Month: Aprile 2020

Nicola Villa e Alice – Stampiamo a Casa

Qualche giorno prima che quasi tutto si fermasse anche qui a Genova, temendo di non poter più accedere al mio studio sino a data da destinarsi, ho cominciato a recuperare un piccolo kit lavorativo di sopravvivenza; oltre a fogli, matite, pennelli e qualche acquerello ho portato a casa sgorbie, rulli, inchiostri ed un foglio di linoleum.
Alice ha compiuto 6 anni il 17 di aprile; in giorni normali avremmo passato qualche pomeriggio di “libero arbitrio produttivo” nel mio studio come spesso facciamo, ma, vista la situazione, ci siamo organizzati per incidere e stampare qualcosa insieme a casa, come già le avevo promesso in momenti non sospetti.
Ho creduto fosse il momento giusto, soprattutto vista l’assenza nella sua routine quotidiana di uno spazio/tempo realmente “didattico”, per farle creare qualcosa cercando di seguire un procedimento, quello della stampa linoleografica, che oltre alle variabili delle sue fasi realizzative, lascia all’autore la possibilità di poter lavorare su dei multipli, di dare “abiti” differenti ad una medesima immagine. 

Da qui è nata questa piccola serie di lavori.
-Primo esperimento? 
-Un teschietto papà, a te piacciono tanto…
-E poi?
-Il mare… i pesci…poi li posso colorare, ritagliare e aggiungerci cose?
-Certo li disegnamo, incidiamo, stampiamo e poi possiamo farli diventare quello che vuoi…


1 teschietto
2 teschietti
3 giardino di mare e di terra
4 sarago1
5 colorimare copia
6 comp3
1 makingof
0 makingof
7 ioealice
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Nicola Villa (Lecco, 1976), vive e lavora a Genova.

Quell’aprile del ’45: quando Testori liberò il corpo


Questo 25 aprile è stato diverso da tutti gli altri, la stessa parola “Liberazione” e sua sorella maggiore, la libertà, hanno un’accezione tutta particolare in questi giorni di quarantena…  

Nell’avvicinarsi della ripartenza e riapertura, dell’Italia come di Casa Testori, tra le opere dell’Associazione che conserviamo, vi proponiamo un grande disegno di Giovanni Testori, tracciato rapidamente e con quell’energia che ben conosciamo, proprio in quell’aprile del 1945, non sapremmo dire se prima o dopo lo scoccare del fatidico 25. 
Lo offriamo qui in anteprima: è solo un anticipo di quello che potrete vedere nel nuovo allestimento del primo piano di Casa Testori, dedicato allo scrittore e critico novatese, alla sua biblioteca d’arte, ai suoi dipinti e al suo archivio…

Si tratta di un’opera unica per dimensione, tra i disegni di Testori arrivati fino a noi: espressione di un’irrequietezza strabordante anche nel formato, scalpitante e carica di energia anche grazie al “pentimento” che muove le gambe di questa donna ancora sdraiata. È la figlia dei “Fucilati” eseguiti da Testori nello stesso anno, ma non si arrende a condividerne il destino. Pur guardando a Matisse, anche lei deve fare ancora i conti con Picasso, come non solo Testori era costretto a fare in quegli anni, ma le carni si stanno inturgidendo e facendo forza per affrancarsi. Non a caso, in questi mesi, il maestro cui guardare è ormai definitivamente, e programmaticamente, Cézanne, non più il Minotauro. Del resto, è l’anno dell’articolo La realtà della pittura e siamo a pochi mesi dal manifesto “Oltre Guernica”, uscito nel ’46.

Questa donna, con una mano sprofonda ancora nel buio di un passato doloroso di sangue che stenta – lei come noi – a lasciarsi alle spalle e, con l’altra, rischia di sprofondare in un gorgo di pensieri altrettanto bui. Ma quel corpo, agitato dal movimento e incontenibile nella sua forma, ci assicura che lo scatto avverrà, che una ripartenza sarà inevitabile. Ed è il nostro augurio.

Matteo Negri, Teresa, Matilde e Giorgia – Un cielo… dentro

Ho sempre lavorato in studio da solo e invece in queste settimane per l’obbligo della quarantena per la prima volta ho portato in casa i materiali per le opere da realizzare. Mentre lavoravo sulle sfumature le mie figlie hanno iniziato a chiedermi come mai avessi usato determinati colori per il cielo. In realtà non stavo lavorando su dei cieli: erano delle semplici sfumature di colore. Così abbiamo iniziato a ragionare sul come è fatto il cielo guardando dalle finestre della nostra mansarda. Insieme ci siamo accorti che con la primavera i cieli cambiavano giorno per giorno e abbiamo iniziato a interagire, proprio per scoprire di quanti colori è fatto il cielo. Loro lo inquadravano dentro cornici che avevano ritagliato, io fotografavo. Così abbiamo intercettato insieme i color del cielo.
Matteo, Teresa, Matilde e Giorgia e con la partecipazione straordinaria di Maria

Matteo Negri (S.Donato Milanese, 1982). Vive e lavora a Milano.

Fatima Bianchi e Miranda – Gli occhi rigirati

Mi sono messa all’opera con Miranda in questi giorni, e ho fatto dei brevi esperimenti visivi che raccontano il nostro stare insieme a casa, sono piccoli video di pochi minuti. Ho cercato di sentirmi libera e di farmi guidare dallo spirito creativo, caotico e resiliente di Miranda, provando a guardare il più possibile con i suoi occhi.Sono brevi e molto instantanei perchè stando con lei tutto il giorno mi devo adeguare al suo ritmo, ha 2 anni e mezzo, il suo tempo massimo di concentrazione è di circa 6 minuti, ma è proprio questo tumulto di continua distrazione che è vitale e bello!
Fatima Bianchi

1. Piovono Elefanti

2. Donna Barbuta alla finestra

3. le jardin de ma grandmer

4. Il caffe della peppina

Fabrizio Segaricci e Lorenzo – Spinning out

Oggi siamo scesi in garage a riordinare la nostra sacca da pesca, non ci è chiaro il motivo, ma abbiamo cominciato a tirare fuori  tutti gli oggetti che si trovavano al suo interno.
Ricordo quando eri piccolo e ti insegnavo con pazienza a legare gli ami e  a lanciare lontano.
Alla luce di quello che stiamo vivendo  questi oggetti rappresentano molto di più di semplici predatori artificiali, sono il desiderio di ricominciare, sono la frenesia di stare in costume in cima ad un pontile, rappresentano  la grande paura di dimenticare le piccole cose che ci univano.
Da queste considerazioni nasce Spinning out, dove i nostri piccoli predatori diventano  icone preziose, protagonisti di un desiderio o meglio di una  necessità imminente, piccoli gioielli  che ci mostrano quanto certi momenti passati insieme vengano creduti erroneamente normali attimi quotidiani.
In questi giorni abbiamo invece capito che il prossimo lancio sarà bellissimo.

Fabrizio e Lorenzo Segaricci

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Fabrizio Segaricci, 1969, vive e lavora a Magione (PG).

Julia Krahn, PETTICOAT – KYRIE ELEISON

Petticoat è un lavoro sull’immigrazione. La protagonista è l’artista stessa: il suo corpo è in una posa in bilico tra la Madonna della Misericordia e la Madonna dell’Umiltà. Il canto che Krahn intona nella sua lingua natia è un atto penitenziale della tradizione cristiana. Il testo descrive il turbamento di Maria incinta, che deve attraversare un bosco di spine. È un canto di dolore e speranza, un omaggio alle madri e ai rifugiati che approdano in Europa. Al termine del canto l’artista alza la gonna, le colombe, simbolo sacrificale per eccellenza, rinunciano alla protezione del suo lungo vestito e, intimorite, talvolta macchiate di sangue a ricordo della sofferenza subita dall’uomo, si librano nell’aria finalmente libere.

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L’OPERA

Petticoat – Kyrie Eleison, fotografia applicata su muro, 2015

Domenico Pievani, LA MONTAGNA MI GUARDA

«La montagna mi guarda», diceva Cézanne osservando Sainte-Victoire e la stessa cosa ha detto Domenico Pievani guardando il paesaggio di Edolo. L’artista, tramite un ribaltamento tra soggetto e complemento oggetto, ha messo in atto uno spostamento del punto di vista abituale e invertito i ruoli di osservatore e visibile. La sua frase, che attraverso l’acciaio forato emergeva dal paesaggio stesso, sollecitava un’azione, funzionava come sprone nei confronti dello spettatore, rendeva tangibile una sensazione che talvolta si prova a contatto con la natura. Capovolgeva una visiona antropocentrica, invitando a una nuova consapevolezza dello sguardo.

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L’OPERA

La montagna mi guarda, 2016, lastre di acciaio inox traforate + sguardo sul paesaggio, 20×420 cm