Month: Giugno 2011

JOHNNY

Andrea Mastrovito

Johnny prende piede dal romanzo E Johnny prese il fucile (1939) di Dalton Trumbo, dal film omonimo,girato dallo stesso autore del romanzo nel1971 e dal brano ad esso ispirato One, registratonel 1988 dai Metallica nell’album …And justice for allJohnny fonde i tre linguaggi del romanzo,della musica e del cinema in un’unica operamultimediale con veri e propri attori di carta e diluce, realizzati con nulla, così come gli spettacoli degli Scarozzanti del teatro testoriano.La storia di Johnny è semplice e atroce: un giovaneamericano, sul finire della prima guerra mondialeviene spedito al fronte europeo dove, colpitoda una granata, perde braccia, gambe, volto,orecchie e tutti i sensi tranne il tatto. Date le suepenose condizioni, viene creduto incapace diintendere e volere, e viene mantenuto artificialmentein vita per anni ed anni a scopo scientifico,in un lettino all’interno di un ripostiglio buio.In realtà, pur se impossibilitato a comunicare, lasua mente è perfettamente sveglia e conscia dellasituazione terribile, e i suoi ragionamenti, lesue angosce, le sue speranze – vane – col passaredegli anni varcano quel limite, inintelligibile,tra vita e morte, rendendolo inaccettato: l’unicomorto tra i vivi, e l’unico vivo tra i morti.Ho sempre trovato fondamentale, per me, questastoria. Senz’altro perché le vicende famigliari mihanno portato ad avere un rapporto giornalierocon la malattia fin dalla giovinezza. E senz’altroperché trovo che riesca ad essere talmente estrema,talmente insopportabile da essere tremendamentevera. Johnny protrae quasi all’infinito lasua morte, vivendo, rivivendo milioni di volte ilpassaggio dalla vita alla morte, quello che nessunodi noi può conoscere, quello che, nel filmdi Trumbo, nessuno, neanche il Cristo, riesce acomprendere o sopportare. In questo Johnny miappare come un Cristo senza braccia, senza gambe,al quale non si possa neanche più dare unacroce – crocevia necessario alla redenzione – e alquale quindi non si può dare salvezza.L’unico sollievo che può trovare è nella vicinanzadi un’infermiera dolce al suo capezzale, che loaccompagni nel suo trapasso infinito.Rileggendo un’intervista a Lucia, sorella di Testori,ho notato quanto fosse necessario, in questacasa, accompagnare i propri cari verso l’aldilà.Testori dormiva nel letto in cui erano mortientrambi i suoi genitori, tenendo viva, fisicamente,la fiammella della loro presenza. Genitoriche, proprio qui, in questo salone dove Johnnyriposa vivente/morente sul suo letto di ospedale,vennero presentati per l’ultima volta all’affettodei loro cari. “Now the world is gone, I’m justone”.

ENCICLOPEDIA DEI FIORI DI GIARDINO – PAMPURZINI

Andrea Mastrovito 

L’idea di questi “giardini di libri” mi venne una sera di due anni fa esatti, mentre sistemavo lo studio. Arrivò Zizi, mio amico fraterno, e mi chiese di realizzargli al volo, per forza, una piccola opera per una ragazza che doveva conquistare, una ballerina. Così, dopo una discussione poco ortodossa, per sbrigarmela in poco tempo, decisi di prendere uno dei libri su Degas che avevo sugli scaffali. Lo aprii su una riproduzione di due ballerine e le ritagliai su tre dei quattro lati, tenendole attaccate alla pagina per i piedi. Una volta piegate perpendicolari al foglio, viste di taglio, sembravano davvero danzare sul libro. Zizi prese il volume, lo diede alla ballerina e, potenza dell’arte, oggi convivono in una bella casa vicino al Serio. Di lì alle Enciclopedie dei fiori da giardino il passo era breve: avevo notato la semplicità e l’immediatezza di quel lavoro, ma necessitavo di qualcosa che gli desse forza e verità. E così pensai ai fiori: forza, perché dal fiore nasce il frutto, dal frutto l’albero dall’albero la carta e dalla carta il libro, che nel mio lavoro ritorna fiore, e così il cerchio si chiude vichianamente tornando al punto d’inizio del ciclo; verità perché solitamente le raffigurazioni dei fiori sui manuali sono in scala 1:1, a grandezza reale, quindi verosimili all’occhio. A Casa Testori presento questa aiuola che riprende la forma esatta del trompe l’oeil dipinto sul soffitto soprastante, diventando trompe l’oeil essa stessa. Qui i protagonisti sono i ciclamini, o “pampurzini”, fiori preferiti da Giovanni Testori, citati ripetutamente nel suo Ambleto, e che, dopo un pesante esaurimento nervoso, dipinse in un celebre ciclo di dieci piccole tele che regalò ai suoi familiari, come segno di gratitudine per la vicinanza durante la malattia.

MANUALE PER GIOVANI ARTISTI

Andrea Mastrovito

Ho realizzato questa serie di 26 autoritratti in due tornate. 22 nell’estate del 2007, gli altri 4 nella primavera del 2009; questi ultimi per la campagna pubblicitaria autunno/inverno 2009 di Kris Van Assche (e qui mi sono disegnato molto più fico, d’altronde dovevo sembrare un modello – cosa alquanto difficile ahimè). In origine dovevano essere dei piccoli “fioretti” al contrario, invertendo il tema dei fioretti francescani (uno dei primi disegni, difatti, fa il verso alla Predica agli uccelli di Giotto sostituendo i volatili con aeroplanini di carta), ovvero piccoli miracoli senza senso ma, al contempo, indispensabili: mordere uno squalo in mare aperto, far paura al conte Dracula, disegnare il sole nel cielo, piantare libri di fiori in terra… Man mano che il lavoro proseguiva, mi sono reso conto che si trattava, in realtà, di un manuale, disegnato alla maniera dei Manga di Hokusai: un manuale di sopravvivenza per artisti, una chiave di lettura della realtà che mi permetteva di creare un legame tra le idee che avevo e quanto volevo fare. Così molti di questi disegni, tra il 2007 ed il 2009, divennero punto di partenza per molte grandi installazioni, da Eine Symphonie des Grauens Robespierre, da L’origine delle specie a svariati collages fino a Enciclopedia dei fiori da giardino che prende spunto direttamente dal disegno in cui, strappando pagine da un libro di botanica, le semino a terra aspettando che crescano. In Casa Testori, per la prima volta, i 26 disegni vengono mostrati al pubblico: penso sia un viatico importante per la mostra. Disposti nelle due stanze adiacenti all’ingresso, invitano discretamente il pubblico ad entrare in contatto col mio mondo più intimo e segreto, mostrando tutto quello che sta alla base del mio lavoro degli ultimi anni. Ho seguito il metodo testoriano: Giovanni Testori, infatti, amava circondarsi di tutti i quadri che trovava di un dato artista e, a quel punto, ne comprendeva la vita, i desideri le passioni semplicemente attraverso la sua pittura, il suo (di)segno.

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