Month: Luglio 2020

Laura Marinoni è la Gilda

«Ho lasciato il teatro, quel giorno folle di fine febbraio in cui iniziava l’incubo della pandemia, nei panni della Monaca di Monza dei Promessi sposi di Giovanni Testori, e Testori fa rinascere adesso la Gilda». Racconta questo, Laura Marinoni quando le si chiede di spiegare il perché de La Gilda di Mac Mahon, testo che il poeta, scrittore e drammaturgo milanese diede alle stampe nel 1959. È una storia simile a tante altre: di una periferia umana oltre che urbana, esistenziale e geografica, segnata però dall’amore, dalla passione. Gilda è il celebre personaggio di Rita Hayworth, ma qui è una bellezza dei bassifondi di Milano: si dà, si vende per mantenere uno, disperato come lei, finito in carcere per chissà quale affare. Gilda è appassionata e sensuale, eppure pudica, incerta, spaventata. In quelle periferie del Nord spreca la vita, innocente e colpevole.

Laura Marinoni, da attrice straordinaria, donna intensa e libera qual è, si impossessa della lingua testoriana, impastata di dialetto, aspra e poetica, popolare e commovente. E impreziosisce l’allestimento con un progetto creato assieme al compositore e musicista Alessandro Nidi, che spiega: «La prima musica che si affaccia al balcone della Gilda è una canzone di Jannacci, una delle canzoni che amo di più, che profuma di quella Milano, che racconta quelle persone, quelle piazze, quelle vie. Jannacci sembra la naturale colonna sonora di questo racconto, ma ho provato ad andare oltre. E si sono presentati poeti-musicisti immensi come Leo Ferré o Claudio Monteverdi. La sorpresa è che Testori li trasforma. Le loro musiche cambiano prospettiva, raccontano sentimenti nuovi».

Si avverte, così, quel gusto languido, di una dolce nostalgica cantata. Di un mondo che aveva i suoi miti, i suoi eroi, i suoi sconfitti. Una Milano certo scomparsa, ma che, grazie al suo poeta, torna a mostrarsi densa e viva come non mai.

A TROPEA. SIT DOWN TO HAVE AN IDEA

Andrea Bianconi
Tropea
1 Agosto 2020

Nell’estate più italiana che mai, è continuato il viaggio artistico di Andrea Bianconi con il progetto Sit Down to Have an Idea che il 1 agosto 2020 è approdato A Tropea, città candidata a Capitale italiana della Cultura per il 2022. L’annuncio è arrivato da Andrea Bianconi e dal sindaco di Tropea, Giovanni Macrì.
La performance in questa perla italiana incastonata nella Costa degli Dei è stata una sorta di rito propiziatorio che ha acceso le luci dell’alba: alle 5:15 di sabato 1 agosto, un gruppo di studenti neo diplomati si è trovato davanti al Liceo Scientifico F.lli Vianeo ed è partito in processione per portare la poltrona fino a Piazza del Cannone, dove l’opera è stata installata.
A Tropea è la quarta tappa del progetto Sit Down To Have An Idea di Andrea Bianconi.«Un luogo magico, con una storia millenaria e una bellezza struggente. Ho deciso di portare la “poltrona delle idee” a Tropea per adagiarla di fronte al mare» afferma l’artista «Dopo Cima Carega a 2259 metri di altezza sulle Piccole Dolomiti, andrò in Calabria, nella punta dello stivale. Chi si siederà su questa poltrona dominerà il mare, vedrà solo lo scintillio meraviglioso di queste acque, avrà la pace e questa sensazione di infinito che può far desiderare, pensare, far nascere nuove idee. In questo luogo meraviglioso e magico, i nostri sogni continuano e la mia opera d’arte ha assunto un significato profondo, quello di indurre le persone a fermarsi, sedersi, riflettere, immaginare e… Avere un’idea. Mai come in questo periodo pensare al nostro futuro ci lega a momenti di benessere con la natura e con tutto quello che ci sta intorno».
«Sono felicissimo che Andrea Bianconi abbia voluto fare di Tropea il palcoscenico per la sua nuova performance, un bel segnale di attenzione da parte del mondo della cultura e di un artista contemporaneo che ho avuto modo di apprezzare già da prima» afferma il Sindaco Giovanni Macrì. «È un bellissimo regalo a questa città che si inserisce nella promozione della candidatura di Tropea a Capitale italiana della Cultura per il 2022. Tropea sta ricevendo tantissimi riconoscimenti internazionali per l’ottimo lavoro sin qui svolto. L’attenzione e il gesto di Andrea Bianconi è un ulteriore segnale del ruolo che questo luogo vuole avere in Italia e nel mondo, come meta turistica che unisce arte, cultura, storia e natura». 

A Tropea. Sit Down to Have an Idea è un progetto artistico realizzato da Andrea Bianconi con la collaborazione di Casa Testori e Fondazione Coppola, con il patrocinio di Regione Calabria, Comune di Tropea, Istituto Superiore Tropea Consulta Associazioni del Territorio, Pro Loco di Tropea, AS.AL.T (Associazioni Albergatori di Tropea) e AssCom Tropea (Associazione commercianti e operatori turistici di Tropea).      

Il progetto, quarto atto di Sit down to have an idea che ha invaso gli spazi urbani di Bologna durante Arte Fiera, quelli culturali del Teatro Duse e la vetta di Cima Carega, porta la poltrona d’artista di Andrea Bianconi sulle acque trasparenti della bellissima Tropea. Il suo viaggio nei luoghi più inaspettati e belli del nostro paese porta un messaggio profondo di speranza e di rinascita, di riflessione sul nostro futuro e sulle idee che dobbiamo coltivare per un mondo migliore, la necessità di vivere in armonia e nel rispetto del pianeta. «Sono convinto della funzione terapeutica dell’arte» afferma Bianconi. «Portare l’arte in spazi sconfinati per contaminarli con i luoghi e i visitatori significa per me regalare emozioni forti e idee che sono l’ossigeno della nostra esistenza».

Il progetto ha perseguito anche nella sua finalità benefica: in occasione di A Tropea sono state messe in vendita le bandane d’autore realizzate da Bianconi con la scritta “Sit down to Have an Idea”, il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica (FFC), da oltre vent’anni la prima realtà italiana per la ricerca sulla fibrosi cistica, la malattia genetica grave più diffusa nel nostro Paese.Presieduta da Matteo Marzotto, la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica è una onlus riconosciuta dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) con il ruolo di Agenzia Nazionale per la ricerca scientifica sulla fibrosi cistica, la malattia genetica grave più diffusa (7.000 persone in Italia, 100.000 nel mondo) per cui ancora non esiste una cura risolutiva. La fibrosi cistica è una malattia multiorgano, ma è il danno ai polmoni che porta infine a non riuscire più a respirare. Quello che si sta vivendo oggi a causa del Covid – mascherine, distanziamento sociale e precauzioni igieniche – è la quotidianità di vita di un malato FC dalla nascita. La prima mission della Fondazione è quella di promuovere, selezionare e finanziare progetti avanzati di ricerca per migliorare la qualità e la durata della vita media dei malati e sconfiggere tale patologia; accanto alla ricerca, vi è inoltre la fondamentale opera di sensibilizzazione sulla malattia, che conta in Italia circa 2,5 milioni di portatori sani, spesso inconsapevoli di esserlo, che possono concepire figli affetti da fibrosi cistica. Finalità a cui il progetto di Andrea Bianconi contribuirà con questa iniziativa e con altre che verranno a seguire.

UFFICIO STAMPA ANDREA BIANCONI
Maria Grazia Vernuccio – mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it
mob. +39 3351282864

www.andreabianconi.com

Responsabile Comunicazione FFC
Valeria Merighi – valeria.merighi@fibrosicisticaricerca.it |
mob. +39 347 9389704 |www.fibrosicisticaricerca.it

Marina Abramović – Estasi a Napoli

Dal 18 settembre, Castel dell’Ovo, Napoli

La spettacolare esposizione “Marina Abramović / Estasi”, a cura di Casa Testori e prodotte da Vanitasclub con la collaborazione di dell’assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli dopo la tappa di Milano e nell’ambito del tour italiano, arriva all’interno di Castel dell’Ovo, il castello più antico di Napoli e per la sua posizione tra i simboli del capoluogo campano nel mondo. Questo castello, legato alla leggenda di Virgilio Mago, si prepara ora ad ospitare l’arte della madre della performance art, Marina Abramović, artista che ha una lunga familiarità con la città di Napoli, dove a 46 anni aveva tenuto la storica performance Rhytm 0 alla Galleria Studio Morra. La nuova esposizione, che si presenta profondamente diversa, è destinata però a sorprendere ed emozionare ugualmente i visitatori. “L’Italia ha dimostrato grande coraggio e un profondo senso di comunità e umanità. Italia ti amo e il mio cuore è con te”, ha detto l’artista per sostenere il nostro Paese nella sfida della ripresa del dopo virus. La mostra di Napoli è un’occasione che va proprio in questa direzione e sarà organizzata e proposta al pubblico nel completo rispetto delle disposizioni governative e di sicurezza previste durante la fase di ripresa post emergenza Covid.

L’esperienza, allestita nella Sala delle Carceri adibita nel tempo a galera del castello, è composta dal ciclo di video denominato “The Kitchen. Homage to Saint Therese”, un’opera molto significativa nella quale Marina Abramović si relaziona con una delle più importanti figure del cattolicesimo, Santa Teresa d’Avila. L’opera si compone di tre maxi video, che documentano altrettante performance tenute nel 2009 dall’artista nell’ex convento di La Laboral a Gijón, in Spagna. L’esposizione, unita al luogo e agli spettacolari allestimenti che saranno realizzati, contribuiranno a rendere incredibile l’esperienza che sta per arrivare nella città partenopea.

Attenzione: Marina Abramović non sarà fisicamente presente durante l’esposizione.

Torna In Exitu

Il 30 luglio arriva in libreria la nuova edizione di In Exitu, uno dei più importanti testi di Giovanni Testori. La nuova edizione esce nella collana Universale Feltrinelli (9 euro), è arricchita da una bellissima introduzione di Sonia Bergamasco. 

UNA FORZA CREANTE
Tornavamo a casa io e mia mamma, da Lasnigo. Eravamo andati a fare la spesa. Avrò avuto due anni e mezzo o tre. Era l’ora della sera, all’imbrunire, ed ecco che, per la strada, scendeva un uomo, con la testa reclinata, tra due carabinieri. Era legato con le catene. Conoscevo quell’uomo, l’avevo visto passare qualche volta mentre noi bambini si era a giocare nei prati. Incrociandomi sulla strada mi ha guardato e ha aperto la bocca per dirmi…non so, non so proprio. Non riuscii a sentire. Forse un semplice ciao o forse, chissà. Poi mi sono voltato e anche lui si voltò e ancora aprì la bocca, ma eravamo ormai troppo lontani. Ho chiesto piano, sottovoce, a mia mamma: “Ma cos’ha fatto?” E lei, svelta, per non farsi sentire: “Pare che abbia rubato una mucca…” Intanto mi chiedevo: “Dove va?”, “Non vedrà più nessuno?”, e soprattutto, “Cos’ha detto?”.

 E’ questo un ricordo che mi perseguita e ogni volta che mi riappare ho un grumo di interrogazioni che si sviluppano dentro. Cosa posso fare io perché quella bocca che s’è aperta davanti ai miei occhi, in quella sera, non muoia? Cosa posso fare perché non venga diminuito il suo segno, non solo in me, ma nella sua realtà? Qual è quella parola?

La madre, il figlio, l’altro. I personaggi principali sono già tutti lì, nel ricordo di quell’episodio dell’infanzia di Testori. E la spaventosa forza di attrazione che il buco nero di quella bocca esercita su Giovanni bambino stimolerà da quel giorno le fantasie più segrete della sua immaginazione e lo spingerà a riproporre quella scena primaria ancora e sempre. 

Impressiona, nel ricordo, la tenerissima età del bambino. Ha appena imparato ad articolare le parole per farsi capire e per cercare di comprendere, e la parola non detta di un adulto, la bocca nera di un “vinto”, lo trafiggono per sempre. Accanto al piccolo Giovanni, a “tradurre” per lui quella scena, sta la madre – la Beatrice del poeta – d’ora in poi anello di congiunzione tra dicibile e indicibile.

A vent’anni Giovanni Testori scrive un atto unico intitolato La morte in cui mette in scena una madre (con rosario), un figlio moribondo e un testimone del fatto. Molti anni dopo, un Testori sessantacinquenne, ripropone quella scena divorandone tutti i personaggi – Polifemo accecato – per lasciare che solo quel giovante morente e disgraziato, il Nessuno della storia, trovi la via d’uscita e dia vita, attraverso la parola, ad una delle azioni linguistiche più sfrenate e sconvolgenti del Novecento italiano. 

Testori presenta In exitu come romanzo. Ma se è vero, come lui dice, che il luogo del teatro non è scenico ma verbale, e se è vero, come lui dice, che il punto di partenza del teatro è il personaggio solo, il personaggio monologante, allora il romanzo In exitu è già teatro, ancora prima di diventarlo, a pochi mesi dalla pubblicazione, nella rielaborazione scenica che vedrà protagonisti lo stesso autore (lo scrivano) e Franco Branciaroli (Riboldi Gino).

In exitu è una pietà cristiana in cui il figlio che infinitamente muore non lascia che le braccia della madre lo reggano più – la madre è un’immagine di dolore troppo straziante, una madonna che piange, mutissima, e altrove. (…)
Sonia Bergamasco

UMANO MOLTO UMANO

13 ritratti in vetrina
Un progetto di Casa Testori e Collezione Poscio
A cura di Giuseppe Frangi
Casa De Rodis, Domodossola
11 Luglio – 11 Ottobre 2020

È dedicata al tema del ritratto la mostra “Umano molto umano” che Collezione Poscio ha proposto a Casa De Rodis per l’estate 2020. Curata da Casa Testori, l’esposizione ha preso spunto da un dato di attualità: nei drammatici mesi segnati dall’epidemia del Coronavirus siamo stati tutti profondamente segnati dai volti di coloro che erano in prima linea negli ospedali e nelle terapie intensive. I “ritratti” fotografici di infermieri e medici ci hanno messo davanti volti di un’intensità umana difficilmente dimenticabile. Sono immagini che ripropongono il senso del fare un “ritratto”: che non è semplice restituzione delle sembianze di una persona, ma esplorazione e disvelamento di una condizione umana. È una coscienza che gli artisti hanno sempre avuto e che la mostra si propone di riscoprire attraverso la presentazione di 13 grandi ritratti dall’inizio del Novecento ai giorni nostri. Il titolo dell’esposizione, “Umano molto umano”, vuole proprio sottolineare questo aspetto che dà pienamente valore e senso al genere del ritratto.
Per venire incontro alle regole e alle limitazioni dettate dalla post pandemia, la mostra si è sviluppata come un palinsesto teatrale: i ritratti, infatti, sono apparsi in sequenza dietro la grande vetrina di Casa De Rodis, per 13 settimane. Ogni sabato si è assistito al rito di “apparizione” di un nuovo volto, secondo un preciso calendario: i visitatori e i passanti sono stati invitati a esplorare e ad approfondire il singolo ritratto grazie a un testo su pannello che, oltre ai dati storici, offriva una lettura in profondità dell’opera. L’esposizione era pienamente una mostra “su piazza”: infatti, grazie ad una suggestiva soluzione espositiva, i 13 ritratti – dall’11 luglio all’11 ottobre – si sono affacciati, naturalmente in riproduzione, dalle finestre di Casa De Rodis, e quindi sulla centralissima piazza Mercato a Domodossola. Per tutto l’arco di tempo, ogni settimana, si sono susseguite alcune opere di grande importanza come il Ritratto della madre di Umberto Boccioni proveniente dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza e il Ritratto di Mario Alicata, uno dei capolavori di Renato Guttuso
Ad aprire l’esposizione è stato un dipinto realizzato per l’occasione da Barbara Nahmad: il Ritratto di un ritratto con protagonista Monica Falocchi, capoinfermiera della Terapia intensiva agli Spedali di Brescia. Monica Falocchi è uno dei volti simbolo che hanno segnato i mesi dell’epidemia: infatti il suo volto, fotografato da Andrea Frazzetta, è andato sulla copertina del New York Times Magazine.

CALENDARIO DELLA MOSTRA

11 – 17 luglioBarbara NahmadRitratto di un ritratto (COVID-19, Brescia), 2020
18 – 24 luglioOttone RosaiRitratto di Ottavio Fanfani, 1946
25 – 31 luglioBeppe DevalleRitratto di Jo, 2010 
1 – 7 agostoGiovanni TestoriRitratto di donna, 1977 
8 – 14 agostoFilippo De PisisGarçon de Boulevards, 1928
15 – 21 agostoCarlo FornaraRitratto della sorella Marietta davanti alla chiesa del lazzaretto a Prestinone, 1896
22 – 28 agostoAldo MondinoRitratto, 1987
29 agosto – 4 settembreGiosetta FioroniLiberty in gabbia, 1969 
5 – 11 settembre: Mario SchifanoRitratto di Boccioni, 1985 
12 – 18 settembreRenato GuttusoRitratto di Mario Alicata, 1940
19 – 25 settembreGianfranco FerroniAutoritratto, 1946
26 settembre – 2 ottobre: Matteo FatoRitratto di Charles Duke (Moon1972), 2019 
3 – 11 ottobreUmberto BoccioniRitratto della madre, 1911/12

EVENTI COLLATERALI

I MIEI RITRATTI IN PRIMA LINEA
Unione Montana delle Valli dell’Ossola, Domodossola
25 Settembre 2020

Incontro con il fotografo Andrea Frazzetta (vincitore del premio Ischia internazionale di giornalismo 2020) con la partecipazione di Monica Falocchi, capoinfermiera della terapia intensiva degli Spedali Civili di Brescia (volto di copertina del “New York Time Magazine”) e dell’artista Barbara Nahmad e con la moderazione di Giuseppe Frangi.

FINISSAGE VIRTUALE
16 Ottobre 2020

A chiusura della mostra si è svolto un incontro (via Zoom), ad accesso libero, con la partecipazione di Giuseppe Frangi, vicepresidente di Casa Testori, Stella Poscio, presidente di Casa de Rodis, e Massimo Ferrari, presidente della Galleria Ricci Oddi di Piacenza, il museo proprietario del Ritratto della madre di Umberto Boccioni con il quale si è chiuso il calendario espositivo.

Barbara Nahmad
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Ottone Rosai
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Jo (Jolanda Devalle) 2010 Olio e Acrilico su tela 120x100
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Testori
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De Pisis
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Mondino
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Fioroni
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Schifano
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guttuso
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39. Autoritratto,1956,olio su tela,cm40x29,5
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boccioni
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