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I QUADRI DI IOLAS

Stanza 6

«Credo che pochi artisti italiani portino nella propria figura le stimmate dell’“artista moderno”, come Giovanni Testori. Il suo bisogno fatale di andare oltre, sempre più avanti e lontano, dove nessuno possa sostare con lui: il suo disperato desiderio di conoscere il peccato, la dannazione, il rimorso e il delirio; e la fredda volontà di costruirsi, giorno per giorno, ora per ora, libro per libro, un destino tragico, cosa più moderno di questo? Davanti a una volontà come la sua, ognuno di noi si domanda fino a quando potranno resistere, senza cedere o spezzarsi. Per conto mio, debbo confessare una ammirata avversione. Anche se è ingenuo scriverlo, vorrei che tante energie scatenate a infrangere ogni limite si raccogliessero dentro i limiti che ci sono concessi. Ma cosa cerca, Testori, dietro la forma? Sebbene mi sembri quasi empio parlarne, egli cerca Dio, il cui vero nome sfugge all’arte, come ad ogni filosofia; e il peccato assoluto, il male senza rimedio, che sono ugualmente irrappresentabili con le parole e i loro colori umani
Pietro Citati, 1974

Nel 1974 Testori espone alla Galleria Iolas di Milano, diretta da Alexander Iolas, il grande mercante internazionale di origine greca. Dall’olio passa all’acrilico: in una serie di dipinti quasi monocromi, la materia si fa meno frastagliata. Le grandi figure femminili, sul punto di lasciarsi inghiottire dal fondo bianco, sprigionano la loro forza nella vitalità del sangue.

SCRITTURA PER FIGURA

Stanza 5

«È accaduto a Testori quello che era già accaduto a Victor Hugo, scrivere e disegnare nello stesso tempo. Più precisamente, far nascere insieme parola e disegno, in un giuoco intenso e drammatico di segni diversi ma tutti volti a rendere visibile il volto stesso della poesia.»
Carlo Bo, 1987

Il rapporto tra scrittura e disegno fu per Testori sempre strettissimo e, sfogliando i quaderni manoscritti, si scopre che gli spazi bianchi delle pagine “ospitarono” la vena espressiva di Testori in un periodo in cui, almeno tra il 1958 e il 1964, non sfociava in veri e propri dipinti o importanti disegni autonomi. Dopo alcuni disegni a piena pagina che compaiono nel quaderno della Gilda del Mac Mahon, fu la stesura del poema I Trionfi a spingere lo scrittore a dar vita a numerosi grandi disegni, spesso a tema floreale. In alcune pagine la dimensione del disegno e l’attenzione riservata ai particolari dei fiori, evidentemente ritratti dal vero, sembrano quasi invertire i ruoli, trasformando i quaderni in erbari commentati.
Ma il disegno è il crocevia anche dell’attività teatrale e, addirittura cinematografica di Testori. Un ciclo di dieci disegni testimonia il lavoro dello scrittore che, nel 1970, per la sceneggiatura di un film mai realizzato e dedicato all’Amleto, volle disegnare i costumi, con precise indicazioni dei colori e dei materiali. Il disegno si dimostra insomma al cuore della produzione creativa di Testori, qualunque strada espressiva sia destina a prendere.

I QUADRI DI TAZZOLI

Stanza 4

«I giovani atleti nudi dipinti da Testori […], attraverso una lunga storia di incroci, di mutazioni, di arricchimenti cromosomici, discendono dal Bacchino malato o dal Narciso del Caravaggio, mettendosi accanto ai giovani saltimbanchi di Picasso epoca rosa e blu e con affinità spirituali più fonde accanto ai clowns ed ai forains, alle cavallerizze ed alle prostitute di Rouault, alla loro quasi animalesca volontà di lotta e capacità di resistere, di incassare i colpi […]. La bellezza di questa pittura non può essere colta per interno se non si avverte ch’essa rappresenta un atto di salvazione e dà forma ad un atto di fede nella vita delle cose amate, cose appunto, ed ad un atto di partecipazione alla loro ineliminabile malinconia.
Questi giovani atleti nudi rappresentano lo stato d’innocenza dei ragazzi di vita del 
Dio di Roserio, del Fabbricone, delle storie del Ponte della Ghisolfa, cioè le figure in cui si chiudono, quasi in attesa di nascere, se un gesto di verità  e di amore li libera dal limo. Nella Grecia dei tempi d’oro gli artisti compivano lo stesso miracolo, ma senza lasciare un posto all’uomo. I giovani atleti nudi prendevano la forma degli eroi e degli dèi. Una forma che per Testori è soltanto speranza, anzi malinconia e fame. I suoi giovani restano sulla terra, questa terra, in mezzo a noi. Sono nervi e muscoli, carne che può gareggiare e può amare ed essere amata, e cedere alla fatica, e cadere smemorata nel sonno. Morire ogni giorno
Luigi Carluccio, 1971

Nel 1971 Testori espone a Torino, nella Galleria Galatea di Mario Tazzoli, il gallerista a cui
spetta la prima mostra di Francis Bacon in Italia e mercante di fiducia della famiglia Agnelli.

ERODIADE

Stanza 3

«Nel nostro caso la testa del Battista è diventato l’oggetto, il simbolo, il mondo dell’infinito dolore e della più disperata disperazione. Testori si è assunta la parte, accanto a quella dei carnefici, di strappare la testa del Battista con tutti i suoi fili, con la carne e soprattutto il sangue. In effetti, il disegnatore è riuscito così bene in quest’opera di dissezione e di immedesimazione da lasciare lo spettatore nelle mani dell’artista che diventa creatore, sia pure creatore nella morte. Ma l’album di questi disegni ha anche una forza divinatoria, nel senso che prelude a quella che sarà dopo il 1968 l’evoluzione di Testori, la sua straziante discesa agli Inferi. Lungo tutti questi anni Testori ha in qualche modo sfidato il suo e nostro Dio, nel tentativo di ripetere la storia stessa della Creazione: si è fatto attore e vittima, si è fatto padrone e servo. Ma procedendo sempre insieme, in fondo senza separazioni di parti e di ruoli: da quella testa sacrificata ha saputo estrarre il moto della vita, quel doppio registro dell’attesa e della sconfitta che il poeta Testori pratica con lucidità ma anche con molta oscurità
Carlo Bo, 1987

Nel 1968, durante la stesura del dramma teatrale Erodiade, Testori disegna con la stilografica un gran numero di Teste del Battista straziate da uncini e deformazioni: nove occupano alcune pagine del quaderno manoscritto, lasciandosi incorniciare dal testo, altre 72, realizzate su quaderni analoghi, vanno a costituire una serie numerata.
L’anno dopo, passando dalle teste umane a quelle animali, riprenderà a dipingere a olio. Il ciclo delle 72 teste venne presentato al Centre Georges Pompidou di Parigi nel 1987, in occasione della messa in scena dello spettacolo.

LE ROSE DI SAINT SULPICE

Stanza 2

Sebbene la coerenza non fu una dote coltivata da Testori, è un dato che il distacco dai pennelli fu definitivo per molti anni. Dalla Crocifissione del 1949, se si escludono i rari disegni che compaiono nei quaderni manoscritti, Testori sembra infatti non provare più interesse per la pittura e il disegno per circa quindici anni.
Ma alla metà degli anni Sessanta, proprio dalla scrittura, rinasce impetuosa la sua passione per il disegno, che lo porterà  a realizzare alcuni drammatici “ritratti” di rose in disfacimento e, dal 1967, una serie di acquerelli e grandi disegni dedicati al tema del tramonto segneranno il ritorno del colore.
Quella del 1949 si dimostrò solo una lunga battuta d’arresto e la vicenda pittorica di Testori, lontana ormai dal drammatico epilogo di via Santa Marta, ricominciò impetuosa e torrentizia per non arrestarsi più, fino alla fine.

L’INCENDIO DI VIA SANTA MARTA

Stanza 1

Negli anni Quaranta Giovanni Testori (1923-1993), prima ancora che come scrittore, è noto ai più come un pittore e critico realista, solidale con l’esperienza della scuola milanese uscita da “Corrente”, compagno di strada di Morlotti, Cassinari e Guttuso. Anche i suoi interventi come critico militante sono dettati dalla necessità di trovare, innanzitutto per sé, una strada percorribile nel realismo italiano, capace di andare oltre la folgorazione picassiana, dopo averla attraversata.

Le quattro stagioni 
Dopo la partecipazione ad alcune mostre e premi, Testori realizza, nel 1947, un ciclo di quattro affreschi dedicati alle stagioni, per la sala da pranzo della casa del fratello Giuseppe a Novate, di cui si conservano anche i cartoni usati per lo spolvero, la tecnica di riporto del disegno sull’intonaco fresco.

Le Vele di San Carlo
Nel 1948, grazie all’amicizia con padre David Maria Turoldo, Testori ottiene il permesso di realizzare quattro affreschi, rappresentanti i simboli degli evangelisti, nelle vele della cupola presbiterale della chiesa di San Carlo al Corso. Ma il 10 settembre dello stesso anno, il Priore dei Padri Serviti responsabili della Chiesa invita una “Commissione mista, delle Belle Arti e dell’Arte Sacra” per un giudizio sugli affreschi, che personalmente non apprezza.
La Commissione dichiara che, nonostante gli affreschi avessero “dei pregi artistici” sono in contrasto con l’ambiente della Basilica. Testori fa subito le sue rimostranze sostenendo che difenderà la sua opera “a mezzo dei giornali cittadini”. Malgrado qualche voce si sia alzata in sua difesa, i più sono concordi sull’incongruenza dell’intervento e, il 23 giugno 1949, la cronaca del convento registra che gli affreschi sono stati coperti con vernice ad olio.

L’epilogo
La delusione di Testori è forte tanto da alimentare un’insoddisfazione crescente per la propria ricerca pittorica. Per Testori, evidentemente, poco valgono la realizzazione della straordinaria e innovativa Crocifissione (1949), qui posta in cima allo scalone, e l’allestimento della sua prima personale alla Galleria San Fedele di Milano (1950).
Di lì a poco, si arriva al drammatico epilogo: un grande rogo nel cortile della casa di Via Santa Marta, dove Testori aveva il suo studio. Un incendio distruttore con il quale dar fuoco a tutti i dipinti realizzati fino a quel momento e ancora presso di lui.
Con questo gesto Testori abbandona la pittura, buttandosi a capofitto nella scrittura, come critico
d’arte nel segno di Roberto Longhi e come narratore de I segreti di Milano.

Absolut Testori

Un viaggio biografico tra documenti inediti, libri, fotografie e video
Un percorso con oltre 100 dipinti e disegni di Giovanni Testori, dal 1944 al 1992

Inaugurazione: sabato 23 marzo 2013, ore 16 – Casa Testori, Novate Milanese

INGRESSO LIBERO

PROROGRATA FINO AL 26 MAGGIO
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Nell’anno di celebrazioni testoriane per i 20 anni dalla morte dello scrittore, l’Associazione Testori svolge un ruolo di coordinatore tra le molte iniziative che spontaneamente nascono sul territorio lombardo e si sta facendo promotrice in proprio di alcune di esse (una mostra a Bergamo, una alla Pinacoteca di Brera, una serie di iniziative presso le biblioteche di pubblica lettura milanesi…).

Da questo anno speciale d’iniziative non poteva naturalmente rimanere esclusa Casa Testori, la casa natale dello scrittore a Novate Milanese e l’Associazione Giovanni Testori, in collaborazione con l’Associazione Casa Testori, ha dato vita ad un allestimento testoriano dell’intera casa, che racconti la vita e l’opera dello scrittore con pannelli, documenti, libri, giornali, fotografie e video inediti, nonché un intero piano dedicato alla sua attività di pittore, con oltre 100 quadri e disegni. Nasce così “Absolut Testori” un viaggio affascinante alla scoperta di un grande intellettuale del Novecento, tra pittura, letteratura, giornalismo e teatro.

Pian terreno

Il percorso si apre su una stanza dedicata al contesto in cui nasce e si forma Testori – la fabbrica di Novate, l’energia umana e vitale delle periferie, le prime battaglie artistiche durante la guerra – raccontate attraverso ricostruzioni grafiche e un’inedita serie di fotografie sulla nascita dell’azienda di famiglia, dai primi telai ai capannoni di Novate. Stanza dopo stanza, dal tessuto famigliare degli anni Quaranta si dipana la vita dello scrittore, con numerose sorprese che accoglieranno il visitatore, dagli scritti degli anni Cinquanta, “I segreti di Milano”, agli spettacoli teatrali, passando attraverso la sua attività di critico d’arte e quattro stanze video con la proiezione integrale di tre spettacoli teatrali e una raccolta d’interviste. La conclusione è affidata all’ultimo ritratto fatto allo scrittore, esposto insieme a un servizio fotografico realizzato durante la seduta di posa e alle poesie di Testori offerte al pittore come ringraziamento.

Primo piano

Inizia dal grande scalone il secondo percorso, interamente dedicato all’attività pittorica dello scrittore: moltissime opere mai esposte prima raccontano la passione di Testori per una compromissione diretta con la pittura fatta di grandi dimensioni ed un uso spropositato di segno e materia pittorica. Dal ciclo ad affresco delle Quattro stagioni, di cui vengono presentati anche gli inediti cartoni preparatori, alle opere più rappresentative di un’attività che lo ha visto protagonista della pittura milanese degli anni Quaranta e presente con proprie personali in importanti gallerie italiane, dirette da Mario Tazzoli, il consulente privilegiato degli Agnelli e da Alexander Iolas, il celebre mercante di Andy Warhol, nonché alla storica Galleria del Naviglio o al Centre Pompidou di Parigi. Di una produzione caratterizzata da una grande sperimentazione formale e mutamento di tecniche – dall’affresco al disegno, dall’olio all’acrilico, dall’acquerello al pastello – a ogni stanza il visitatore scopre così un nuovo ciclo, la storia di una mostra o lo stretto legame tra scrittura e pittura, visibile negli splendidi manoscritti delle sue opere, costellati di bellissimi disegni.


Absolut Testori

Il nuovo allestimento di Casa Testori, Largo Angelo Testori 13 – Novate Milanese (MI)

Dal 24 marzo al 19 maggio 2013 – Inaugurazione 23 marzo, ore 16
Orari: martedì-venerdì 10-18; sabato 15-20;
domenica 10-19.
Chiusa tutti i lunedì, 31 marzo e 11 maggio.

Settimana a “Supermilano”: dal 13 al 21 aprile, apertura straordinaria tutti i giorni 10-22

Info: tel. 02/36.58.68.77 – mail info@associazionetestori.it

Rassegna stampa Pasolini

È sempre più ricca la rassegna stampa della mostra su Pasolini. Vi segnaliamo l’articolo di Luca Fiore uscito su uno dei più seguiti quotidiani online Il sussidiario.net Questa settimana un lungo servizio sulla mostra verrà  pubblicato dal settimanale Tempi, mentre il mensile Tracce di maggio pubblica un’intervista a Giovanni Agosti che spiega i criteri con cui è stata pensata la mostra. Infine segnaliamo le recensioni di Davide Rondoni su Avvenire e di Fulvio Panzeri sulla Provincia di Como. Ada Masoero ha recensito la mostra sul Sole 24 ore. Infine qui potete riascoltare il servizio di Radio Tre dedicato alla mostra, in diretta per la trasmissione Piazza Verdi.

Dopo l’anteprima di Vincenzo Trione sull’inserto domenicale del Corriere della Sera, sullo stesso quotidiano Francesca Bonazzoli ha raccontato la mostra ai lettori, sottolineando come la particolarità  di questa sede espositiva sia quella di riuscire a inventare soluzioni sorprendenti e coinvolgenti. “Affinità  elettive” è il titolo dell’articolo. “Solo uno spazio singolare come la casa natale di Giovanni Testori a Novate poteva trasformare una mostra su Pasolini in una drammatizzazione teatrale”, scrive la Bonazzoli. “L’arte, la carne e il diavolo. Pasolini (quasi) come Testori” è il titolo dell’articolo di Roberto Cicala per Repubblica. Scrive Cicala: “Il mistero è infine in un disegno-testamento con un profilo ripetuto ossessivamente da quest’«autore che non crede ma è fedele all’arte». È ciò che interessa Testori: il dramma dell’uomo Pasolini che, per «l’assenza dell’Altro», della fede, cerca sempre «qualcuno di irraggiungibile», anche al lido di Ostia, ma «in quegli occhi, in quelle labbra non fa altro che avvicinare ulteriormente la fine»”. “Gli autoritratti di Pasolini quando sognava di diventare pittore” è invece il titolo dell’articolo di Roberto Borghi uscito su Il Giornale. Invece “Pasolini ospite scomodo in Casa Testori” è il titolo della pagina che Il Giorno ha dedicato alla mostra con un lungo e attento articolo di Gian Marco Walch.

Oltre alla ricchezza della rassegna stampa vi segnaliamo il servizio per il Tg3, andato in onda prima nell’edizione lombarda e poi anche su quella nazionale, a cura di Cristina Sanna Passino 

8 FILM PER 8 STANZE

Il primo piano di Casa Testori è stato trasformato in una piccola multisala. Nelle otto stanze, in contemporanea e senza pause, su grandi schermi al plasma, scorrono otto film di Pasolini. Ogni stanza è come “abitata” da un film, annunciato dal relativo manifesto all’ingresso. Una semplice tenda di simil velluto rosso è messa a protezione dell’audio, ma anche dell’intimità di ciascuna saletta di visione.

La scelta dei film è stata imposta dal numero delle stanze, dalla mancata concessione dei diritti – una stanza era già pronta per Il Vangelo secondo Matteo (1964) – o dal costo fuori portata richiesto per averli. Nonostante questi vincoli, la sequenza delle stanze è emersa con un percorso ordinato e sorprendente: nell’ala sinistra della casa tre film della prima metà degli anni Sessanta, Mamma Roma (1962), La Ricotta (1963) e Uccellacci e uccellini (1966). Nell’ala destra, cinque film a partire da Teorema (1968), passando per la Trilogia della vita – Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972), Il fiore delle Mille e una notte (1974) – per finire con Salò o Le 120 giornate di Sodoma (1975).

PREMIO MARIUCCIA PARACCHI

A cinquant’anni dalla scomparsa di Mariuccia, grazie alla generosità della famiglia, viene indetto il Premio Mariuccia Testori Paracchi, destinato a sostenere l’attività di un giovane artista emergente.

Luca DoninelliRicordi come nacque la tua passione per l’arte, per la letteratura?
Giovanni TestoriAvevo una cugina che dipingeva. La mia famiglia e quella del fratello di mio padre abitavano nella stessa casa, in due appartamenti separati ma comunicanti. Mi regalava sempre, fin da quando ero bambino, libri e libretti dedicati ai pittori (prima, però, strappava le immagini troppo ardite, come le Veneri e altre cose del genere).Questa cugina era maggiore di me di circa dodici anni e io andavo ogni giorno a trovarla, nel salottino dove lavorava, e in silenzio seguivo le fasi del suo lavoro: dai primi schizzi a penna ai disegni fatti a carboncino e da questi all’esecuzione finale, quando i colori schizzavano dai tubetti. Ero stupito tanto dalla materia quanto dalla volontà di costruire che c’era in lei. Faceva nature morte, paesaggi, e anche alcuni bellissimi ritratti.

Entrando in Casa Testori, l’ingresso e la grande scala dividevano i due appartamenti: a sinistra, sopra e sotto, viveva la famiglia di Edoardo e della moglie Lina, genitori dello scrittore Giovanni Testori, di Piera, Giuseppe, Marisa, Lucia e Gabriella; a destra viveva lo zio Giacomo con la moglie Giuseppina Rusconi e i figli Angela (Angiùla), Angelo e Mariuccia, la cugina di cui parla Testori in questa intervista del 1992. Mariuccia Testori (1911-1962) si dedicò presto alla pittura e al disegno, arrivando a partecipare ad alcune esposizioni collettive alla Permanente di Milano negli anni Trenta; la sua produzione è ristretta a pochi anni, tra il 1935 e il 1942. Mariuccia, che si era sposata con Piero Paracchi, dopo la nascita della seconda figlia, Anna (1941), si era dedicata alla famiglia. In seguito ebbe altri tre figli: Giacomo, Marta e Letizia. Testori rimase riconoscente tutta la vita verso l’amata cugina, così importante per la sua precoce fascinazione per il colore e la pittura, ma anche testimone di una totale dedizione all’alveo famigliare, così importante per la storia di questa casa, e per lo scrittore.

Il premio è stato vinto da Aleksander Velišček, scarica qui il comunicato.

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