Giorni Felici 2014

Andrea Bruschi, COSENZ54

Stanza 11

Andrea Bruschi ha seguito l’evoluzione, giorno dopo giorno, di un cantiere in via Cosenz al numero 54, a Milano, immortalandone le lente modifiche come variazioni di colori e di forme. L’immagine di partenza non era più riconoscibile, si intravedevano solo incroci di linee e fughe prospettiche che avvicinano i suoi quadri all’astrazione. L’uso della fodera come supporto, anziché la più comune tela, conferiva alle opere energia, trasparenza e luminosità, accentuate dagli strati di resina, trasformandole in una riflessione sulla luce.
Febbraio è un calendario sentimentale: è il mese in cui l’artista è stato invitato a partecipare a Giorni Felici.

Amedeo Abello, LE VOYEUR

Stanza 9

Due amanti si baciano, di notte, davanti alla finestra di un palazzo di Parigi. Pare la scena di un film, invece è un frammento di realtà che Amedeo Abello è riuscito a catturare con la sua macchina fotografica analogica, entrando per un attimo nella vita privata di un interno domestico.
Il suo sguardo si è rivolto all’esterno, invece, per Photomaton, in cui l’artista ha immortalato i passanti delle stazioni della metropolitana parigina grazie alle cabine fotografiche e a uno specchio inclinato di 45°, senza poter controllare il soggetto dello scatto. Le fototessere sono ritratti di estranei inconsapevoli, scelti dal caso.

Amedeo Abello, nato nel 1986, vive e lavora a Torino.

Martin Disler, VORTICI DI CONOSCENZA

Stanza 7

Il rapporto che Disler stabilisce col visitatore è una chiamata e, nello stesso tempo, una lotta; un abbraccio e, nello stesso tempo, una tortura. Questo è talmente vero quando cerchiamo di voltar via gli occhi per difenderci da una così affascinante spira: in quel suo chiamarci e trascinarci dentro il risucchio. Allora, piano, piano, sedotti da una bellezza pittorica che ha, oggi, pochi uguali, cominciamo a capire che, al fondo di quel delirio e di quella lotta, Disler sta rintracciando anche per noi i termini di un ordine arcano e misterioso; quell’ordine che sopravvive alle frantumazioni e al caos; quell’ordine che, proprio tramite i segni e i colori, compie su di sé la prova estrema e sacrificale della sua inevitabilità”.
Era il 1987 e Giovanni Testori, recensendo sul Corriere della Sera la personale dell’artista svizzero (1949-1996) allo Studio d’Arte Cannaviello di Milano, riconosceva in lui una delle voci più significative della pittura europea degli anni Ottanta.

Martin Disler (1949-1996).

Atelier dell’Errore, SIAMO L’INCIAMPO, SUPERIAMO LE SCALE VOLANDO

Scale

Atelier dell’Errore è un laboratorio ideato da Luca Santiago Mora nel 2001 per i bambini della Neuropsichiatria Infantile, prima per la A.U.S.L. di Reggio Emilia, poi anche per l’A.O. Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Chiamato così, perché, raccontava Luca Santiago: «all’inizio mi sentivo un errore stando lì, con loro. Poi ho scoperto che loro si sentono quasi sempre errori, grazie a noi “normali”: a scuola, sull’autobus, alle feste di compleanno a cui non vengono invitati mai. Ma anche sull’errore si può costruire un meraviglioso metodo di lavoro per riscattare la potenzialità poetica di questi ragazzini, sconosciuta a molti, a me per primo».
Atelier dell’Errore disegna esclusivamente animali e, per la scalinata di Casa Testori, ha deciso di scegliere dall’Atlante di Oltre Zoologia solo creature in grado di volare, proprio quelle che non hanno bisogno della scala per ascendere. Quegli animali che “pur essendo materia d’inciampo, errori per dirla tutta, ci lasciano attoniti, faccia all’insù, con un facile colpo d’ala”.

Elisabetta Falanga, L’ALTRO LIVELLO DELLA TERRA

Stanza 3

Ho osservato le scarpe di alcuni malati. Le loro suole erano poco usurate, a volte intonse”.

Elisabetta Falanga è partita dall’esperienza della malattia, dalla convivenza quotidiana con essa. Si è resa conto che esiste una distanza dal mondo, non soltanto nell’assenza di contatto con le persone, ma anche, e soprattutto, con il suolo. L’artista ha riprodotto e riadattato la stanza di un malato, introducendo in modo prepotente ciò che definisce questo isolamento: la terra, che segna un nuovo orizzonte e, contemporaneamente, l’assenza di un orizzonte. Un ambiente claustrofobico, in cui, ancora una volta, il contatto con l’elemento naturale è impedito, mediato da una fredda lastra di vetro.

Il progetto è stato realizzato nell’ambito di Mentorship, promosso da Sisal e dall’associazione Art for Business, per guidare giovani artisti nello sviluppo delle loro idee creative con il sostegno di due maestri: Marco Ghezzi e Paolo Rosa, fondatore di Studio Azzurro, scomparso improvvisamente nell’agosto 2013.

Marco Basta, ERRATICO

Stanza 2

Una traiettoria ideale collegava l’ingresso della casa con il giardino. Marco Basta ha reso evidente questo passaggio, portando l’esterno all’interno e creando un’ulteriore soglia. I suoi Giardini, disegnati su feltro, erano una mappatura sentimentale di luoghi da lui attraversati, che, situati in angoli o spazi di passaggio, delineavano una nuova geografia. Il tessuto, prodotto dalla fabbrica Testori, è stato tagliato su misura delle porte di Casa Testori, ma poi riadattato a quelle dello studio dell’artista: diventando così un varco che non consente l’accesso solo alla stanza successiva. La contiguità con l’esterno era sottolineata anche dall’uso di un elemento in pietra abbandonato nel giardino di Novate Milanese, che acquistava la funzione di base per una scultura: un vaso, un’ostrica? I fossili di ostrica erano considerati, in antichità, orecchie di esseri mitologici e, nel presente, diventano un invito all’ascolto dell’interno.

Marco Basta è nato nel 1985. Vive e lavora a Milano.

Marija Sevic, CULTURE NON STOP

Ingresso

Nata come intervento di denuncia da collocarsi davanti al Museo d’Arte Contemporanea di Belgrado, chiuso dal 2007, la scritta al neon di Marija Sevic, sulla facciata di Casa Testori acquista un’accezione positiva. Si trasforma nell’indicazione di un luogo che vuole essere un punto di riferimento aperto e accessibile, giorno e notte. Il richiamo alle insegne luminose delle attività commerciali sottolinea come la cultura possa essere non elitaria, disponibile sempre e per tutti. Una metafora che riassume, e illumina, la missione di Casa Testori.

Marija Sevic (1987)