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Lunedì di Casa Testori. ep.13

Puntata 13, lunedì 15 febbraio ore 21.15

ore 21.15 – Si inizia con la mostra di Titina Maselli a Brescia raccontata da Massimo Minini: un’antologica che si apre con un grande ritratto dell’artista romana di Renzo Vespignani che Testori aveva esposto nel 1969. Titina Maselli è stata una delle protagoniste della nuova figurazione romana, con grandi visioni che negli ultimi anni sconfinano anche nell’astrazione. Al centro della mostra della Galleria Minini, l’immenso quadro-installazione del 1975, “Metro”. 

– ore 21.35 – Da Brescia i Lunedì di Casa Testori si spostano poi a Napoli per la mostra di Alessandro Mendini organizzata dal Madre – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina. Ne parleranno i due curatori Arianna Rosica e Gianluca Riccio. Il legame tra Mendini e Napoli è un legame significativo e profondo: a lui si devono gli stupendi allestimenti di due delle stazioni della metropolitana partenopea: le stazioni Salvator Rosa e Mater Dei.

 – ore 22.05 – In chiusura l’appuntamento con Federica Fracassi che leggerà le prime pagine di “Nebbia al Giambellino” di Giovanni Testori.

Testori e Paolo Isotta: una grande amicizia

È stata una grande amicizia quella tra Giovanni Testori e Paolo Isotta, il grande musicologo napoletano, morto ieri a 70 anni. Era stato Testori a favorire il suo arrivo al “Corriere della Sera” nel 1980, perché diventasse titolare della critica musicale sul quotidiano, dove Testori era responsabile della pagina d’arte. Isotta si era messo in luce per la qualità dei suoi interventi su “Il Giornale” di Indro Montanelli. Il suo arrivo al “Corriere” aveva causato numerosi ostracismi da parte delle istituzioni musicali, intimorite dalla libertà e anche dalla estrema competenza delle sue critiche. Il titolare della critica rimase Duilio Courir (fino al 2010) e nel 2013 Isotta interruppe definitivamente la sua collaborazione con il “Corriere”, dopo che il soprintendente della Scala, Stéphane Lissner, lo aveva dichiarato “persona non gradita” a causa di una sua stroncatura ad un concerto della Filarmonica scaligera diretta da Daniel Harding. Il direttore Ferruccio De Bortoli aveva difeso la libertà di critica, ma l’ostracismo restò nei confronti di Isotta. A testimonianza del rapporto e dell’intesa che si era stabilita con Testori c’è questa recensione di Testori stesso, pubblicata il 30 luglio 1980 sul “Corriere”, a “I sentieri della musica”, libro che raccoglieva interventi critici di Isotta: «libro bellissimo, denso come un’antica enciclopedia, appassionato, intrigante e avventuroso come un grande romanzo».

Voi sapete ch’io v’amo
Giovanni Testori
Corriere della Sera, 30 luglio 1980

«Se la musica è il nutrimento dell’amore, continuate a suonare…»: principia così la più dolce e stregata “commedia d’amore” che si conosca, cioè a dire la Dodicesima notte di Shakespeare. Quando Orsino rivolge queste parole ai musici di corte, ai confortatori della sua malinconia e, insieme, della malinconia che si stende, come un manto di porpora vespertina o di velluto notturno sopra tutta la terra, la tempesta sta facendo approdare sull’isola di cui egli è duca e signore la protagonista dal nome bellissimo e sacrificalmente significativo di Viola. Viola, appunto, d’amore. Il bisticcio m’è venuto da sé; ma riferito a uno degli strumenti, appunto, della musica sembra quasi dalla medesima musica determinato; o evocato. Poiché nell’amore, partitamente e universalmente, risiede il senso della vita, la musica viene qui invocata come nutrimento di lei, la vita.

Ora, che risponde dai suoi nidi nascosti e dai suoi nascosti grembi, la musica all’uomo e alla vita? Forse anche questo potrà parer casuale. Ma letto il corpus degli scritti, casuale non risulta assolutamente più il titolo che Paolo Isotta ha voluto dare al frammento del Suonatore di liuto di Caravaggio scelto per la copertina del suo bellissimo libro; bellissimo, denso come un’antica enciclopedia, appassionato, intrigante e avventuroso come un grande romanzo (I sentieri della musica, Mondadori, L.8.000). Quel titolo riprende le parole del madrigale di Jacques Arcadelt, la cui musica gli specialisti han potuto riconoscere nello spartito che il giovane suonatore, straripante d’adolescente indolenza e d’ambigua, fascinosa bellezza, si tiene spalancato davanti: «voi sapete ch’io v’amo…».

Se l’uomo invoca la musica come nutrimento della propria vita e del proprio destino d’amore, la musica profferisce di risposta all’uomo, «a noi», quanto dire a noi, il suo amore: dunque, la necessità che essa avverte dell’uomo e della di lui vita. 

È probabile che in questa stretta, continua eppur liberissima, in questa vera e propria catena di domande e di risposte, di richieste e di offerte, che di per sé è già un atto liturgico, risieda non solo il senso totale che la musica assume per Isotta nella vicenda umana, ma altresì la sua essenza di metafora in ritmi e in suoni del rapporto che intercorre tra l’uomo e il suo creatore, tra l’uomo e Dio. Assieme a tale metafora, a venire enucleata e esaltata, è la natura precipuamente religiosa della musica; e il suo religioso destino. Allontanandosi dal quale e dalle connesse necessità di tempi, azioni e figure liturgiche, la musica s’allontana da sé, esce dal proprio centro, s’opacizza, si tradisce, rantola, forse urla e si suicida, certo si spegne e muore.

Pienissimo, stipato, come se tutta la storia della musica vi fosse chiusa dentro (ciò che in effetti, come vedremo, accade ad ogni pagina), lucente sempre d’una scrittura che domina la materia e le stesse, variatissime occasioni di lettura e d’interpretazione, ma capace nello stesso tempo di soffrire fino allo spasimo (e trascinando in tale spasimo il nitore stesso, il cristallo, ecco, del proprio stile); capace di soffrire, dicevo, i vagiti dell’apparire della musica e della sua fatalità dentro i primi gesti che l’uomo ha compiuto dentro le prime pietre che ha mosso e levigato per dar loro una forma (vagiti nei quali è già tutto contenuto della potenza e dell’eloquenza che quella fatalità andrà assumendo nel giro dei secoli); capace di soffrire, poi, i tempi supremi della gloria e di congioirne; e di soffrire, infine, la caduta verso l’abisso, che forse è altrettanto fatale come i vagiti del principio (atto, questo, che sta racchiuso nei capitoli ultimi del libro, che risultano i più alti, dolorosi e partecipi che sulla musica moderna siano mai stati scritti, proprio perché in essi la musica intesa come “consumazione”, come rantolo ed  agonia); pienissimo e stipato nella sua lucidità che s’indora di stupende speculazioni, s’oscura di strazi e d’inabissamenti, accetta, abbraccia, glorifica, rifiuta, sferza e s’indigna senza mai cedere d’un millimetro al suo specchiatissimo ordine (anche quando si trova impegnato in un corpo-a-corpo col disordine), il libro di Isotta diventa così la guida attraverso cui egli ci insegna che la musica è un atto precipuamente rituale e che la funzione sua sta appunto nell’enucleare ogni volta e ad ogni incontro tale verità e nel trasformarla poi in coscienza dove forma ed eticità coincidono, fanno blocco e si stabiliscono per sempre come unità.

Per questa via, anzi per questi sentieri isottiani che procombono verso le origini, quelle origini che noi avremmo pensato inattingibili (e ciò accade nel capitolo La musica delle pietre, forse il più emozionante di tutto il libro, certo quello che si spalanca all’ampiezza d’un vero, grande e misterioso racconto poematico); toccano i vertici della possibilità stessa di partecipazione e di trasposizione in parole nel grande tempio o colonnato dorico-nibelungico dedicato a Wagner; e, passo dietro passo, si preparano poi, come in una cupa eppur doverosa quaresima, a scendere nell’inferno della rottura e dello squilibrio; quindi, ancora più oltre, nell’asettico pantano delle ceneri presenti; per questa via, dicevo, gli scritti di Isotta superano e cancellano la riduzione della musica a fatto meramente storicistico o, peggio ancora, a fatto meramente sociologico cui da anni ci avevano abituati le ideologie che gli ingranaggi critici e burocratici della musica dispongono e governano, finendo, come sono finiti, nell’incapacità medesima ad ascoltare prima e a riferire e scrivere sull’ascolto, poi. La superano e cancellano in quanto l’indagine risulta condotta su di una conoscenza capillare del tessuto storico da cui, di volta in volta, la musica s’è alzata per celebrare le sue certezze e le sue paure, le sue feste e le sue penitenze, le sue glorie e le sue tombe.

Isotta ci ammonisce così che la musica, come tutte le espressioni dell’arte, non è serva di quel tessuto e, men che meno, come usa sostenersi e farsi oggidì, non è serva degli interessi cupamente politici delle ideologie che di quel tessuto vorrebbero impadronirsi per sempre (mentre, nel profondo della realtà, è già caduto dalle loro mani). La musica, egli dice, esprime l’uomo; e solo l’uomo ama e serve. Ma il suo amore e il suo servizio sono di natura, di qualità e di luce supremamente etiche. 

Ora è proprio questa coscienza generale del destino della musica, che diventa una cosa sola col destino religioso e, dunque totale dell’uomo, a permettere ad Isotta il miracolo critico che, a mia memoria, nella nostra cultura era stato solo di Roberto Longhi: quello di saper contenere dentro la disanima di un frammento, anche il più modesto, anche il più breve, l’intera storia di quel destino: di saper contenere nel particolare il tutto. Così dentro ogni sua pagina, anche là dove essa diventa filologica perquisizione delle zone più minute e delle più minute connessioni di significati, rapporti, influenze e confluenze, noi avvertiamo premere sempre il rombo dell’immensa arcata che la storia della musica ha costruito sulla nostra terra. L’atto critico sale così di gradi e diventa, in Isotta, atto creativo.

Se è vero che la «poesia nasce in primis sulla poesia» (com’era solito dire, appunto, Roberto Longhi), è altrettanto vero che la musica nasce in primis sulla musica; e che, senza nulla lasciare della loro condizione di partenza e persino di cronaca, gli scritti di Isotta, raccontandoci la storia della musica, compongono una loro, indimenticabile musica; quella che ne forma il fascino, l’attrazione e lo stile. Per cui ci basta un attacco o persino un titolo per avvertirci che è lui il mentore, il pastore che sta conducendoci lungo i sublimi, gloriosi, straziati “sentieri”; e per dirci altresì quale suono dal suo flauto il mentore e pastore farà giungere al nostro cuore. Insomma, per finire con un’altra citazione letteraria, cavata da quel poeta a me carissimo che fu Verlaine: de la musique avant toute chose. Anche nella musica, ecco, prima di tutto, musica. Una musica trasparente e solenne che è felicità di se stessa perché insieme e sempre è coscienza del destino degli uomini e del loro primo ed ultimo significato.

Candidati al Servizio Civile


A CASA TESTORI. SCADENZA PROROGATA AL 15 FEBBRAIO

Il 2021 sul quale ci siamo appena affacciati ci attende con tanti progetti e iniziative, non vogliamo fermarci, pur nelle difficoltà e restrizioni. Casa Testori dunque cresce, e desidera crescere sempre di più.

È per questa ragione che abbiamo aderito al Servizio Civile.

Se sei un under 28 puoi candidarti per l’attivazione del Servizio Civile presso Casa Testori, con  un programma dedicato alla valorizzazione culturale, dalla didattica alla comunicazione, della durata di 12 mesi, da aprile 2021 a marzo 2022.

A questo link il bando, in scadenza il 15 febbraio 2021: https://www.serviziocivile.gov.it/menusx/bandi/selezione-volontari/bandoord_2020.aspx

Qui, la domanda di iscrizione (è necessario lo SPID): https://domandaonline.serviziocivile.it

Questo invece il programma specifico di Casa Testori: https://www.serviziocivile.gov.it/menusx/bandi/scegli-progetto-italia/dettaglio-progetto.aspx?IdBando=18919&Settore=Educazione+e+promozione+culturale,+paesaggistica,+ambientale,+del+turismo+sostenibile+e+sociale+e+dello+sport&TitoloProgetto=SEMI+DI+CULTURA.+NUOVE+RADICI+PER+GLI+ADULTI+CHE+VERRANNO+&Comune=NOVATE+MILANESE&IdGazzetta=59&CodiceSede=189171

Per qualsiasi domanda potete contattare la referente Francesca Ponzini (francescaponzini@casatestori.t)

Giovedì 28 gennaio dalla 15 alle 17 ci sarà un incontro di approfondimento sul canale Youtube e Facebook di Area Parchi.

Non mancare!

L’occhio trepido e intrepido di Pinin Brambilla

La parola è dura: ma è ben necessario usarla. L’Ultima Cena su cui si è scritto, in trascritto, sovrascritto, sognato, delirato e inventato non è che la parodia non voluta, epperò viva via realizzata dagli uomini e dal tempo, di ciò che Leonardo, in verità aveva dipinto e creato. E noi, ora; ora che l’intelligenza e il fermo coraggio di Carlo Bertelli, dopo ani di studi, han deciso di finalmente togliere di mezzo parodie e menzogne; ora che l’occhio acutissimo, trepido e intrepido, lucido e innamorato, di Pinin Brambilla Barcilon ha preso l’impegno di restituire al mondo la verità circa il dipinto più simile a una sindone che si conosca; ora, dicevo, anche noi possiamo dare una spiegazione, meno irritata e irritante, soprattutto meno maldestramente psicologica del perché usassimo frequentare così poco quel capolavoro. 

Non era la polemica del lombardo che ci teneva lontani dalla grande parete; grande, consunta, appestata, ma soprattutto impiastricciata, ridipinta e rifatta. Era quella parodia, era quella menzogna, che, stendendovisi sopra, si mettevan di mezzo tra ciò che speravamo sempre di scoprire e ciò su cui i nostri occhi eran costretti, ogni volta, a scendere e sostare. Fascinazioni, incanti, rapine psicologiche, allarmati segnali, premonizione di martirio, divina certezza e pace, presentimento d’uno vino che si fa sangue e d’un pane che si fa carne, composizione, tremar di materie, silenti viraggi di luce, sforamento di una prospettiva che ci si diceva esser nuova, anzi nuovissima; tutto questo, e ben altro,  ci sembrava contraddetto o, peggio ancora, negato dall’enorme pappa verdastra che ormai non era neppur più “abbagliata”; e che adesso sappiamo con esattezza essere la somma del seicento che si sovrappose al cinque, del sette che si sovrappose al sei, dell’otto che si sovrappose al sette, e così via […]

Innanzitutto, ciò che il restauro va rivelando è che tutto, qui, nasce, cresce e lentamente riaffonda in lei, la luce; che è di meriggio, ma anche di primissima alba. Quanto all’ombra, non più di impiastri di finte brume si tratta, bensì di una levità anch’essa trasparente che, tra imperio e carezze, tra intelletto e seduzioni di carne, il colore depone su altro colore. E il colore, dal primo strato a tutti i successivi, trova sempre per sé lo splendore di una pietra; pietra regale e quotidiana; rinvenuta lì e, nello stesso tempo, lì esistente da sempre.

Davvero crediamo che questo ora in atto sia il restauro più attivamente rivoluzionario che fini qui si sia tentato; senza nulla togliere ai meriti dei molti preclari predecessori della Pinin Brambilla, la cui umiltà, davanti alla suprema parete, è pari solo alla strenua, accanita, infaticabile volontà. Lei sa, è ben certo, che sta giocando la carta massima della sua carriera; ma è la carta attraverso cui l’opera più distrutta e più celebrata del mondo può essere davvero restituita al mondo, in ciò che di lei davvero rimane. E quanto rimane è tale da mutar faccia a tutti i giudizi e a tutti i pregiudizi. E’ probabile che, dopo questo restauro, molto della storia dell’arte dovrà essere riscritto; soprattutto per quanto riguarda i maestri, sommi magari come Leonardo, che l’opera ebbero a vedere per intero (o quasi), così come noi, da qui in avanti, potremo via via vederla e scoprirla, seppure a pezzi. Epperò quei pezzi, quei lacerti, quei frammenti, talvolta brevi come un’unghia o come il dorso d’una coccinella, che capacità di legarsi hanno mai tra di loro! 

(da “Il Cenacolo restaurato svela il nuovo Leonardo”, Il Corriere della Sera, 24 luglio, 1982)

For 24h CALL ME POET! Let’s meet on the horizon

di Nina Carini
Performance (virtual room)
Dal 15 dicembre 2020 dalle ore 12.00 al 16 dicembre alle ore 12.00

Casa Testori e Casa degli Artisti ospiteranno a partire dalle ore 12.00 del 15 dicembre 2020 For 24h CALL ME POET! Let’s meet on the horizon di Nina Carini, performance di ventiquattro ore accessibile tramite piattaforma virtuale, in cui l’artista accoglierà esponenti del mondo della cultura e delle arti chiamati a leggere poesie.

Parola e suono, poesia e musica, pensiero e bellezza: è una chiamata alle arti quella che l’artista Nina Carini metterà in scena il 15 dicembre 2020, una performance non stop di ventiquattro ore per creare un incontro (virtuale) che possa portare una sensazione di unione e lasciare una traccia di bellezza nel nostro pensiero. For 24h CALL ME POET! Let’s meet on the horizon è una performance di 24 ore in cui Nina Carini chiama persone del mondo della cultura (tutte le arti sono invitate a partecipare) a intervenire leggendo poesie. La chiamata parte da due luoghi in cui l’arte predomina su tutto perché, afferma l’artista “c’era bisogno di luoghi intimi che facessero da contenitore e due istituzioni hanno accettato di ospitarmi: Casa Testori e Casa degli Artisti. Io sarò fisicamente a Casa Testori di giorno e a Casa degli Artisti di notte, ma una piattaforma virtuale permetterà l’incontro e il contatto con il mondo esterno. 24h è un giorno, è il momento che stiamo vivendo, il nostro presente e non deve sfuggirci. L’incontro vuole diventare un segno all’interno di questo caotico presente, come una virgola all’interno di un testo”.

Intellettuali, poeti, filosofi, artisti di ogni campo ma anche il pubblico sono invitati a partecipare per manifestare il proprio stato d’animo in questo momento straordinario della nostra esistenza. “Ogni ospite, scegliendo la poesia da leggere, condividerà il suo pensiero emotivo – sottolinea Nina Carini – La poesia è una forma d’arte che trasporta altrove e parla d’infinito. Ecco perché l’accenno all’idea di orizzonte nel titolo. Nelle nostre case è mancata e manca tutt’ora l’immagine di questa linea senza fine, ma la natura dell’uomo è in rapporto con l’infinito, perché il finito non basta e oggi più che mai spaventa”.

L’idea si forma dalla lettura di una poesia di W. Szymborskadal titolo Disattenzione, che in alcuni versi recita:

A scandire i versi e le voci dei partecipanti ci saranno Luca Maria Baldini e Alessandro Sambini, due bravissimi sound designers che per l’occasione proporranno musica inedita appositamente prodotta. Un flusso di suoni e parole, versi e silenzio per segnare 24 ore di un giorno in un anno in cui il pensiero di ognuno si collega a quello di tutti per incontrarsi e riflettere attraverso le parole che ciascuno sceglierà di condividere con gli altri.

La performance inizierà il giorno 15 dicembre alle ore 12.00 a Casa Testori e finirà alle ore 12.00 del giorno 16 dicembre a Casa degli Artisti.

Per partecipare inviare una mail a info@for24hcallmepoet.com
Info: www.for24hcallmepoet.com

Uffici Stampa 

Casa Testori: Maria Grazia Vernuccio, Tel. 335.1282864 mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it

Casa degli Artisti: Silvia Cataudella, silvia@paolamanfredi.com

Nina Carini – bio
Nina Carini nasce a Palermo nel 1984. Ha frequentato l’Accademia Cignaroli di Verona, dove ha conseguito la laurea triennale e quindi l’Ecole nationale supérieure des beaux-arts de Lyon e l’Accademia di Brera di Milano, dove ha ottenuto la laurea specialistica.
Ha mosso i suoi primi passi in ambito pittorico, per superare rapidamente la specificità dei singoli linguaggi e per reinventare il senso e lo scopo del medium, che di volta in volta ha utilizzato. Le sue non sono forme fisse nel tempo, chiuse in se stesse, varcano, anzi, i propri limiti. La sua ricerca oggi trova un particolare sviluppo nella performance e nel video. Le performance sono per lei forme d’indagine sperimentali, perché rappresentano la forma con cui tenta di dare risposta ai quesiti esistenziali che l’assillano.

Atti di JEST esposti in Meristà

Gli atti di JEST sono degli oggetti, delle installazioni e delle performance che l’artista Ilaria Turba ha creato per condividere con il pubblico l’esperienza di ricerca artistica nata dall’esplorazione del proprio archivio di famiglia. 

Presentiamo qui in anteprima 3 atti di JEST esposti nella mostra Meristà.

ATTO#3 TEMPESTA
Due immagini di due tempeste differenti, composte ciascuna da 200 frammenti rettangolari, sono sovrapposte. Durante il tempo della mostra le due immagini si dissolvono l’una nell’altra. I frammenti cadono a terra come portati via dal vento, in sottofondo il suono di una tempesta dall’artista Alessandro Bosetti. Al termine della mostra tutti i frammenti saranno caduti a terra, lasciando la parete bianca.


Di fronte all’installazione un’ampolla riflette l’immagine al contrario, alludendo all’immagine che si forma nella retina e alla piccola storia di ciascuno di noi che si riflette nella grande storia di tutti. 

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ATTO#4 KALEIDOSCOPE 
Il Kaleidoscope è un dispositivo di visione con due postazioni.  Il pubblico può inserire in questo grande caleidoscopio una fotografia e giocare con le riflessioni multiple che formano una nuova immagine. L’artista ha voluto installare questo dispositivo al primo piano di Casa Testori, dove si trovano la biblioteca d’arte e l’archivio del padrone di casa, mettendo a disposizione del visitatore una selezione d’immagini tratte dall’archivio della famiglia Testori.


ATTO #6 Lady T
Lady T è una macchina gira taumatropio, parola di origine greca che significa « girare delle meraviglie ». Il taumatropio è un gioco di epoca vittoriana ed è considerato l’antenato dell’animazione.


Girando la manovella di Lady T due immagini differenti e complementari si fondono, creando una terza immagine « impossibile » . Un gioco ottico che ha origine grazie alla persistenza della visione sulla retina.

10-ilaria-turba-JEST_Lady T

Casa Testori partecipa alla Giornata del Contemporaneo

Casa Testori partecipa alla Giornata del Contemporaneo promossa da AMACIAssociazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani con il rinnovato sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT e la collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Sabato 5 dicembre dalla home page del sito di Casa Testori si potrà assistere a due eventi di approfondimento tratti dalla mostra “Meristà” curata da Giulia Zorzi, in corso nella dimora di Novate Milanese (che sarà possibile visitare nuovamente alla riapertura dei musei). I due progetti sono: L’Ouvert di Fatima Bianchi e Jest di Ilaria Turba, progetti che rispondono pienamente al tema della “community” a cui l’AMACI ha chiesto di far riferimento per questa edizione, oltre alla possibilità di essere fruibile anche sullo spazio digitale.

In collaborazione con FilmmakerFest 2020 – Festival Internazionale del Cinema – e Micamera, il film L’Ouvert di Fatima Bianchi sarà disponibile sulla piattaforma MyMovies. Nel film, l’opera più recente dell’artista, un gruppo di donne racconta la propria esperienza del parto evocato attraverso la memoria del corpo e il rito di passaggio rappresentato simbolicamente dall’apertura. Il corpo, la memoria e il racconto rimandano a un senso più profondo: il desiderio dell’essere umano di far parte di uno spazio infinito, assoluto. Una dimensione che trascende il tempo, in cui vita e morte si compenetrano. Come anche per gli altri suoi film (tra cui Notturno, presentato alla Biennale del Cinema di Venezia nel 2016 o Tyndall, già proiettato anche a Casa Testori) Fatima usa l’arte come risposta allo sviluppo naturale dei fatti della vita e L’Ouvert inizia a prendere forma con la sua gravidanza. Fatima si rifà ai racconti dell’antropologo James George Frazer (Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la religione, 1915) e alle tradizioni popolari italiane e spagnole. Fin dalle prime scene una donna (che sussurra parole in una lingua straniera – sembra una lingua magica, in realtà è, non casualmente, spagnolo) apre porte, cassetti, mobili, oggetti. La nascita diventa uno stato mentale, qualcosa che apre all’altro e a infinite possibilità: è vissuta da una persona, ma appartiene a tutti. Non è maschile né femminile. Mentre le voci raccontano e si alternano a suoni, sullo schermo appaiono a intermittenza i rayogrammi degli oggetti: fotografie nate dal contatto diretto con la carta. 

Clicca sull’immagine per andare alla proiezione


JEST di Ilaria Turba, rappresentato da una selezione di Atti (Oggetti, performance e installazioni), è l’altro progetto selezionato per la Giornata del Contemporaneo di Casa Testori. JEST (che significa scherzo) è un corpo di lavoro che nasce dall’esplorazione dell’archivio fotografico della famiglia dell’autrice: cinque generazioni di immagini dal 1870 a oggi che Ilaria manipola e usa come punto di partenza per una ricerca visiva che si intreccia con altre discipline e altri media, assumendo forme diverse: oggetto, performance, dispositivo visivo… Un progetto istrionico che si trasforma e vive nello scambio attivo con lo spettatore e il contesto. Le fotografie originali sono spunti creativi, simili a porte magiche che aprono a mondi nuovi. JEST srotola le storie segrete a partire da due oggetti in relazione: una macchina da scrivere e un ventaglio mentre le opere attorno aprono scenari paralleli, invitando a osservare con attenzione alla ricerca di dettagli, corrispondenze e storie. 

Clicca sull’immagine per scoprire gli Atti di JEST

Manifestazione promossa da
AMACI

Con il sostegno della
Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT

In collaborazione con il
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

I lunedì di Casa Testori


Le mostre non si possono vedere, ma intanto possono essere raccontate. Da lunedì 23 novembre Casa Testori lancia una proposta nuova: alle 21,15, in diretta facebook, ogni settimana parleremo di due esposizioni in corso, con artisti e curatori. Un modo per viverle, nell’attesa, speriamo breve, di vederle. I Lunedì di Casa Testori, prevedono anche una “perla” conclusiva: ogni settimana Federica Fracassi leggerà l’incipit di un libro di Giovanni Testori.

Tutte le puntate si possono vedere sul nostro canale YouTube

PROSSIMO INCONTRO
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Puntata 11, lunedì 1 febbraio ore 21.15

ore 21.15 – “Vedere” Dante con Federico Tiezzi, uno dei protagonisti del teatro italiano. Tiezzi a giugno riporterà in scena le cantiche di Dante, per i 700 anni dalla morte del poeta. Sono spettacoli nei quali la storia dell’arte e le memorie visive del regista giocano un ruolo decisivo.

– ore 21.35 – “Carla Accardi. Contesti”, la grande mostra monografica al Museo del Novecento di Milano, a sei anni dalla scomparsa dell’artista, nell’ambito del palinsesto “I talenti delle donne”, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano. Saranno con noi le curatrici Maria Grazia Messina e Anna Maria Montaldo, Direttrice Area Polo Arte Moderna e Contemporanea.

 – ore 22.00 – Per la sezione gli Incipit di Testori, Federica Fracassi legge le prime pagine di “Erodiade”.

INCONTRI PASSATI


Puntata 10, lunedì 25 gennaio ore 21.15

– ore 21.15 –  La mostra Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli”, in corso alla Triennale di Milano. Con noi il Presidente della Triennale Stefano e Boeri e Lorenza Baroncelli, Direttore artistico

– ore 21.35 – “Art & Philosophy for community”, un progetto a cura di Casa Testori realizzato grazie al contributo e patrocinio del Comune di Milano. Incentrato sul Piazzale Selinunte (zona S. Siro), il progetto è il tentativo di riattivare percorsi di pensiero e di riflessione con lo scopo di rimettere la periferia al centro. 
Parleremo del libro pubblicato e della video-intervista, restituzioni finali dell’iniziativa, con Patrizia Di Girolamo, Responsabile Unità Programmi Integrati di Quartiere e Pierpaolo Casarin, fondatore di Propositi di filosofia.

– ore 22.00 – Per la sezione gli Incipit di Testori, Federica Fracassi legge lei prime pagine de “I Trionfi”.

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Puntata 9, lunedì 18 gennaio ore 21.15

Ore 21.15: tappa a Varese, a Villa Panza per una doppia occasione: Il nuovo allestimento della Collezione Panza a 10 anni dalla morte del collezionista, e la presentazione del doppio volume dedicato alla stessa Collezione. Ne parleranno Anna Bernardini, direttore Fai, Villa e Collezione Panza e Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo del Fai, che dal 2000 ha avuto in donazione questo straordinario “tempio” dell’arte contemporanea.

Ore 21.35: si parlerà di un grande protagonista del sistema artistico del secolo scorso, il gallerista Alexander Iolas. A Iolas e ai suoi artisti è stata dedicata una mostra a Milano, alla Galleria di Tommaso Calabro, con un omaggio realizzato da Francesco Vezzoli. Ne parleremo con lo stesso Tommaso Calabro e con Davide Dall’Ombra, direttore di Casa Testori: infatti nel 1975 Giovanni Testori aveva esposto un ciclo di grandi acrilici nella sede milanese della galleria di Iolas.

Ore 22.05: Gli “Incipit di Testori”: Federica Fracassi legge l’inizio del romanzo Gli Angeli dello sterminio

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Puntata 8, lunedì 11 gennaio ore 21.15

Ore 21.15 – Sabato 16 gennaio il teatro Franco Parenti festeggia i suoi 48 anni di vita. Li festeggia in modo rispettoso delle regole, ma con la volontà di dare un messaggio: un gruppo di spettatori potrà entrare in qualità di “comparse”. Ai Lunedì di Casa Testori Andrée Ruth Shammah spiega il significato di questa iniziativa e racconta il progetto di Radio Franco Parenti. 

Ore 21.35 – La Quadriennale di Roma è sempre un’occasione importante per fare il punto sullo stato delle arti figurative in Italia. L’edizione di quest’anno inaugurata il 30 ottobre scorso, ha un titolo molto indicativo: “Fuori”. È una rassegna che vuole superare le solite categorizzazioni e anche misurarsi con un “incommensurabile”, «a testimoniare il bisogno dell’arte di superare i confini di quanto è conosciuto per varcare la soglia dell’inimmaginabile». Al Lunedì di Casa Testori ne parleremo con i due curatori Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol e con uno dei 43 artisti chiamati ad esporre, Guglielmo Castelli.

Ore 22.05 – Il 2021 è l’anno centenario di un grande poeta milanese tanto amato da Testori, Carlo Porta. Per questo per I Lunedì di Casa Testori Federica Fracassi questa settimana legge un articolo pubblicato sul Corriere nel 1975, in occasione dell’uscita del Meridiano curato da Dante Isella. 

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Puntata 7, lunedì 4 gennaio ore 21.15

-ore 21.15: Omaggio a Giovanni Romano, con Giovanni Agosti e Davide Dall’Ombra..

-ore 21.40: “Ti Bergamo”, mostra alla Gamec di Bergamo, con Valentina Gervasoni, curatrice, e gli artisti Nicolò Massazza dei Masbedo, Tea Andreoletti e Meris Angioletti.

-ore 22.10: Gli “incipit di Testori”. Federica Fracassi legge l’inizio del “Martino Spanzotti”

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Puntata 6, lunedì 28 dicembre ore 21.15

-ore 21.15: “Lotto. L’inquietudine della realtà”, Lecco Palazzo delle Paure. Con Giovanni Valagussa, curatore, don Davide Milani promotore dell’iniziativa, Giovanni Frangi, artista.

-ore 21.35: “Assalto al Castello”: la mostra dei 14 artisti valdostani al Castello Gamba, con Davide Dall’Ombra, curatore, Viviana Maria Vallet, responsabile scientifico di Castello Gamba e gli artisti Marco Bettio, Riccardo Mantelli e Chicco Margaroli

-ore 22.00: Gli “Incipit di Testori”: Federica Fracassi legge l’inizio del romanzo La Cattedrale

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Puntata 5, lunedì 21 dicembre ore 21.15

-ore 21.15: “We Rise by Lifting Others, Palazzo Strozzi. Con l’artista Marinella Senatore e il curatore Arturo Galansino.

-ore 21.35: incontro con Andrea De Marchi, storico dell’arte, docente all’università di Firenze. De Marchi è titolare di un account Instagram di grande bellezza e utilità, che ora è diventato un’agenda per l’anno che verrà.

-ore 22.00: Incipit Testori: Federica Fracassi legge l’inizio dell’ Interrogatorio a Maria.

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Puntata 4, lunedì 14 dicembre ore 21.15

-ore 21.15: “LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI. Collezionismo italiano contemporaneo”, con Alberto Fiz, curatore della mostra , Tullio Leggeri, collezionista e Massimo Toscani, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano

-ore 21.35: “Ritorno in Galleria del Ritratto di Signora di Gustav Klimt“, con Elena Pontiggia e Massimo Ferrari, presidente della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi.

-ore 22.00: Incipit Testori: Federica Fracassi legge l’inizio dell’ Ambleto.

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Puntata 3, lunedì 7 dicembre eccezionalmente alle 18.30

-ore 18.30: Incancellabile vittoria, Brescia. Con l’artista Emilio Isgrò e il curatore Marco Bazzini

-ore 19.00: Extraordinario, Marghera. Con i promotori Daniele Capra e Nico Covre con due degli artisti protagonisti del progetto, Adelisa Selimbašić e Giulio Malinverni.

-ore 19.20: Incipit Testori. Federica Fracassi legge l’inizio della Maria Brasca.

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Puntata 2, lunedì 30 novembre
-ore 21:15: Lo spettro di Malthus al Maga di Gallarate con l’artista Marzia Migliora, il curatore Matteo Lucchetti, Emma Zanella direttrice del museo e Alessandro Castiglioni, senior curator del museo.

-ore 21.35: Io Non Sono Leggenda con il curatore Davide Dall’Ombra, l’artista Andrea Mastrovito e Elena Testaferrata, responsabile di Palazzo Fabroni Arti Visive e Contemporeanee di Pistoia.

-22:00: Incipit Testori: Federica Fracassi legge l’inizio del Dio di Roserio

Qui il video della seconda puntata

Puntata 1, lunedì 23 novembre:
-ore 21.15: Meristà con la curatrice Giulia Zorzi, e le artiste Fatima Bianchi e Ilaria Turba.

– ore 21.40: Velasco Vitali, che ha esposto il ciclo Goldwatch negli spazi di Assab One: con lui Elena Quarestani, fondatrice dello spazio.

-ore 22.00: Incipit TestoriIl Fabbricone, Federica Fracassi legge la prima pagina del romanzo.

Qui il video della prima puntata

 

Calendario 2021 – Sguardi sulla Lombardia



DAL 18/12 NON SI GARANTISCE LA CONSEGNA ENTRO NATALE

Il 2020 è stato per la Lombardia un anno molto duro: a due riprese questo territorio si è trovato ad essere epicentro della pandemia, pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane e di perdite economiche. Per questa ragione il Calendario 2021 progettato da Casa Testori e Associazione Giovanni Testori è dedicato al territorio nel quale siamo nati e nel quale principalmente operiamo. 
È la Lombardia così visceralmente amata da Giovanni Testori, vista con l’occhio di grandi e importanti artisti, da Umberto Boccioni fino a Christo, che hanno saputo intercettare sia la poesia che l’energia di questo territorio. I loro sguardi affascinanti offrono un giro d’orizzonte dalle montagne delle Prealpi, ai magnifici laghi fino alla grande città, Milano. Ognuno dei 12 artisti fornisce un punto di vista e di interpretazione diverso. Ma tutti testimoniano la bellezza antica e insieme così contemporanea di questa regione.
Il calendario è dunque anche un augurio perché la Lombardia possa riprendere la sua corsa nel 2021 che ci attende.

12 mesi con grandi immagini delle opere di: Umberto Boccioni, Chr​isto, Fortunato Depero, Giovanni Frangi, Renato Guttuso, Richard Hamilton, Luca Pancrazzi, Gerhard Richter, Giovanni Testori, Grazia Toderi, William Turner e Velasco Vitali

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Andrea Bianconi. “Diario di un pre-carcerato”

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Giovedì 29 ottobre, ore 18.30
Andrea Bianconi presenta il libro “Diario di un pre-carcerato. Ediz. illustrata” – Silvana Editoriale

Dialogano con l’autore Gianni Canova, Rettore Università IULM, Giacinto Siciliano, Direttore della casa circondariale di Milano San Vittore, Giuseppe Frangi, giornalista e curatore della Performance “Come costruire una direzione” che ha dato vita al libro.

In questo Diario Andrea Bianconi racconta, giorno dopo giorno, per quattordici giorni, le riflessioni, l’avvicinamento e la preparazione alla performance, curata da Giuseppe Frangi in collaborazione con Casa Testori tenuta il 3 aprile 2019 nel carcere di San Vittore.

Un’esperienza artistica di grande libertà espressiva che si carica di un significato profondo proprio per il suo svolgersi in una struttura di detenzione. “Ho deciso che entrerò in carcere con la libertà, la metterò al centro, sopra l’altare”, scrive l’artista in queste pagine, in cui ripercorre le idee e lo sviluppo di una performance di grande suggestione: vera protagonista dello spettacolo è l’immaginazione, un fattore intrinsecamente libero, ovvero non “carcerabile”

A seguito dell’introduzione del nuovo DPCM, non sarà possibile partecipare in presenza. vi invitiamo a seguirla sulla nostra pagina facebook.

Il libro è acquistabile anche dal nostro bookshop.

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