Author: Alessandro Frangi

EMILIO ISGRÒ. I 35 LIBRI DEI PROMESSI SPOSI CANCELLATI

Emilio Isgrò
A cura di Davide Dall’Ombra
Castello Gamba – Museo d’arte moderna e contemporanea
Châtillon, Valle d’Aosta
6 Aprile – 16 Giugno 2019

EMILIO ISGRÒ. I 35 LIBRI DEI PROMESSI SPOSI CANCELLATI
Davide Dall’Ombra

«Cancellandola, mi sono accorto di come la scrittura manzoniana sia quanto di più potente e sorgivo abbia offerto la nostra letteratura dopo Dante. Giacché in Manzoni anche la cultura si fa natura».

Al centro dell’esposizione è posta l’opera più imponente realizzata da Emilio Isgrò: i 35 libri cancellati dedicati alle pagine più celebri de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. I Promessi Sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati è un’opera realizzata nel 2016 appositamente per essere esposta a Casa Manzoni, a Milano. È qui presentata, non solo per la sua imponente bellezza e perché esemplificativa della poetica dell’artista e delle sue celebri cancellature, ma perché utile a comprendere la portata creativa che ha avuto nell’artista l’intuizione sulla centralità della parola, ben espressa nell’opera di Isgrò conservata al Castello Gamba e visibile nel percorso del Museo.
L’opera è composta da 35 copie del romanzo, aperte su pagine emblematiche, e presentate in altrettante teche di plexiglass. I volumi utilizzati sono la ristampa anastatica della prima edizione del romanzo nella sua versione definitiva (la cosiddetta Quarantana), edizione che Manzoni aveva fatto illustrare da Alessandro Gonin, fornendogli precise indicazioni. Isgrò, artista siciliano trapiantato a Milano, è intervenuto sulle 70 pagine con un’operazione a lui consueta: ha cancellato quasi tutto il testo con inchiostro nero o tempera bianca, facendo sopravvivere solo alcune parole chiave, perché salvate o lasciate emergere dalla trasparenza del segno. Sono proprio queste parole salvate a ricreare un nuovo testo o, meglio, a darci una sintetica e poetica chiave di lettura del passaggio scelto. Quello che sembrerebbe oltraggio si scopre così un atto d’amore.
L’intervento di Isgrò ci fa precipitare nel cuore del testo e ci fa capire la grandezza della scrittura manzoniana.
È così che, quando il silenzio si fa necessario, nulla si può dire, o aggiungere di nuovo, rimangono solo le virgole, a segnare il passaggio del tempo e a rassicurarci che qualcosa di indescrivibile sta accadendo. Più spesso si salvano poche parole sufficienti ad evocare l’intero capitolo, come la conversione dell’Innominato: “dio, lo, Dio”. Talvolta l’intervento è più pittorico: è così che compaiono le due anime della Monaca di Monza, contemporaneamente bianca e nera. Del resto, la bellezza pittorica delle pagine ricreate non viene mai meno ed è una componente essenziale dell’armonia che trasmette l’opera. Le cancellature danno un ritmo musicale alle pagine e l’alternanza dei bianchi e dei neri è poetica in sé.
Ma sono certamente le parole di Manzoni, sfrondate e levigate come pietre piccole e preziose, a brillare tra i solchi creati dall’artista, restituendoci la potenza evocativa maggiore. Tre semplici “e”, superstiti nel vuoto della pagina, dilatano l’aspettativa di un lieto fine insita nel romanzo, mentre frasi completamente nuove, come quella nata dalle indicazioni di Fra Cristoforo, “direte barca rispondete amore”, sciolgono il confine tra scrittura e arti figurative.
Perché è in questa sinestesia tra i linguaggi che sta la grandezza di quest’opera. Il romanzo in generale e, come sottolineava Giovanni Testori, Manzoni in particolare, conduce il lettore, parola dopo parola, fino al culmine del sentimento, della commozione, rabbia o pietà che è in grado di suscitare, con i tempi della lingua e della narrazione.
L’opera d’arte accade, al contrario, in un istante, di fronte allo spettatore: è come se potessimo leggere in un sol colpo un intero romanzo, diceva Testori. Scrittura e arte figurativa hanno tempi lontanissimi di fruizione: l’una ci può far correre o passeggiare, l’altra ci costringe a un immediato tuffo olimpionico. Ecco, con le sue cancellature, Isgrò imprime alla letteratura i tempi vertiginosi dell’arte, permettendoci di cogliere l’essenza di un intero capitolo in un colpo d’occhio, ma, al contempo, con un’opera come questa, ci riporta, libro dopo libro, un personaggio o fotogramma via l’altro, ai tempi tipici della lettura, fatti di comprensione, apprezzamento, stupore e profonda immedesimazione.

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LA MOSTRA

Una nuova mostra per un nuovo progetto di Casa Testori, voluti e sostenuti dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta. Un progetto che ha visto Casa Testori curare uno studio della collezione del Museo del Castello Gamba, il Museo che raccoglie la collezione del Novecento della Valle d’Aosta, individuando alcune opere e maestri capaci di fungere da perno per future iniziative di valorizzazione, affinché il Castello Gamba, guadagni definitivamente il posto che gli spetta, quale meta imprescindibile per i turisti dei Castelli in Valle d’Aosta e approdo prediletto dagli abitanti della Regione.
Il primo frutto di questa collaborazione è la mostra Emilio Isgrò. I 35 libri dei Promessi Sposi cancellati, che espone un’opera importante e articolata di uno dei più importanti artisti concettuali italiani, in dialogo con il suo dipinto conservato al Castello Gamba: Quel che è scritto (1991), presentato per l’occasione con nuove efficaci chiavi di lettura. È la quinta “puntata” della fortunata rassegna di mostre Détails, con cui Castello Gamba valorizza il proprio patrimonio, ponendo l’attenzione del pubblico su uno degli autori presenti in collezione. 

Scarica qui la guidina della mostra

Edipus

di Giovanni Testori
scrittura di scena e interpretazione Roberto Trifirò
scenografia Gianni Carluccio, costumi Stefano Sclabas
luci Luigi Chiaromonte, collaborazione ai movimenti Barbara Geiger
assistente alla regia Chiara Piemontese, collaborazione Francesca Cassanelli
trucco Daniele Francolino, foto di scena Angelo Redaelli
produzione teatro Out Off
Spettacolo In abbonamento Invito a Teatro
fino al 19 aprile  
Teatro Out Off


Promozioni dedicate allo spettacolo:
Per gli amici di Casa Testori e Associazione Testori ingresso speciale a 8 euro invece che 19,50. Per ricevere l’offerta è sufficiente prenotare scrivendo a info@teatrooutoff.it o chiamando lo 02.34532140

Roberto Trifirò, sua la scrittura di scena e l’interpretazione, entra nel mondo dell’“Edipus” del grande Giovanni Testori con la sua lingua ruvida e struggente, eccezionale mezzo di espressività e teatralità illuminando nella sua bella prova la metateatralità del monologo, tingendola di caratteri di sfida perduta ma non abbandonata, della fatica indomita della vita, di cosciente compostezza. Incontra la concretezza ruvida della lingua testoriana ed entra in “Edipus” offrendone una lettura febbricitante, è ironico ma mai cialtrone, in lui c’è il senso di malinconico dolore per un mondo di semplicità estinte. Nella “tragediosa tragedia” che chiude la Trilogia degli Scarrozzanti, i guitti, i reietti, i fuori norma, i non accettati, Edipo uccide consapevole il tiranno Laio e consapevole si congiunge con la madre. Lo scarrozzante, sacerdote del povero rito del teatro, ostinato gioca col proprio ciarpame: «Ecces qui i boccoli, le collane, le spille, le spillazze, i pendenti, i pendolenti…», pur sapendo che può solo continuare ad offrire se stesso all’utopia della libertà del teatro che rinnova sempre se stessa. Solitudine, autodistruzione, girare e andare. La vita di tutti, scarrozzanti e non.
Magda Poli (Corriere della Sera, 1 aprile)

Nella compagnia degli ultimi e dei reietti è rimasto solo il Capocomico, lo “Scarrozzante” ad interpretare tutti i personaggi. Con Edipus Testori completa la sua trilogia teatrale che ha come protagonisti personaggi presi dai classici. Attraverso la voce dell’unico protagonista della tragedia, Testori lancia la sua sfida luciferina pur sapendo che dopo di ciò resterà solo il silenzio. Un testo in cui la crisi della cultura e della coscienza contemporanea sono altamente rappresentati, ma anche un’opera che da letteraria si fa politica, nella misura in cui è politica la letteratura quando mira a dare un giudizio globale sull’uomo e sul mondo. L’indignazione di Testori si abbatte con violenza contro ciò che contamina la vita proprio per un estremo e disperato atto d’amore verso l’uomo.

L’amore

Lino Guanciale legge le (sue) poesie 
L’amore di Giovanni Testori viene pubblicato nel 1968 da Feltrinelli, si tratta di un’antologia di poesie scritte tra il 1966 e il 1967. Una raccolta molto intimista, in cui lo scrittore lombardo si misura con l’amore come sentimento totalizzante e incondizionato. Amore degli uomini e delle donne, carnale ma anche immortale.
Parlare d’amore con l’audacia linguistica di un autore scultore di immagini come Testori.
Testori fa una poesia ricca e profonda con slanci metafisici nella miglior tradizione della poesia amorosa. – la Repubblica

Lunedì 18 marzo h 20.30
Teatro Franco Parenti

scheda spettacolo >  
Intero > 25€ + pr. | acquista online 

Promessi Sposi alla Prova

4 febbraio, ore 21 – Teatro di Varese
11 – 23 Febbraio 2020 – Teatro Franco Parenti

di Giovanni Testori
adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con Luca LazzareschiLaura Marinoni e con Filippo Lai,
Laura Pasetti, Nina Pons, Sebastiano Spada e la partecipazione di Carlina Torta.
scena Gianmaurizio Fercioni, luci Camilla Piccioni
musiche Michele Tadini e Paolo Ciarchi
costumi scelti dalla regia dal materiale di sartoria del Teatro curata da Simona Dondoni

produzione Teatro Franco Parenti/Fondazione Teatro della Toscana
con il sostegno dell’Associazione Giovanni Testori

Ci sono momenti storici in cui alcuni testi ci sembrano necessari; la prima volta che ho messo in scena I Promessi sposi alla prova con Franco Parenti ne sentivo la necessità e la sento oggi, come e forse più di allora. Per quanto lontano da noi e dallo spirito del nostro tempo, un classico è tale perché capace di risvegliare dubbi ed emozioni proprie a tutti gli esseri umani, in qualsiasi epoca.
Testori ha accolto, tradito o tradotto le parole di Manzoni in una nuova forma che rende contemporanee e facilmente comunicabili verità antiche di cui abbiamo nuovamente bisogno.
Con questo spettacolo, non solo si vuole restituire al pubblico uno dei capisaldi della letteratura italiana e far conoscere e amare la riscrittura di Testori, ma si intende esortare a camminare con una nuova consapevolezza nel nostro tempo e a riscoprire i fondamenti del Teatro, come lo intendo io ancora e sempre di più.
Andrée Ruth Shammah

Per  gli amici di Associazione Testori e Casa Testori
PROMOacquista online o in biglietteria con codice 7277 > biglietti 15€ anziché 30€ +pr.

UN’ALTRA PRIMAVERA. Artisti per l’equinozio 2019

A cura di Giuseppe Frangi
Castello Oldofredi, Calcio (BG)
16 Marzo – 7 Aprile 2019

UN’ALTRA PRIMAVERA
Giuseppe Frangi

Sarà un volto chiaro.
S’apriranno le strade sui colli di pini
Cesare Pavese

È un sole delicato e antico quello che si alza su Castello Oldofredi in occasione di questa nuova primavera. Lo ha ricamato Paola Sala, uno dei dieci artisti che hanno raccolto l’invito di partecipare a questa nuova edizione della Settimana della Cultura di Calcio. È un manufatto semplice, che richiama il sapore delle case dei nonni di un tempo, quando si aprivano i cassetti di soppiatto e ne uscivano le più straordinarie magie. In questo caso la magia ha però qualcosa di bizzarro e di imprevisto: i raggi blu non si dimostrano molto obbedienti ad un ordine e al centro la scritta sembra quella apparsa clandestinamente su un muro. Il fascino dell’arte è quello di sorprendere con la capacità di reinventare e reinventarsi. Così l’antico cucito diventa qualcosa che comunica l’avvento di un nuovo.

In questo caso il nuovo è la primavera, quel “volto chiaro” del mondo cantato da Pavese che s’allaccia con meravigliosa regolarità, ma che ogni volta ci riempie di stupore perché travalica la misura attesa. Con una certa sana presunzione l’arte non vuole e non può essere da meno. Deve avere in sé, sempre, un “nuovo” e deve travalicare le attese. La proposta che Casa Testori ha lanciato agli artisti in occasione di questa nova edizione dell’appuntamento a Castello Oldofredi è perciò non solo quella di accompagnare poeticamente l’arrivo di “un’altra primavera”, ma di essere con le loro opere esperienza di una “primavera”: appunto di “un’altra primavera”.

Quest’anno la famiglia degli artisti si è ingrandita: sono dieci quelli presenti a questa edizione, con una componente femminile inevitabilmente maggioritaria, perché siamo in un luogo profondamente permeato dalla presenza di donne, le suore Passioniste e le ragazze da loro accolte.

Calcio e il suo territorio custodiscono un cuore antico, ma sono stati attraversati e per certi versi anche feriti, dall’irruzione della modernità. Il paesaggio al quale quest’altra primavera regala nuova vita è perciò un paesaggio che a volte fatichiamo a riconoscere, come se la sua bellezza ci fosse stata sottratta. Nel percorso della mostra potrete vedere come gli artisti a volte abbiano proprio intercettato questa sensazione di uno strappo avvenuto, questo struggimento per un tesoro che potrebbe sfuggirci dalle mani e dallo sguardo.E ora cominciamo il nostro viaggio.

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LA MOSTRA

A seguito del successo dell’edizione precedente, il Comune di Calcio ha affidato nuovamente a Casa Testori la curatela della mostra che si è tenuta a Castello Oldofredi in occasione della Settimana della Cultura 2019 (16-24 marzo).
Una rinascita, una novità di sguardo, un cambiamento di prospettiva, che non riguarda solo la natura, ma che ha coinvolto anche chi questo mondo lo abita: 10 artisti sono stati invitati a documentare con la loro capacità poetica quel passaggio felice del calendario che è l’inizio della primavera. 
Il percorso, pieno di sorprese, si è proposto di indagare come gli artisti abbiano saputo interpretare questa dimensione di rinascita che coinvolge il paesaggio, il cielo, la natura e l’uomo, come miracolo che si rinnova con fedeltà ad ogni primavera.  
Non è stato un approccio solo descrittivo e naturalistico, ma anche meditativo e concettuale, che ha reso il visitatore non un semplice spettatore, ma partecipe ad un rito, ad un’esperienza.

GLI ARTISTI

Irene Balia, Andrea Bruschi, Emma Ciceri, Tamara Ferioli, Marco Grimaldi, Manuel Grosso, Paola Marzoli, Giulia Pellegrini, Marco Rossi, Paola Sala

Conversazione con la morte al Teatro Litta

Dal 19 al 31 marzo 2019
CONVERSAZIONE CON LA MORTE
di Giovanni Testori – regia Mino Manni – con Gaetano Callegaro
Ho divorato “Conversazione con la morte” quasi fisicamente e le parole del testo hanno cominciato a vibrare dentro di me, a farmi compagnia, a risuonare in modo struggente con una vita prorompente e purificatrice sebbene quelle parole fossero “portatrici di morte”. Da qui, inconsciamente, ho cominciato a sentire un legame profondo con Giovanni Testori e istintivamente ho riletto la sua raccolta di poesie “Nel tuo sangue” e, ancora istintivamente, ho cominciato a sviluppare idee, suggestioni, riflessioni fino ad immaginare uno spazio, un luogo dove mettere in scena quelle parole: uno spazio che non fosse solo un teatro ma un tempio sconsacrato, una sorta di chiesa benedetta e maledetta insieme dove il vecchio attore che parla ( il protagonista del testo) divora sé stesso in un rito ecclesiastico in cui l’altare diventa un tavolaccio da obitorio e dove attraverso la disperazione della sua solitudine, realizza la necessità di un dialogo con la “cara, dolce ed eterna ombra” che assume forma di cagna, ragazzina, amante e madre “dal grembo assassino” perché, al di là di ogni retorica sulla maternità, chi dà la vita dà anche la morte (Testori scrisse il testo nel 1978 dopo la morte della madre). In “Conversazione con la morte” c’è la fatica di dire e quella di non dire, l’anelito a una parola impossibile che diventa possibile soltanto attraverso il teatro: in fondo,semplicemente, un uomo solo che parla a un pubblico che lo ascolta. Che parla le parole sublimi, alte, poetiche e mai definitive di Giovanni Testori.
(Mino Manni)

OFFERTA CASA TESTORI
Per te due biglietti a 12€ cad. + prevendita 
Per info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it/ 0286454545 e attendere una conferma

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In un tempo fatto di ricordi, la “Cleopatràs lussuriosa” di Testori ci accompagna dentro l’universalità di una passione che ne segna tragicamente il destino.
produzione Manifatture Teatrali Milanesi/Ossoli-Manni
MTM La Cavallerizza – Corso Magenta 24 Milano

Dal 5 al 10 marzo 2019
CLEOPATRAS
di Giovanni Testori – regia Mino Manni – con Marta Ossoli
Una donna che pienamente ha vissuto, amato, goduto, e perso ogni cosa. Una vedova che intona un doloroso lamento di morte e un potente inno alla vita. La grandiosa imperatrice d’Egitto che ha dominato e sottomesso interi popoli. Una bagascia di paese che millanta un passato fantasioso e mai esistito. Cosa resta della “gran reina” dopo che ha deposto la corona? Uno spettacolo in cui sacro e profano, amore e morte giungono a un punto di fusione incandescente e poeticissimo attraverso un linguaggio crudo e palpitante, barbarico e sublime, unico e immortale. Come il suo autore.

OFFERTA CASA TESTORI
Per te due biglietti a 12€ cad. + prevendita 
Per info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it/ 0286454545 e attendere una conferma

Grande successo per la Monaca. Ecco le recensioni


«Uno spettacolo di rara forza, un trionfo della parola testoriana che “si fa carne”, materia viva in Federica Fracassi» (Magda Poli sul Corriere.it)
https://www.corriere.it/…/scena-la-monaca-monza-testori-mal…

«Questa Monaca che offre una elettricità linguistica meravigliosa e contiene la potenza di echi che risuonano forti dentro» (Maurizio Porro su Cultweeek)
http://www.cultweek.com/la-monaca-del-tormento-tra-spirit…/…

«Questa Monaca di Monza, raccontandosi post mortem senza sconti, mostrando impietosamente nella morgue scenica i dettagli anatomici della sua anima, tiene letteralmente la platea incollata alle poltrone, facendole respirare i suoi fiati, e l’urgenza del vivere» (Danilo Caravà su Milanoteatri.it)
http://www.milanoteatri.it/recensione-la-monaca-di-monza/…

La Monaca di Monza con Federica Fracassi

12 febbraio al 3 marzo al Teatro Franco Parenti.
regia: Valter Malosti; con: Federica Fracassi, Vincenzo Giordano, Giulia Mazzarino.


Valter Malosti e Federica Fracassi, entrambi pluripremiati dalla critica italiana, tornano a lavorare insieme portando in scena la feroce confessione di Marianna De Leyva. Nella versione di Testori, come in soggettiva cinematografica, la protagonista, da morta, rivive la vicenda fin dal suo proprio concepimento avvenuto con atto brutale del padre su una delicata figura di madre, per poi passare a rievocare il disperato amore per Gian Paolo Osio.
Ecco le note di regia di Valter Malosti:«Credo che pochi artisti italiani portino nella propria figura le stimmate dell’ “artista moderno” come Giovanni Testori – osservava Piero Citati nel 1971 -. Il suo bisogno fatale di andare oltre, sempre più avanti e lontano, dove nessuno possa sostare con lui: il suo disperato desiderio di conoscere il peccato, la dannazione, il rimorso e il delirio; e la fredda volontà di costruirsi, giorno per giorno, ora per ora, libro per libro, un destino tragico, cosa più moderno di questo?». 

Di Giovanni Testori, autore per me seminale, mi ha sempre affascinato, al di là della produzione teatrale, il Testori parallelo, sublime, avventuroso ed emozionale critico (e mercante) d’arte. L’installazione nella chiesa di S.Bernardino a Ivrea per mezzo del saggio di Testori sul tramezzo affrescato da Martino Spanzotti, è stata un passo decisivo nella mia ricerca di radici espressive (per citare una espressione tipicamente testoriana), e umane, non cito tanti altri tentativi e reading ma voglio almeno ricordare Passio Laetitiae et Felicitatis, tratto dal romanzo omonimo con una straordinaria Laura Marinoni, Le Maddalene, un progetto nato su impulso del festival DeSidera, e infine L’Arialda che ho realizzato dapprima come saggio di diploma della scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, che allora dirigevo, e poi come vero e proprio spettacolo. Il mio avvicinamento con Federica Fracassi alla Monaca di Monza viene invece da lontano, già nel 2009 avevamo dato vita ad un focus testoriano sulle figure monacali femminili testoriane, cui è seguito un primo studio di avvicinamento alla “malmonacata”, realizzato nel dicembre 2016 su suggestione del Teatro Manzoni di Monza. 

In Testori, Marianna De Leyva è una sorta di revenant che strappa se stessa, fantoccio di carta, dalla storia. La parola si fa carne, rimette insieme le sue “ossa maledette” per dar vita ad una blasfema eppur umanissima resurrezione. 
La tragica vicenda della protagonista prende forma con un andamento temporale distopico, e come in soggettiva cinematografica, addirittura fin da dentro il ventre materno, dal concepimento, dall’atto brutale del padre padrone, passando per gli opifici e le fabbriche e le macchine e le benne della Monza e della Milano degli anni sessanta, fino a rivivere il disperato amore, che è il cuore pulsante del testo, per Gian Paolo Osio vero e proprio eroe nero, sconcio e sanguinario che finirà i suoi giorni barbaramente trucidato. 
L’operazione drammaturgica (l’adattamento è per tre sole voci), e di regia, è volta alla radicale scarnificazione del testo, lasciando da parte quel sentore vagamente “pirandelliano” che si annusa nel testo completo, lasciando che l’andamento da feroce confessione, sviluppata in un dialogo apparente con l’inquisitore, si trasformi in quello che il nucleo del testo in realtà è, e cioè un atto violentemente ed eminentemente poetico, già lì ad esprimere una condizione “germinale” del teatro come prova “religiosa”, “immobile”, “lacerante e senz’esiti”, come ha scritto Barbara Zandrino, una interrogazione spinta fino alla blasfema chiamata in giudizio di Dio, con furioso slancio eretico, per aver voluto così la creazione. 

Per gli amici dell’Associazione Testori condizioni speciali: acquistando il biglietto inserite il codice 6793. Gli sconti sono applicati settimana per settimana.

La Monaca di Monza per una sera a casa sua

Lunedì 4 febbraio, alle 20,30 straordinaria anteprima della nuova messa in scena della Monaca di Monza di Giovanni Testori che debutterà al Teatro Franco Parenti il 12 febbraio. La regia è di Valter Malosti, protagonista Federica Fracassi. Lo spettacolo verrà presentato attraverso un reading a Palazzo Marino, la casa dove Marianna de Leyva era nata e dove aveva vissuto sino ai 16 anni.

Era nata nella Sala Verde di Palazzo Marino, il 4 dicembre 1575. Ora dopo oltre cinque secoli, Marianna de Leyva torna simbolicamente tra le mura di casa con le sembianze di Federica Fracassi, protagonista della Monaca di Monza di Giovanni Testori. In Sala Alessi viene proposto un reading di un passaggio dello spettacolo. In scena oltre a Federica Fracassi ci saranno Vincenzo Giordano e Giulia Mazzarino
Dopo il saluto dell’assessore alla Cultura di Milano Filippo Del Corno, Giovanni Agosti spiegherà il rapporto tra Palazzo Marino e Marianna de Leyva.

Quindi, prima del reading, Valter Malosti racconterà il percorso fatto per arrivare a questa messa in scena. Nella versione di Giovanni Testori come in soggettiva cinematografica la protagonista, da morta, rivive la vicenda fin dal suo proprio concepimento avvenuto con atto brutale del padre su una delicata figura di madre, per poi passare a rievocare il disperato amore per Gian Paolo Osio, vero e proprio eroe nero e sanguinario che finisce i suoi giorni barbaramente trucidato. Malosti dirige la Fracassi, interprete sensibile alle nuove drammaturgie, votata alle scritture più visionarie, feroci, poetiche degli ultimi anni e già intensa interprete dell’universo femminile testoriano (nei panni di ErodiàsCleopatràs e Mater Strangosciàs).

ingresso gratuito | si consiglia prenotazione a info@associazionetestori.it

Graffiare il presente – Rassegna Stampa


“Casa Testori è andata spontaneamente ad occupare un vuoto generazionale…Non stupisce, quindi, che sia diventata punto di riferimento giovanile sia per gli artisti che per il pubblico. Anche la collettiva in corso, curata da Daniele Capra e Giuseppe Frangi, ha convocato i lavori di ventuno pittori nati tra gli anni Settanta e gli Ottanta sotto il titolo «Graffiare il presente», cioè accomunati da una particolare intensità nel modo di riflettere sull’oggi.
(Francesca Bonazzoli, Corriere della Sera – Milano, 2 gennaio 2019)

“Graffiare il presente”, che riunisce, […] oltre venti autori nati fra gli anni ‘70 e ‘80, chiamati a scuotere le coscienze
con la loro pittura impegnata a riflettere sui guasti della nostra epoca. […]  il percorso affonda dentro la pittura stessa quale strumento di analisi chirurgica di situazioni correnti.
…nessuno cade mai nella didascalia, mantenendo il tema della ricerca puntato sul potere documentario del mezzo (la pittura) più che sul fine (la retorica). Quella che Testori definiva “un’urgenza di vita in atto” è affidata al vigore del linguaggio.
(Chiara Gatti, La Repubblica – Milano, 29 dicembre 2018)

Il progetto a cura di Daniele Capra e Giuseppe Frangi presenta alcuni dei lavori realizzati dai 21 artisti durante il 2018, e che rappresentano con intensità le esperienze che hanno vissuto o che vogliono far emergere. Quello che spinge gli artisti a servirsi della pittura è una missione estetica, esistenziale e politica.
(Ilaria Bulgarelli, Artribune, 31 dicembre 2018)

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Maramotti_Silva
Baricchi_Iacurci
Calabrese_Nazzarri
Despotovic
Fato_Bini
Kvas2
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Samori
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