 presenze in una settimana registrate alla prima mostra. I visitatori colsero perfettamente la straordinaria potenzialità che ha l’arte di illuminare un tema cardine come il rapporto con la tradizione e con chi ci ha generato, a livello storico e sociale, come nei più intimi rapporti famigliari. A trent’anni di distanza dalla gloriosa stagione in cui il Meeting di Rimini, grazie a Giuseppe Panza di Biumo e a Giovanni Testori, aveva potuto presentare opere di artisti del calibro di Richard Long, Luigi Ghirri, Graham Sutherland, Francis Bacon, Henri Moore, James Turrell, Robert Irwin, Carl Andre e Renato Guttuso, la grande Arte Contemporanea era tornata in Fiera e “chiedeva” di rimanerci. 
Nell’immaginare un terzo appuntamento al Meeting di Rimini, rotto il ghiaccio e sperimentato il rapporto senza mediazioni con l’opera d’arte, non ci sembrava percorribile la strada di un semplice cambio di scuderia, che presentasse una rinnovata selezione di opere e artisti, magari intorno a un nuovo tema. Occorreva un passo all’altezza di quel percorso sperimentale di conoscenza che una manifestazione come questa consente e, in un certo senso, chiede. È nata così l’idea di permettere al pubblico un affondo finale nell’Arte Contemporanea, sfruttandone la caratteristica prima, quella di nascere ORA. Il visitatore della mostra del 2019NOW NOW. Quando nasce un’opera d’arte, ha la possibilità di vedere sette artisti al lavoro, intenti a creare un’opera caratterizzata da un compimento finale, al termine della settimana, e da raggiungimenti intermedi, visibili giorno dopo giorno. Non si tratta di semplici Studio Visit – consueta pratica curatoriale che vede l’artista nell’atto di presentare le proprie opere, dove le ha create, al critico interessato – ma di lasciare entrare il visitatore comune nel processo creativo. Lo scopo è quello di focalizzare l’attenzione sulle componenti generative dell’opera, sugli elementi e le energie che l’artista mette in campo, se stesso e l’ispirazione, ma anche i materiali usati nel processo di elaborazione e realizzazione dell’opera, il fattore tempo e la gestione del lavoro quotidiano. Conoscere il processo è un modo con cui lo spettatore, non solo è chiamato ad andare oltre al pregiudizio del “questo lo facevo anch’io”, ma ha la possibilità di cogliere tutto l’aspetto entusiasmante e drammatico che sta dietro un’opera, partecipando al momento creativo, conoscendo le dinamiche, la ricerca e gli accadimenti di un artista al lavoro: tra frustrazioni ed entusiasmi. 
Sette giovani artisti, dalle tecniche e linguaggi molto diversi tra loro, hanno trasferito in fiera il proprio studio, mettendosi a nudo, a disposizione dei visitatori, dei loro sguardi ma anche delle loro domande e osservazioni. Si tratta, a quanto ne sappiamo, di un esperimento mai tentato prima, almeno con questi numeri e intensità performativa, che va oltre il concetto di arte partecipata, superando il rischio del voyeurismo, o dell’effetto Grande Fratello, grazie a una componente di interazione che non mancherà certamente, non solo grazie a momenti di dialogo, ma anche in conversazioni pubbliche giornaliere, cui è dedicata un’apposita area. 
È così che Elena Canavese monta i suoi set fotografici tratti dal quotidiano, perché i piccoli oggetti domestici arrivino a raccontarci luoghi e immagini dell’universale: dall’universo in una cucina alla cucina dell’universo. Danilo Sciorilli pone l’accento sul senso dell’esistenza in rapporto con la sua inevitabile fine: la racconta con gli strumenti dell’animazione video che lo caratterizzano e con l’inedita trasformazione di alcuni giochi seri della nostra giovinezza. Alberto Gianfreda presenta le sue sculture di ceramica frantumata e ricomposta per diventare mutabile e in movimento: alla storia umana che ha sempre animato la sua opera, si aggiunge ora la lotta metaforica del regno animale. A Elisa Muliere spetta portare in mostra la pittura, con la sua energia informale e poetica, intenta a tradurre in colori e forme le note di un’ossessiva musica contemporanea. Alberto Montorfano declina il proprio tratto a grafite, in una sovrapposizione continua di volti, presi dagli scatti fotografici diretti: una registrazione dei flussi del “popolo” di Rimini che si interroga su immagine multipla e identità. bn+ brinanovara (al secolo Giorgio Brina e Simone Novara), con le mappe di gommapiuma, tessuto e marmo bianco di carrara, stese di giorno in giorno dietro a un paio di idoli di ghiaccio in scioglimento, raccontano la storia verosimile di un Iceberg che punta la latitudine di Rimini, esemplificando al visitatore quanto può essere difficile raggiungere la semplicità. A completare la squadra non poteva mancare il linguaggio video, grazie a Stefano Cozzi, che realizza un cortometraggio artistico della mostra stessa, documentandola in un video che crescerà di giorno in giorno, dall’arrivo degli artisti alla conclusione delle opere. 
Come due anni fa, non manca in mostra un “padre” per questi giovani al lavoro e per i visitatori chiamati a partecipare a questa sorta di performance corale. Introdotto da un video che ne racconti genesi, contesto e storia, è posto al centro dell’esposizione probabilmente il più grande quadro mai realizzato dal pittore Mario Schifano (1934-1998): La Chimera, qui presentato in mostra proprio perché esempio straordinario di un’opera realizzata davanti al pubblico, che si è nutrita della presenza di oltre seimila persone, in quella notte irripetibile del 1985 […].
Porsi il tema del processo creativo, di “quando nasce un’opera d’arte”, naturalmente fa affacciare alla mente infinite problematiche e distinguo sull’ispirazione artistica, sul grado di rapporto che tale ispirazione e, con essa, tutto l’atto creativo, hanno con la realtà vissuta o percepita dall’artista. È in gioco la necessità dell’individuo di compiere un gesto artistico, tra mezzi espressivi e contesti comunicativi in grado di veicolare ‘l’idea’. Ma non è questo il luogo, introducendo una mostra che non si è posta l’obbiettivo di essere esemplificativa, tantomeno esaustiva, per porre un tema necessario, quanto imprendibile, come l’accadimento artistico. Ci basterà assestarci su questo NOW NOW, dell’arte come della vita: prima, durante e dopo la mostra. 

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IO NON SONO LEGGENDA: Casa Testori e Andrea Mastrovito – Italian Council

Casa Testori con Andrea Mastrovito è tra i vincitori della sesta edizione dell’Italian Council il bando del MiBAC che sostiene l’arte contemporanea italiana nel mondo

Presentato da Casa Testori, hub culturale alle porte di Milano, il progetto nasce in stretta collaborazione con il Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni a Pistoia, destinatario dell’opera video Io non sono leggenda, appositamente creata da Andrea Mastrovito e realizzata grazie al sostegno dell’Italian Council (Sesta edizione, 2019), programma di promozione di arte contemporanea italiana nel mondo del MiBACT. Un’opera che andrà ad arricchire il patrimonio pubblico, ma anche un’importante mostra conclusiva a Palazzo Fabroni e un tour internazionale di proiezioni, nate in collaborazione con la Fondation Léa et Napoléon Bullukian di Lione, Belvedere 21 di Vienna, More Art e l’Istituto Italiano di Cultura di New York, Magazzino Italian Art di Cold Spring (USA) e l’Istituto Italiano di Cultura di Toronto, il MUDAM di Luxembourg, Laznia Center di Danzica e l’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria.

L’OPERA
Io non sono leggenda è il titolo di un’opera video-installativa di Andrea Mastrovito che indagherà il tema dell’identità e del rapporto con l’altro attraverso la cancellazione delle immagini e la riscrittura dei dialoghi, di uno dei capolavori del cinema del 1968: Night of the Living Dead (La notte dei morti viventi) di George Andrew Romero.

L’ARTISTA
Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978) vive da anni a New York. Nel 2007 ha vinto il New York Prize, assegnato dal Ministero degli Affari Esteri italiano, nel 2012 il Premio Moroso e nel 2016 il Premio Ermanno Casoli. Il suo lavoro è stato esposto nei maggiori musei nazionali ed internazionali, dal MAXXI di Roma al Museo Novecento di Firenze, dal MART di Rovereto al Pecci di Prato, dal BPS 22 di Charleroi al MUDAC di Losanna, dal Queens Museum al Museum of Arts and Design, entrambi a New York. Nel 2011 è stato il primo artista ad allestire una personale al Museo del Novecento di Milano.

IL PROGETTO
Una call internazionale per la creazione dell’opera
Nel novembre 2019 è stata lanciata una call internazionale per il coinvolgimento di illustratori, disegnatori e artisti nella produzione dell’opera, coinvolgendo studenti ed ex-studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, della NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, a Milano, e dell’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara, a Bergamo ma anche profili internazionali raggiunti dalla comunicazione dei partner europei e nordamericani.
L’anteprima alla Fondation Bullukian di Lione e a Casa Testori
Il trailer di Io non sono leggenda verrà presentato in Francia, in occasione del finissage di Le monde est une invention sans futur, personale dell’artista presso la Fondation Bullukian ed evento ufficiale della XV Biennale di Lione. In Italia, tavole originali dell’opera e trailer verranno presentati a Casa Testori in primavera.
Un’azione partecipata: l’opera e la mostra a Palazzo Fabroni
La donazione dell’opera al museo pubblico, il Museo del Novecento e del Contemporaneodi Palazzo Fabroni a Pistoia, verrà festeggiata da una mostra personale dell’artista ideata intorno a uno speciale allestimento dell’opera: una parete di volumi esito di un’azione partecipata di raccolta sul territorio, simbolo di una memoria e cultura realmente condivise e diventate inaccessibili per diventare parete su cui proiettare l’intera opera.
Il circuito internazionale                                                                    
Da Palazzo Fabroni partirà un circuito internazionale di proiezioni dell’opera, parte integrante dell’intenzione artistica e non solo della necessaria promozione all’estero. Sono previste tappe a Vienna, Cold Spring (USA), New York, Toronto, Pretoria (Sudafrica), Danzica (Polonia) e Lussemburgo.

Project supported by the Italian Council (6th Edition, 2019) program to promote Italian contemporary art in the world by the Directorate-General for Contemporary Creativity and Urban Regeneration of the Italian Ministry of Cultural Heritage and Activities and Tourism

WHERE ARE WE GOING?

A cura di Giuseppe Frangi
Studio 4×4, Pietrasanta

WHERE ARE WE GOING?
Giuseppe Frangi

 Quali sono le radici che s’afferrano, 
quali i rami che crescono 
da queste macerie di pietra?
T. S. Eliot

Questa è una mostra che nasce attorno a un punto interrogativo che è come una sfida.
È possibile oggi avventurarsi dentro una delle domande che più assillano il presente di ciascuno ma che nascondiamo sotto il tappeto per il timore di restare senza una risposta dignitosa?
La sfida è doppia, perché ad uscire allo scoperto in questo faccia a faccia con quel punto interrogativo sono quattro artisti giovani, capaci di rompere gli indugi e anche di mettersi in gioco: c’è sempre un rischio di inadeguatezza davanti alla radicalità e ampiezza di quella domanda. Tuttavia l’arte oggi ha bisogno anche della spavalderia di chi tenta di misurarsi su orizzonti più audaci. 
In questo spazio che non a caso abbiamo voluto ribattezzare “Studio” il tentativo è quello di fare spazio alla categoria, grande e ingombrante, della “storia”.
Non è un caso: perché per avventurarsi nella domanda posta dal titolo è necessario darsi una coscienza, seppur fragile e frammentata, rispetto a quello che si sta vivendo. L’unica cosa certa è che l’intimismo davanti a questa domanda è fuori gioco.
I quattro protagonisti hanno approcci e sensibilità diversi l’uno dall’altro, ma hanno un fattore che li unisce in questo tentativo: è il desiderio di lasciarsi implicare, di misurarsi su un orizzonte che non è più solo personale; di tentare quello che potrebbe essere definito un discorso “pubblico”.
È quanto accade ad esempio nel caso di Stefano Cozzi: nel suo video, “A Song for the Wide Nation”, la storia entra in campo con un effetto di spiazzamento. La purezza felice dei bambini impegnati in una partita di pallone infatti fa da controcanto visivo alla narrazione “epica” della storia d’Europa (il testo è stato scritto di Mariadonata Villa, scritto in occasione della partecipazione dell’artista ai lavori di Eurolab, ed è letto da Christopher Knowles). La storia documentata liricamente dalle parole, attraverso le immagini ristabilisce un nesso necessario per quanto imprevisto con il presente. Ritroviamo un accento epico anche nell’opera di un’altra artista presente: è la grande tela di Elisa Carutti, immagine monumentale di un volto sdraiato che fissa un cielo sulfureo nel quale sembra specchiarsi e specchiare il proprio destino. Di chi è quel volto? È quello di un Tiresia contemporaneo, che insegue tracce di nuove profezie? È quello di uno dei corpi-calco pompeiani, che sino all’ultimo non ha sottratto lo sguardo dal cielo di fuoco e di zolfo? Certamente è un volto in attesa di un disvelamento di senso, è uno sguardo assetato di un qualcosa che lo ricolmi.
È pienamente e caparbiamente politico il lavoro di Giovanni Vitali. Lui ha indagato in questi anni sulle reliquie di un mondo finito, quello del comunismo nell’Europa dell’Est. Ha lavorato da incursore nei sotterranei della storia, e ne ha tratto una sorta di simbolo che assomma tutti i simboli. “Red on!” è un’installazione performativa, una stella coperta di resina durissima, su cui è colata la cera rossa della transitorietà di ogni pretesa umana sul mondo.
Matteo Negri, del gruppo è quello con maggiore background. Qui si presenta con un lavoro nuovo
e coraggioso. Il titolo allude alla transitorietà del tempo (“Meanwhile at 19.35 of the 28 May ‘19”), evocata dall’incombere della nebulosa nera che plana sul fragoroso splendore del mondo vegetale. La preziosità formale dell’opera realizzata con pellicola adesiva, colori per vetro e resina rende ancora più acuta quella dimensione di minaccia, che Negri rafforza con la presenza nel centro del cortile di una delle sue prime opere, che ne hanno decretato il successo: una delle mine marine in ceramica, slabbrate dall’esplosione e che imprevedibilmente, a prima vista, scambiamo per un fiore.

Studio 4×4 Pietrasanta
Via Garibaldi 34
55045 Pietrasanta
Lucca, Italia

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ALTISSIMI COLORI. LA MONTAGNA DIPINTA

Giovanni Testori e i suoi artisti, da Courbet a Guttuso
Un progetto di Casa Testori
A cura di Davide dall’Ombra
Castello Gamba – Museo d’arte moderna e contemporanea
Châtillon, Valle d’Aosta
12 Luglio – 29 Settembre 2019

DA COURBET A ZIMMER. CON GLI OCCHI DELLA PITTURA
Davide Dall’Ombra

Cosa vuol dire per un artista vivere e raccontarci la montagna?
Giovanni Testori (1923-1993) è stato uno dei più fertili intellettuali italiani del Novecento, impegnato su tanti fronti della cultura, essendo stato pittore, scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista e critico d’arte. Del resto, Testori è anche uno degli autori presenti nella raccolta del Castello Gamba, che ne conserva lo splendido Tramonto (Actus tragicus) del 1967. L’invito è quello di lasciarsi accompagnare dalla sua opera e dalle sue parole alla scoperta delle cime: quelle dipinte in una raccolta entusiasmante di quadri, quelle protagoniste della vita di chi le abita e quelle da lui vissute e ritratte in prima persona. Il rapporto di Testori con la montagna, del resto, non solo ne trapunta la produzione pittorica, critica e poetica lungo tutta la vita, ma ne ha segnato l’esordio. Il suo primo articolo, pubblicato su “Via Consolare” a soli 17 anni nel 1941, chiama in causa proprio un quadro di montagna: il capolavoro di Giovanni SegantiniAlpe di maggio (1891), di cui Testori pubblicò un inedito quadro preparatorio. E non stupisce che questo intimo sguardo di predilezione condizioni anche le sue scelte come critico d’arte, attento a valorizzare con le sue parole, i dipinti di alcuni grandi pittori dell’Ottocento e del Novecento, amati e collezionati.
L’esordio non poteva spettare che a Gustave Courbet, l’artista rivoluzionario che Testori riteneva il padre dell’Informale, capace, come nessun altro, di restituirci la “mater-materia” della natura. È una sorta di artista manifesto per Testori e per l’intera mostra, non solo perché cronologicamente all’inizio di questo viaggio, ma perché ritenuto dal critico il padre di tutta la pittura moderna. Courbet ha insegnato a tutti i pittori dopo di lui che era la materia, non il mondo delle idee, il terreno sui cui si giocava la verità della pittura.
In stretto dialogo con Courbet è Paolo Vallorz, artista trentino, parigino d’adozione, che conserva nella trama della sua pittura l’insegnamento dell’artista francese, declinato nel suo amore incondizionato per la Val di Sole (TN). È proprio la straordinaria unità di Vallorz con il sentimento e la vita della montagna e della sua gente a calamitare Testori.
I tramonti infuocati di Renato Guttuso accendono irrimediabilmente le cromie della mostra. Guttuso è un siciliano che, stregato dalla vista del Rosa, fece della casa di Velate, a Varese, uno studio dove realizzare molte delle sue opere più celebri. E Guttuso a Varese fu il tema di una mostra fortemente voluta da Testori, che si apriva proprio con questo pastello: “uno di quei divampanti, innamoratissimi addii; gettato giù, su d’un foglio, con abbacinante libertà (e la materia, ne è, quella immediata, franante e delicata dei pastelli)”. Testori sigillava così, nel 1984, un’amicizia e collaborazione con Guttuso di oltre 40 anni, tra articoli, recensioni e presentazioni in catalogo. Molte le pagine di Testori dedicate al pittore che, pur nella diversità ideologica, fu un interlocutore importante, fin dagli anni appassionati del Realismo italiano, durante la Guerra e la ricostruzione. 
Varlin, il geniale artista zurighese che scelse di andare a vivere tra le montagne della Val Bondasca, nei Grigioni svizzeri, a pochi passi dalla Stampa di Giacometti, è l’autore di alcune tra le più straordinarie nevicate della storia dell’arte europea. Opere che stregarono Testori, decisive anche per il suo personale impegno nella pittura. Insieme a Friedrich Dürrenmatt, Testori fu il più grande interprete del pittore, in cui ritrovava tutto ciò che andava ricercando nell’arte: la drammaticità – anche nel senso teatrale del termine – e la verità delle trame domestiche. Una pittura senza sconti, in cui il quotidiano è raccontato sempre ai vertici dell’universale. 
Il saluto finale spetta a Bernd Zimmer, pittore tedesco “scoperto” da Testori, che si era innamorato della sua natura, delle sue montagne infiammate e visionarie. Zimmer è tra i maggiori esponenti dei cosiddetti “Nuovi selvaggi”, artisti berlinesi che negli anni Ottanta cercarono fortuna in Italia e trovarono in Testori uno dei loro più importanti interpreti. L’energia della pittura sprigionata da questi artisti diede una carica decisiva al Testori critico militante, impegnato in quegli anni alla promozione della giovane pittura non solo italiana, curando diverse mostre o recensendole sul “Corriere della Sera”, per il quale fu responsabile della pagina artistica, dal 1977 fino alla morte. 

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