A Doppio Senso

VESTITI COME UNA VESPA

Lo scultore greco Pigmalione si era innamorato della propria statua, Galatea, al punto da considerarla superiore a qualunque donna e di dormirle accanto. Afrodite decise allora di accontentarlo dandole la vita. Similmente Matteo Negri ha cercato di dare vita a una Vespa Piaggio degli anni Settanta, realizzandola in bronzo e dotandola di una carenatura in grado di farla piroettare. La Vespa è così un simbolo di libertà, di leggerezza, e sembra quasi danzare come una ballerina che vola sulle proprie gambe.

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Vestiti come una Vespa, 2016, fusione in bronzo a cera persa, motore elettrico, ferro, legno cm 135x120x240

CINQUE DI FIORI

Una carta da gioco floreale, un frammento di giardino racchiuso nella stanza dove tanti anni fa l’artista aveva esposto per la prima volta a Casa Testori le proprie ceramiche. Non ci sono più mine sottomarine ad accogliere lo spettatore nella stanza, ci sono fiori immersi tra una vegetazione rigogliosa. La ceramica cerca così di fare concorrenza alla flora tropicale, in un continuo rigenerarsi di colori che sfida la natura (qui controllata e tenuta in vita da sensori e sistemi elettronici), cercando di confondersi e di rubarne l’intima bellezza.

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Cinque di fiori, 2016, flora varia tropicale, irrigazione a sensori digitali, acqua, feltro, pvc, engobbio su terracotta, luce led cm 200x260x40

ALEPPO

Aleppoè una trottola cromata, cava al suo interno, con un motore che le fa compiere trenta giri al minuto. Un’opera che racconta la vitalità e il desiderio di normalità dei bambini di un paese martoriato come la Siria, che tenta di rinascere. Aleppo racconta cromaticamente il paesaggio dell’infanzia, ne costituisce un bagaglio in continuo movimento in cui sono contenuti i colori ed il gioco, in un orizzonte in cui il presente continua incessantemente, talvolta in maniera dolorosa, a bussare alla porta.

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Aleppo, 2016, installazione ambientale, motore elettrico, acciaio, resina poliestere, cromo liquido, colore per vetro 

DELLE PIÙ BELLE, LE PAROLE, MANCO A DIRLE PENSANO DI ESSERE

Manciate di lettere seminate e perse da una grossa palla capricciosa che rotola. Parole in grande libertà e di curiosa incomprensibile qualità. Parole come cielo stellato da unire con un trattino. Parole costellazioni, parole per guardare e vedere più in là del naso. Parole da leggere senza capire, a bocca aperta.

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Delle più belle, le parole, manco a dirle pensano di essere, 2016, installazione ambientale, silicone, legno, luce wood, WowPowder

KAMIGAMI

Kamigami è una scatola magica che amplifica la percezione dello spazio e di ciò che sta al di là del nostro limite fisico. È scultura che si vede dal buco della serratura dalla quale si intuiscono la griglia costruttiva e la struttura ricorsiva di un mattoncino moltiplicarsi all’infinito. Kamigami è un miraggio che pare reale, è rifrazione, creazione di uno spazio intimo e magico che trasforma ludicamente l’osservatore in voyeur.

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Kamigami, 2016, installazione ambientale, ferro cromato, laccato, zincato, specchio, legno, luce neon

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