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CASA TESTORI SUMMER CAMP 2022

IL MONDO È UNA SCOPERTA

Vivi una settimana o più a CASA TESTORI, opere d’arte e un grande giardino in cui giocare, imparare e scoprire… Con la creatività di un artista. Saremo felici di avervi nostri ospiti dal 29 agosto al 9 settembre. Usciremo da Casa Testori per delle visite anche sul territorio, dai momenti di lettura presso la BIBLIOTECA COMUNALE DI NOVATE MILANESE alle passeggiate fino alle sculture del PARCO DELLA BALOSSA.
I bambini e ragazzi dai 6 ai 12 anni saranno accolti da educatrici esperte che li condurranno in una serie di avventure d’esplorazione ed esperienze di apprendimento e creatività tra arte e natura: perché il mondo è una scoperta!

Il campus si terrà dal 29 Agosto al 2 Settembre e dal 5 al 9 Settembre.

Vi aspettiamo!

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Orari: da lunedì a venerdì, entrata 8:30-9:00 e uscita 16:30-17:00
Tariffa piena a settimana (lun.-ven.): € 160,00 pranzo escluso
Tariffa ridotta a settimana (lun.-ven.): € 130,00 per il secondo fratello iscritto e altre riduzioni*

Il campus sarà attivato ogni settimana con un numero minimo di 8 partecipanti.
È possibile iscriversi a più settimane.

Per informazioni e prenotazioni: scoprire@casatestori.it

* Tariffa ridotta per figli e nipoti dei soci di Associazione Giovanni Testori, figli e nipoti dei dipendenti e collaboratori della Testori S.p.A. e associati Ambarabart.

Le quote comprendono:
• Ingresso a Casa Testori;
• La presenza costante dell’operatore;
• Attività nel Museo e nei luoghi circostanti;
• Materiale per i laboratori;
• Assicurazione.

Ogni bambino dovrà avere con sé:
• Astuccio con matita grafite, matite colorate, pennarelli, forbici, colla (stick e vinilica);
• Pennelli e acquerelli;
• Merenda e pranzo al sacco;
• Una borraccia per l’acqua;
• Un telo pic-nic o simili per le attività all’aperto;
• Un cambio completo per ogni evenienza;
• Un asciugamano personale;
• Crema solare;
• Crema antizanzare e dopo puntura;
• Scatola porta oggetti formato almeno A4 per riporre i propri lavori durante la settimana.

Il costo non comprende qualsiasi altra cosa non espressamente elencata.

Il camp è una proposta di Casa Testori a cura di Ambarabart

L’ULTIMA GUERRA DI MARIO SCHIFANO 1988-1998

Un progetto di Casa Testori
A cura di Davide Dall’Ombra
Castello Gamba – Museo d’arte moderna e contemporanea
Châtillon, Valle d’Aosta
22 Giugno – 25 Settembre 2022
Finissage: ore 17, Castello Gamba

L’ultima guerra di Mario Schifano 1988-1998 è la mostra che il Castello Gamba-Museo di arte moderna e contemporanea della Regione autonoma Valle d’Aosta dedica al grande protagonista della pittura del Novecento dal 22 giugno al 25 settembre 2022. L’artista (1934-1998) è una delle presenze più importanti nella collezione permanente del Museo con Calore locale, Collinare, Per vedere, Orizzontale e Vista interrotta opere che sono il frutto di un periodo di residenza di Schifano in Valle D’Aosta tra il febbraio e il marzo del 1988 e che vengono presentate in mostra con un allestimento inedito, in rapporto con il paesaggio che le ha ispirate. Schifano lavorò febbrilmente in un’ala dell’antico priorato di Saint-Bénin producendo decine e decine di quadri, insieme a opere su carta, che vennero esposte alla Tour Fromage nella mostra Mario Schifano. Verde fisico, svoltasi dal 30 aprile al 24 luglio del 1988.

La mostra L’ultima guerra di Mario Schifano 1988-1998 – nata da un progetto di Casa Testori, curata da Davide Dall’Ombra e realizzata dalla Regione autonoma Valle d’Aosta, Assessorato ai Beni culturali, Turismo, Sport e Commercio – ha come punto di partenza l’episodio valdostano del 1988 e vuole approfondire gli ultimi straordinari anni del percorso di Schifano, fino alla morte del 1998. Un decennio irripetibile per l’artista: anni febbrili e prolifici, magari contraddittori, di lotta corpo a corpo con le opere, di ritorno alla pittura e di “guerra” con la pittura stessa, come con le proprie dipendenze e ossessioni, anni segnati dalla consueta e inarrestabile urgenza creativa.

In principio fu “Chimera”
Le grandi opere degli anni ’80 e ’90 in mostra, sono introdotte da un video, curato da Casa Testori, che racconta la nascita di Chimera, l’opera monumentale realizzata da Schifano durante la performance di una sola notte a Firenze, nel 1985. Un momento cardine per comprendere la forza del gesto pittorico di Schifano e la natura comunicativa della sua opera, che ben spiegano il clima in cui nasce la disponibilità dell’artista all’esperienza di residenza valdostana di pochi anni dopo. Un episodio cardine per comprendere il confronto di Schifano con l’archeologia, fondamentale per la sua formazione e centrale anche nelle tele valdostane.

Capolavori per uno sguardo
Nei mesi drammatici che l’Europa sta vivendo oggi, appaiono di dolorosa attualità i “ritratti” della guerra in senso proprio che Schifano dedica alla crisi del Golfo. È un periodo, dalla fine degli anni ’80, in cui l’artista è particolarmente segnato dai media e dalla multimedialità. In anni di reclusione volontaria nella sua casa-studio, la televisione diviene per lui una finestra sul mondo e fonte ossessiva d’ispirazione. Rivolgendo la sua attenzione ai principali fatti di cronaca dell’epoca, della guerra ci restituisce uno sguardo proprio e struggente, declinato in opere imprescindibili del suo percorso. Nella sala principale dedicata alle esposizioni temporanee, sono presentate due opere monumentali dedicate al dramma della guerra in Iraq: Tearful [In lacrime] del 1990, diventata una sorta di autoritratto ideale dell’artista, e Sorrisi Scomparsi del 1991, l’unico volto possibile della tragedia in Kuwait. In Tearful il dramma della guerra è visto dall’interno del rapporto padre-figlio, partendo da una foto ritagliata dal «Time» del 10 dicembre 1990, dove un bambino ci guarda smarrito mentre il padre soldato, in partenza per il fronte, china la testa coprendosi il volto in lacrime. In Sorrisi scomparsi una folla di nuovi volti senza volto sono sovrastati dalla traduzione in arabo del titolo dell’opera e danno corpo al dramma collettivo del Kuwait.

La rielaborazione pittorica delle immagini televisive si affianca a quella fotografica. Schifano manda a stampare decine di rullini al giorno: foto scattate agli schermi TV che si accumulano nel suo studio a mazzi e sono coinvolte in un processo divorante e germinativo insieme.

In mostra vengono presentate quattro grandi composizioni in pannello incorniciate in plexiglass (293 x 186 cm cad.) che presentano oltre 1300 fotografie 10×15 cm ritoccate ad olio e pennarello, realizzate tra la fine degli anni Ottanta e il principio degli anni Novanta. Sono il frutto dell’occhio e della personalità vorace dell’artista: “Io mi sento come un media… Attraverso questa finestra [la TV] io catturo le immagini che più mi colpiscono, i messaggi provenienti dalla realtà drammatica che ci incalza. Ma non sono uno spettatore passivo. Mentre seguo sul video il susseguirsi vertiginoso degli avvenimenti, penso, rifletto, creo”. Una produzione sterminata che Emilio Mazzoli ha definito il “rosario di Schifano”, snocciolato durante il giorno ad ogni occasione libera, nel tentativo di lasciare un’impronta su quello che accadeva intorno a lui.

Omaggio a Emilio Mazzoli
La mostra nasce anche con l’intento di festeggiare gli 80 anni di una personalità cardine per la vicenda di Schifano come Emilio Mazzoli, tra i più importanti galleristi italiani, suo appassionato sostenitore in quegli anni. Per l’occasione, Mazzoli ha generosamente messo a disposizione del Castello Gamba, grazie al rapporto di collaborazione e stima con Casa Testori, le opere germinali di Schifano presentate e sarà eccezionalmente in mostra con il suo doppio ritratto, mai esposto prima d’ora, eseguito da Schifano tra il 1994 e il 1995: CARO EMILIO CONTINUA… (stampa e tecnica mista su carta applicata su tavola, 180 x 135 cm cad.). Un omaggio a un personaggio chiave per la cultura artistica italiana del dopoguerra, capace di cogliere il valore dell’artista ai suoi esordi e deciso nel sostenerlo e accompagnarlo, anche grazie al coinvolgimento delle penne critiche più rivoluzionarie del suo tempo, come Giovanni Testori e Achille Bonito Oliva.

Schifano tra la sua natura
L’altana del castello è dedicata alla puntuale ricostruzione, attraverso opere, documenti, immagini e testimonianze inedite, della vicenda della residenza di Schifano ad Aosta nel 1988, grazie al ritrovamento di un’inedita campagna fotografica della mostra e a bellissime foto di Schifano al lavoro nel suo studio aostano. Un episodio cardine che si inserisce in un momento culturale vivacissimo della Valle d’Aosta, con l’istituzione dell’Ufficio Mostre della Regione nel 1986 e una particolare attenzione alle attività espositive di carattere internazionale. L’energia della committenza e l’impegno di critici d’arte come Janus (Roberto Gianoglio 1927-2020), portarono, infatti, alla realizzazione di eventi espositivi originali, spesso di taglio monografico, con un flusso continuo di decine di mostre l’anno, tra il 1986 e il 1995, per oltre cento in totale. Gli artisti venivano invitati ad esporre i loro lavori, a condividerli con la collettività, e le mostre permisero anche un importante arricchimento delle collezioni della Regione. Lo documenta in mostra la collana Fabbri “Valle d’Aosta Cultura”, presentata nella sala del Museo Gamba dedicata alle committenze della Valle.

Dal 2 luglio si aprirà un ciclo di incontri al Castello Gamba per approfondire l’opera dell’artista attraverso gli interventi di alcuni critici d’eccezione. 

Sabato 2 luglio ore 16.30
Visita guidata con il curatore

Sabato 16 luglio ore 18:00
“Chi è Mario Schifano?” Incontro con Francesco Guzzetti

Venerdì 29 luglio
Ore 18:00: Conversazione con Luca Ronchi, biografo ufficiale dell’artista
Ore 21:30: Proiezione del documentario “Mario Schifano tutto” di Luca Ronchi

Venerdì 23 settembre
Ore 17:00: Dialogo con Davide Dall’Ombra, curatore della mostra

In occasione della chiusura della mostra, il curatore Davide Dall’Ombra racconta gli aspetti più profondi di questo instancabile e multiforme protagonista della pittura del Novecento.
INFO: 0166 563252
Prenotazione obbligatoria, dal 19 settembre.

INGRESSO
Tariffa compresa nel biglietto di ingresso del Museo

ORARI DI APERTURA
Tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00

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Impariamo al Parco della Balossa

Casa Testori e i suoi Servizi Educativi hanno studiato nuove visite – esperienze al PARCO DELLA BALOSSA dove #ilparcofacultura e arte e natura si fondono.

FILI D’ERBA, INTRECCI DI STORIE

Raccontiamo la  vita dei campi nell’area, scopriamo da vicino cosa si coltivava e
l’importanza di alcuni aspetti, come segnalato dall’opera di Francesco Garbelli. A partire da questo racconto «immaginiamo possibilità», come nell’opera di Francesco Fossati.


IMMAGINI NATURALI
Osserviamo e raccogliamo quanto incontriamo nel parco, che struttura hanno le foglie e le piante. Proviamo a partire dal loro «scheletro» per farne crescere un’opera d’arte e di natura come ha fatto Alessandro Pongan con il suo lavoro.


5 SENSI 1000 SEGNI
Un percorso didattico multisensoriale per ragionare insieme su ciò che si vede (forme, colori…), ciò che si sente (rumori, odori…), ciò che possiamo toccare e con che parole possiamo raccontare queste esperienze.

Questi sono i tre percorsi sempre disponibili all’interno del parco, consigliati per elementari e medie ma declinabili per qualsiasi ordine di scuola. Sarà possibile aggiungere percorsi specifici in determinate stagioni dell’anno e strutturare un percorso di osservazioni della natura nell’arco dell’anno sulle quattro stagioni.

I percorsi hanno durata fino a 2 ore circa e prevedono che ogni partecipante porti con sé a casa del materiale didattico specifico che potrà eventualmente essere utilizzato in classe.

Le prime 3 classi o gruppi iscritti potranno godere della visita gratuitamente.

Per informazioni e prenotazioni contattateci qui:
scoprire@casatestori.it
351 6248544

Vi aspettiamo! Perché #ilparcofacultura

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IL MANIFESTO DEL REALISMO. VITTORIO TAVERNARI A CASA TESTORI

A cura di Alice Boltri e Davide Dall’Ombra
Casa Testori
5 Giugno – 23 Luglio 2022

“Dipingere e scolpire è per noi atto di partecipazione alla totale realtà degli uomini, in un luogo e in un tempo determinato, realtà che è contemporaneità e che nel suo susseguirsi è storia”. 
Marzo 1946: sulla rivista Argine Numero viene pubblicato Oltre Guernica. Il Manifesto del Realismo di pittori e scultori. Tra i dieci firmatari compaiono anche i nomi di Vittorio Tavernari e Giovanni Testori, probabile estensore del Manifesto.

Proprio da questo episodio ha preso avvio la mostra “Il Manifesto del Realismo. Vittorio Tavernari a Casa Testori” dove ha inaugurato domenica 5 giugno e fino al 23 luglio 2022 ospita al primo piano un importante nucleo di sculture di Vittorio Tavernari (1919-1987), realizzate negli anni intorno al Manifesto, conservato nell’Archivio dell’Associazione Giovanni Testori. 

La mostra ha inaugurato il progetto ARCHIVIFUTURI, prima edizione del Festival degli Archivi del Contemporaneo, organizzato dall’omonima rete costituita grazie al progetto vincitore dei PIC 2020/2022, attuati da Regione Lombardia.

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Le opere esposte, cui si affiancano importanti disegni coevi, accompagnano il visitatore alla scoperta di quegli anni cruciali per l’attività degli artisti milanesi e per l’evoluzione stilistica dello scultore, impegnato a scardinare il figurativo. Nel periodo di apertura della mostra, inoltre, Casa Testori organizza visite guidate dai curatori e laboratori didattici per famiglie per far conoscere in modo più approfondito l’artista, le sue opere e la sua tecnica. 

Ad aprire l’esposizione è una scultura in gesso del 1943: realizzata per la fusione dell’anno seguente, dà corpo a una figura femminile in torsione che ben rappresenta il modellato di Tavernari prima della Guerra, precedente alla produzione scultorea legata agli anni del Manifesto. Si coglie un processo sul corpo in divenire, testimoniato da una versione in bronzo con le braccia, ora perduta ma pubblicata sulla stessa Argine Numero proprio nel ’46. 

Il nucleo centrale delle sette sculture in legno presentate in mostra appartiene al periodo legato al Manifesto, tra il 1944 e il 1947. In esse è possibile cogliere l’evoluzione da una raffigurazione fortemente figurativa a una semplificazione delle forme che dà loro una connotazione primitiva e arcaica, tendente a quell’astrattismo che in effetti caratterizzerà il periodo successivo dell’artista, dal 1948. Maternità (1944) apre la serie con tratti semplici ed essenziali, atti a delineare i volumi in modo netto. Le figure si presentano in pose statiche ma caratterizzate da movimenti ancestrali e impercettibili, come avviene per la Donna che si sveste (1945). È una coppia di sculture che costituisce un avvio quasi obbligato per rappresentare il pieno della produzione mobile di Tavernari durante la Guerra, come messo in luce già nelle mostre in cui erano esposte entrambe, al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano (1969) o al Museo Rodin di Parigi (1973).

Un nucleo di tre sculture di piccolo formato e grandissima tensione plastica risale al 1945 e presenta in modo chiaro la fase appena successiva della produzione di Tavernari. I tratti somatici e i dettagli delle vesti scompaiono per lasciare posto a forme più compatte e sfaccettate che evocano l’abbozzo, scelto per impreziosire la forza espressiva insita nella materia. Un trattamento meno accentuato in Cariatide e che trova la sua espressione piena in Figuretta femminile con braccio levato dietro la testa e Figuretta femminile con braccia distese, due sculture che mostrano una mutata ricerca dell’impressione di movimento, sul filo dell’impercettibile.

A concludere il percorso è una coppia di sculture di diversa proporzione messe in dialogo tra loro. Realizzate dopo la pubblicazione del Manifesto, Piccolo nudo (1946) e Torso femminile (1947) si incamminano sulla via che porterà all’astrattismo e ai celebri “Torsi” di Tavernari. L’artista trasforma il legno intagliandolo finemente, per ricavarne forme sinuose, nelle quali rimangano riconoscibili solo gli elementi anatomici distintivi.

In stretto dialogo con le sculture, una parete è dedicata alla coeva attività grafica di Tavernari, esponendo, da una parte, una serie di nudi fortemente legati al periodo pre Manifesto della scultura in gesso e, dall’altra, una terna in cui si rintraccia lo stesso lavoro a piani materici delle sculture lignee esposte, qui reso con disegni a penna e pennarello di china su carta bagnata. Spesso si tratta di disegni bifronte, in cui Tavernari riutilizza carte appartenenti al primo periodo, dando vita a documenti che condensano le caratteristiche formali di questo passaggio cruciale per l’artista, dal 1943 al 1948.

Del resto, già nel 1966 Carlo Ludovico Ragghianti, impegnandosi nella stesura di un catalogo dei disegni di Tavernari, spiegava la decisività del procedere dell’artista nel disegno, ove “la penna di vario spessore è usata con aggressiva velocità di segno e di tracciato, su un medium cartaceo che viene bagnato o imbevuto perché la figura possa «ambientarsi» in modo immediato, risultare immersa in un’atmosfera non uniforme o fluida, ma di varia e contrastata intensità.” 

Infine, in mostra, trova una conferma la centralità del Manifesto per Tavernari e per l’ambiente culturale varesino grazie all’evocazione della Mostra del «Numero», allestita nella Galleria Varese di Bruno Grossetti nell’estate del 1946, si pensa per volere dello scultore, che volle portare nel suo territorio gli artisti che, a vario grado di coinvolgimento, facevano capo alla rivista. Una mostra importante di cui si era persa traccia, dove vennero presentate opere dello stesso Tavernari e di Ciri Agostoni, Giuseppe Ajmone, Aldo Bergolli, Bruno Cassinari, Renato Guttuso, Ibrahim Kodra, Ennio Morlotti, Giovanni Paganin, Armando Pizzinato, Ernesto Treccani, ed Emilio Vedova. Una compagine già variata rispetto ai firmatari del Manifesto, in cui spicca l’assenza di Testori, in anni di sommovimenti, continui ripensamenti e riorganizzazioni culturali o programmatiche per artisti sempre divisi tra necessità di condivisione e d’indipendenza. 
La mostra a Casa Testori ha inaugurato il progetto ARCHIVIFUTURI. Prima edizione del Festival degli Archivi del Contemporaneo, organizzato dall’omonima rete costituita grazie al progetto Archivi del Contemporaneo. Lombardia terra d’artisti, vincitore dei Piani Integrati della Cultura – PIC 2020/2022, attuati da Regione Lombardia per promuovere la progettualità culturale strategica in forme integrate e multisettoriali che richiedono il coordinamento tra soggetti pubblici e privati.

Cortili Creativi a San Siro

Un weekend alla scoperta del quartiere tra workshop e opere sitespecific

Il nuovo progetto CORTILI CREATIVI A SAN SIRO si pone come intervento articolato nello spazio e nel tempo, per poter permeare il territorio su cui insiste, grazie al coinvolgimento attivo degli abitanti del quartiere. I cortili come grandi spazi di convivenza, intuizione importante nella progettazione architettonica del quartiere San Siro: spazi che nel progetto diventano luoghi di lavoro per le tre artiste chiamate a proporre percorsi partecipati, resi possibili grazie alla rete associativa del territorio. In particolare grazie alla collaborazione con il Comitato di quartiere San Siro, la scuola di italiano Punto.it, Propositi di Filosofia e Qubi Selinunte. 

Il quartiere San Siro rappresenta un caso unico per la città. Le problematiche relative alle povertà educativa, culturale e socio economica rintracciabili in tutta la periferia urbana qui sono particolarmente acute e visibili negli adolescenti residenti: la coesistenza di 85 nazionalità differenti, con un tasso giovanile elevato – circa il 18,4% dei residenti è minorenne rispetto alla media cittadina del 16%, secondo quanto riportato dallo studio “Mapping San Siro” svolto dal Politecnico di Milano – e una popolazione di persone di nazionalità italiana prevalentemente anziane, nonché un alto tasso di persone in carico ai servizi psichiatrici. 

Il progetto si è articolato attraverso l’attivazione di tre laboratori di Teatro, Fotografia e Scultura per i ragazzi, le ragazze e le donne della scuola di italiano del quartiere con l’obiettivo di trasformare tali segmenti di popolazione in persone che non soltanto siano in grado di fruire la cultura, ma ne diventino protagoniste, desiderose di partecipare e godere di essa mettendosi in gioco durante l’evento finale del 4 -5 giugno.

In parallelo ai tre laboratori, la fotografa Marta Carenzi e la scultrice Martina Cioffi presenteranno un lavoro fatto ad hoc facendo diventare i cortili protagonisti.

IL PROGRAMMA

4 giugno ore 11 – 17 | 5 giugno ore 14 – 19
Marta Carenzi – Volti come luoghi
Esposizione del reportage con a tema i cortili Aler e in particolare i loro custodi, presenze imprescindibili per garantire non solo l’ordine nei luoghi, ma per stabilire buone relazioni tra gli abitanti. Il reportage è presentato sotto forma di trittici che saranno conclusi da immagini delle statuette della Madonna, altra presenze costanti e silenziose in tutti i cortili, immagine rispettata e curata da tutti, al di là dell’appartenenza religiosa.
 
La scelta di esporle nelle vetrine di Casa di Comunità è per sottolineare l’importanza del nuovo polo socio – sanitario territoriale creato in collaborazione con Aler, che con la presenza dei Community manager e un Ambulatorio aperto a tutti, si propone di migliorare la qualità della vita degli abitanti dei quartieri portando nuove funzioni sociali.
Vetrine Casa di Comunità Aler – Piazzale Selinunte

Esposizione delle foto realizzate dai ragazzi del Colibrì 
All’interno del laboratorio di Fotografia tenuto da Marta Carenzi. 
Il laboratorio ha voluto calare un gruppo di ragazzi nei panni di fotografi che, dopo essere stati formati,  hanno realizzato con mezzi propri (macchine fotografiche o smartphone) i loro ritratti e quello dei loro educatori. Seguendo infine l’allestimento della loro mostra.
Comitato di quartiere San Siro – Via Paravia 80

Marco Ferrario – “Dal Quadrilatero”
Cap 1 – “Anche lo zucchero sembra sale”.
Esposizione delle fotografie del progetto tenuto da Marco Ferrario dove ha visto il fotografo realizzare una vera collaborazione con le persone che ha fotografato, i ragazzi delle scuole medie che frequentano l’oratorio “Beata Vergine Addolorata”.
Comitato di quartiere San Siro – Via Paravia 80


Martina Cioffi – Un Giardino Sotterraneo Segreto
Opera site-specific, laterizi, tondini, smalti, dimensioni ambientali.

L’artista ha pensato un’installazione per uno dei luoghi più carichi di storia del quartiere: il bunker antiaereo perfettamente conservato nel cortile di Via Preneste 4. Partendo dal mattone, modulo d’argilla simbolo dell’abitare umano e forzandone la rigida forma fino ad assumere sembianze vegetale, l’artista reinterpreta lo spazio del bunker trasformandolo in un impossibile “giardino” sotterraneo. Il paesaggio che attendeva fuori dal rifugio antiaereo chi vi si rifugiava durante i bombardamenti era fatto di detriti, idealmente queste macerie sono stati i “semi” che hanno fatto germogliare questo giardino.
Bunker nel cortile di Via Preneste 4.

4 giugno alle ore 17
Marika Pensa – Un viaggio intorno al mondo 
Lettura espressiva: poesie, canzoni, musiche da tutto il mondo con le donne della scuola di italiano di Punto.It.

Il cortile, luogo di intimità e condivisione, accoglie un percorso sonoro nel quale il pubblico potrà ascoltare brani di canzoni, testi e poesie provenienti da diverse parti del mondo, lette in lingua originale e tradotte in italiano, sotto la guida dall’attrice Marika Pensa. A fare da sfondo a questo viaggio intorno al mondo sarà il tema dell’albero che, con le sue radici, rievoca l’atmosfera dei luoghi del cuore e con i suoi rami ci invita a tendere al cielo, all’infinito.
Cortile di Via Paravia 82.

4-5 giugno dalle 14.00 alle 16.00
Durante le due giornate dell’evento finale sarà possibile seguire Laboratorio aperto a tutti di modellazione con l’argilla e decorazione con “engobbi” tenuto da Martina Cioffi
Comitato di quartiere San Siro – Via Paravia 80.

4 giugno dalle 14:30 alle 17
Le guide di quartiere (classe 3H del Boccioni) formate da Propositi di filosofia,
condurranno il pubblico alla scoperta del quartiere e dei lavori dei laboratori e delle artiste.

Il progetto Cortili Creativi s’inserisce nel programma Lacittàintorno di Fondazione Cariplo, che promuove attività culturali capaci di coinvolgere gli abitanti dei contesti urbani fragili nella riattivazione e risignificazione degli spazi inutilizzati o in stato di degrado, per migliorare la qualità della vita e creare nuove geografie cittadine. Per avere informazioni sul programma e sulle diverse azioni promosse consultare: www.lacittaintorno.it  –  fb tw ig: @lacittaintorno

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TESTORI 99


SABATO 14 e DOMENICA 15 MAGGIO 2022

Il 12 maggio 1923 nasceva Giovanni Testori. A 99 anni dalla nascita, proponiamo un weekend interamente dedicato al padrone di casa, alle ultime scoperte dall’archivio, ai nuovi studi e tante novità.
Un weekend di scoperte e di festa alla vigilia del centenario del 2023.

IL PROGRAMMA:

SABATO 14 MAGGIO
A partire dalle 16.00


Giovanni Renzi, Università degli Studi di Milano
Quando il Fabbricone doveva diventare un film
La sceneggiatura ritrovata di Giorgio Bassani e Mario Soldati per portare Il Fabbricone sul grande schermo.

Monica Di Matteo, Università Cattolica di Milano
“L’avanguardia nella rete del potere” 
Dibattiti e (furiose) polemiche attorno ad un articolo di Testori pubblicato sul Corriere della Sera il 4 dicembre 1977.

Nicolò Rossi, Scuola Normale di Pisa
“Paris-Nuà”. Arthur Rimbaud e Paul Verlaine tradotti in milanese
Un inedito sorprendente ritrovato tra le carte testoriane. Due grandi passioni portate tra le mura di casa. Le poesie verranno lette dall’attrice Emanuela Villagrossi

DOMENICA 15 MAGGIO
dalle ore 16.00

Alice Boltri, Archivio Giovanni Testori
Un nuovo sito per Testori
Presentazione di giovannitestori.it: uno strumento fondamentale per conoscere, scoprire e studiare Testori. Un archivio completo, dagli scritti ai dipinti, dal teatro alle lettere, alle interviste. Aperto e consultabile da tutti. 

Ore 17,00
Un Pugile in rosso per Casa Testori
Presentazione del grande dipinto donato da Carlo Alberto Carutti (1923-1922).

Indovina chi ci guarda dal terrazzo?
Inaugurazione del ritratto-scultura di Testori, donato da T-yong Chung.

Pomeriggio con merenda

CATALOGO APERTO, STUPIRSI CON L’ARTE SENZA LIMITI DI ETÀ

Una serie di workshop speciali per adulti, pensati in collaborazione con 4 artisti che sono stati ospiti a Casa Testori, delle “matinée” di creatività dove l’unica richiesta è il desiderio di stupirsi, la disponibilità a mettersi in gioco, la libertà di uscire dagli schemi più consueti. Gli artisti Matteo Negri, Gianriccardo Piccoli, Gosia Turzeniecka e Alessandro Verdi hanno regalato a Casa Testori 4 laboratori, che verranno realizzati sotto la guida dei Servizi Educativi della Casa, perché tutti possano costruire la propria opera d’arte.

“Come finestre”: il laboratorio donato da Matteo Negri
Mercoledì 18 maggio, ore 10.30
L’arte può aiutare e vedere le cose da punti di vista differenti. Il lavoro di Matteo Negri ci accompagna a una visione nuova e coloratissima di ciò che ci circonda. Creeremo opere prêt-à-porter che possano essere sempre la nostra finestra sul mondo.

“Nel segno del nero”: il laboratorio donato da Gianriccardo Piccoli
Mercoledì 25 maggio, ore 10.30
Le opere di Gianriccardo Piccoli, nate nel periodo del lockdown, ci aiutano ad aprire gli occhi e a vedere, anche quando tutto sembra scuro, nero e vuoto. Ci sono infinite sfumature di nero, abituando l’occhio e la mano potremo così imparare una nuova strada per conoscere ciò che ci circonda.

“Inventario sentimentale”: il laboratorio donato da Alessandro Verdi
Mercoledì 1 giugno, ore 10.30
Incontrare e raccontare, raccogliere e ricomporre, sono tante le azioni di Alessandro Verdi nelle sue opere. Tanti i pensieri che contribuiscono alla gestazione dei suoi lavori, tante le tecniche che lo aiutano a realizzarli. Seguendo, in un viaggio pur personale, il suo racconto iniziamo a scrivere il nostro.

“Paesaggi tascabili”: il laboratorio donato da Gosia Turzeniecka
Mercoledì 8 giugno, ore 10.30
Gosia Turzeniecka ridisegna il mondo con un tratto davvero essenziale, lavorando sul macro e sul micro formato. Le bastano poche linee. Lavoriamo come lei per levare, o meglio, per individuare cosa è necessario tenere in un racconto, fino a chiudere un paesaggio nella nostra tasca.

La durata è di 120 min. circa. Il costo a persona di 20€ comprende la presenza di un educatore per l’attività e tutti i materiali necessari. Il laboratorio si attiva con un minimo di 10 iscritti e viene confermato entro 2 gg prima. 

Per iscrizioni e informazioni contattare scoprire@casatestori.it o chiamare al 351 6248544.

Pasolini e Testori – Un focus tra due centenari

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Un nuovo allestimento Pasoliniano al piano di sopra
a cura di Davide Dall’Ombra

“Con Pasolini ho avuto occasione di parlare solo due volte… Le parole furono poche ma bastarono a farci scontrare. Probabilmente la causa era nel breve limite che divideva le nostre esperienze; ma che, trovandoci uno di fronte all’altro, diventava di colpo un precipizio. Da allora, anche se capitava che ci incontrassimo, era come se non ci conoscessimo. Neppure un saluto. Tuttavia nessuna inimicizia. Una sorta di silenzio grave e rispettoso ci faceva riconoscere ben oltre le convenienze; come se, tacitamente, avessimo deciso che il limite restasse limite e il precipizio ce lo consumassimo ognuno di noi, nei nostri diversi modi, senza farcelo reciprocamente esplodere davanti.
Giovanni Testori, 1979

Quando nel 2012 andò in scena a Novate la mostra “Pasolini a Casa Testori”, mettemmo in fila per uno scritto in catalogo i punti in comune tra questi due straordinari intellettuali del Novecento. Anche solo limitandosi a riscontri oggettivi, l’elenco risultò inaspettatamente ricco. Oggi, nel bel mezzo del centenario della nascita di Pasolini (1922-1975), che terminerà con l’inizio del centenario di Giovanni Testori (1923-1993), Casa Testori sgrana il rosario di questi punti di contatto che, in questi dieci anni, si sono arricchiti di importanti conferme e messe a fuoco, dando conto di quanto fosse breve “quel limite” che divideva le loro esperienze e di quanto fosse inevitabile un percorso parallelo. Nella stanza grande del percorso testoriano al primo piano, viene allestito così un atlante visivo in 26 episodi, che si conclude con lo straordinario video in cui Sandro Lombardi legge il ricordo di Testori scritto per la morte di Pasolini e pubblicato su “l’Espresso”. Parole strazianti e infinite, a sigillo di una consonanza non formale o intellettuale, ma d’anima e carne.

Il “terremoto” Donatello. S2.Ep.8


«Il “terremoto” Donatello è stato così violento da determinare ripetute scosse di assestamento, e per una fitta serie di generazioni cominciata poco dopo il suo esordio di ventenne (1406)». È quanto scrive Francesco Caglioti, curatore della grande mostra su Donatello, appena aperta nella doppia sede di Palazzo Strozzi e del Museo del Bargello a Firenze. Questa sera ne parleremo con Arturo Galansino e Paola D’Agostino, direttori delle due istituzioni che hanno organizzato questa mostra davvero imperdibile, con oltre 50 opere dell’artista. In cosa consiste il “terremoto” provocato da Donatello? Essenzialmente in un’energia umana del tutto inedita che pervade e invade le opere. Lo testimoniano una delle presenze più sorprendenti in mostra, le due Porte della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo. Per comporre le scene sui battenti Donatello ricorre ad uno schema delle porte medievali, con una sequenza di riquadri. Ma all’interno di quella gabbia arcaica immette un’energia esplosiva. Come ha scritto il curatore, «Donatello plasmò i venti riquadri nei quali altrettante coppie di santi, campite su fondi neutri, si affrontano e disputano nei modi più diversi, partoriti da un’inventiva scatenata». In una delle due porte rappresenta gli apostoli, sempre a coppie. Sono scene concitate, dove i santi sono immaginati in pose quasi scomposte, nel pieno di discussioni appassionate. Si guardano frontalmente, come se fossero su un ring (non per niente su queste opere si consumò la rottura con Brunelleschi, che vide violati gli equilibri degli spazi da lui concepiti). Gli apostoli si confrontano a viso aperto, su quello che hanno visto e sperimentato. Hanno il cuore infiammato da ciò che hanno vissuto. Donatello non media, non li riporta alle “buone maniere”. Anzi, lui stesso si infiamma e infiamma anche noi, a quasi sei secoli di distanza.

Ne avremo conferma dalla poesia che Giovanni Testori aveva dedicato alla Maddalena orante di Donatello, che sarà letta da Federica Fracassi: il suo è un graditissimo ritorno ai Lunedì di Casa Testori.

La conclusione della puntata sarà come sempre dedicata alla “Testoripedia”, con Stefano Bruzzese che introdurrà la Traduzione della Prima Lettera ai Corinti, pubblicata nel 1991.

Appuntamento lunedì 4 aprile ore 21.15 su Facebook e YouTube

SEGNI DI ME. Il corpo, un palcoscenico

Opere di: Margaux Bricler, Binta Diaw, Zehra Doğan, Iva Lulashi, 
Giorgia Ohanesian Nardin, Iman Salem
In dialogo con: Carol Rama e Giovanni Testori
A cura di: Rischa Paterlini con Giuseppe Frangi
Casa Testori
2 Aprile – 25 Giugno 2022
Progetto grafico: CH RO MO/Roberto Montani. 
Fotografie: Michele Alberto Sereni

LA MOSTRA
Dopo l’esperienza della mostra “Libere Tutte” del 2019, Casa Testori continua il percorso dedicato a quella che Lea Vergine aveva ribattezzato “l’altra metà dell’arte” e aggiunge un tassello alla storia scritta da molte artiste femministe sul finire degli anni ‘60 affrontando con più radicalità temi legati al corpo e all’entità.

SEGNI DI ME. Il corpo, un palcoscenico” presenta sei giovani personalità artistiche nate tra il 1985 e il 1995, chiamate a relazionarsi con una grande figura del recente passato, Carol Rama. Al centro dei loro lavori c’è la relazione con il corpo che diventa terreno proprio dell’espressione artistica. Nelle stanze di Casa Testori entrano opere potenti e talvolta provocatorie che insistono su esperienze soggettive, criticando la dolorosa eredità del sessismo, della violenza e di altre strutture di potere della cultura contemporanea. Sono lavori che forniscono nuove e preziose intuizioni sia sull’arte storica che su quella contemporanea. La mostra è concepita come fosse una pièce teatrale, grazie all’aiuto di una vasta gamma di mezzi tra cui dipinti, sculture, performance, disegni e fotografie. Un ottavo protagonista entra poi in scena, il padrone di casa Giovanni Testori, con una serie di grandi disegni della metà degli anni ‘70 che hanno per soggetto il corpo femminile.

A cura di Rischa Paterlini con Giuseppe Frangi, la mostra porta nelle stanze della dimora di Novate Milanese oltre a Carol Rama e Giovanni Testori, le opere di Margaux Bricler, Binta Diaw, Zehra Doğan, Iva Lulashi, Giorgia Ohanesian Nardin, Iman Salem.

Intrecciando l’erotismo della pittura di Iva Lulashi, la sensualità delle fotografie di Binta Diaw, le deformate figure di Zehra Doğan, le sculture o sfingi di Margaux Bricler, figure animalesche, femminili e demoniache, la lunga performance dal vivo di Giorgi Ohanesian Nardin a e le fotografie di Iman Salem, con le opere storiche di Carol Rama e di Giovanni Testori, la mostra mette in scena racconti in cui si mescolano carnalità e passione. Il corpo nell’essere rappresentato si oggettualizza: in tale meccanismo è insita la critica diretta non solo ai cliché visivi a cui siamo abituati, ma anche alle modalità di fruizione da essa generate. Le giovani personalità artistiche invitate, evidenziando l’impegno in chiave di rivendicazione del corpo e andando oltre l’eredità storica del femminismo, hanno sviluppato opere di grande intensità, generando un incontro-scontro che trova ulteriore riflessione laddove ogni elemento presente è frammento di corpo su un palcoscenico vuoto. Questi frammenti di opere-corpo permettono di ottenere equilibri di notevole intensità formale ed estetica molto coinvolgenti per i visitatori.

La mostra è nata dalla suggestione delle parole impresse sull’invito che, nel 1995, l’artista afro-americana Kara Walker realizzò per la sua prima personale a New York alla galleria Wooster Gardens/Brent Sikkema, “The High and Soft Laughter of the “Negress” Wenches at Night”, che recitavano così: «Non perdetevi l’incredibile “storia di carta” di una negra in schiavitù che narra la sua straordinaria fuga verso la libertà». Parole, queste, messe in relazione a quelle di un articolo che Giovanni Testori scrisse nel 1979 per la prima pagina del Corriere della Sera, “La vergogna dello stupro”: «Non vorremmo che, come va succedendo per altre vergogne e per altri delitti, a furia di parlarne, scriverne e discuterne, senza mai assumere la responsabilità di un gesto, si finisse, insomma, per abituare l’uomo a ciò che non è umano. L’abitudine a tutto è uno dei rischi più grandi che l’uomo sta correndo; ad esso sta inducendolo la spinta negativa che vuol ridurlo a “cosa”. Ora il punto d’arrivo di questo rischio non potrà essere una nuova coscienza, ma il buio e la notte che s’aprono sulla coscienza eliminata o distrutta».

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IL PROGETTO
Le stanze al piano terra di Casa Testori sono dedicate a opere site-specific di Margaux Bricler, Binta Diaw, Zehra Doğan e Iva Lulashi. Per l’inaugurazione Giorgia Ohanesian Nardin con Iman Salem daranno vita a una performance che sarà documentata in mostra dagli scatti fotografici live realizzati da Iman Salem. Alle pareti del grande salone, un omaggio all’artista Carol Rama il cui lavoro si è dimostrato prezioso riferimento per molte artiste contemporanee, in particolare per la sua visione moderna della femminilità e per il suo modo di rappresentare, fin dagli anni Trenta, il proprio corpo, insofferente rispetto alle costrizioni e alle ipocrisie borghesi. Lavori intensi degli anni Sessanta che celebrano un’identità raffinata e animalesca insieme, e che hanno anticipato un nuovo sentire: materiali come gomme, occhi di vetro, pelli, peli e unghie sono elementi che ricorrono in queste sue opere, vere messe in scena della propria identità.

I miei lavori – disse l’artista nel 1997 rispondendo a una domanda di Corrado Levi – piaceranno moltissimo a quelli che hanno sofferto, e che dalla sofferenza non hanno saputo cavarsela… perché avendo avuto una madre in clinica psichiatrica ed essendomi anch’io sentita bene in quell’ambiente lì… perché ho iniziato in quel modo lì ad esser con dei gesti e dei modi senza preparazione né culturale, né di etichetta… credo che tutti quanti ameranno di più quei gesti, perché sono gesti che, per delle ragioni che non oso dire, appartengono a tutti… perché la follia è vicina a tutti… e c’è assolutamente chi la nega… e chi la nega è soltanto un folle, malinconico, triste, inavvicinabile… perché è come la cultura; la cultura è un privilegio, che avrei potuto farlo anch’io… però mi sono sentita sempre più duttile al disegno, a un quadro, una storia, a una composizione.

Un ambiente al piano terra permetterà di guardare le opere solo dall’esterno, attraverso un foro. All’interno vengono presentati alcuni lavori che Giovanni Testori realizzò nel 1975 e che espose alla Galleria del Naviglio di Milano: grandi carte a grafite, con close up su soggetti anatomici femminili.  

La mostra è stata realizzata grazie alla collaborazione della Galleria del Ponte, Torino e Prometeogallery, Milano e grazie al sostegno di Banca Generali, Lazard e Art Defender

Catalogo con testi di: Corrado Levi, Giovanni Testori, Giuseppe Frangi, Rischa Paterlini, Marlene L. Müller     

 

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