Author: Casa Testori

TESTORI RITROVATO. DIPINTI, ACQUERELLI, DISEGNI

Un progetto di Casa Testori
Casa Testori
8 Ottobre – 28 Gennaio 2023

La mostra con cui Casa Testori ci conduce al centenario della nascita di Giovanni Testori (1923-1993) è dedicata alla sua attività di pittore. Del resto, noto come intellettuale, scrittore, drammaturgo e critico d’arte tra i più vivi e controversi del Novecento, Testori diede avvio alla sua instancabile produzione culturale negli anni Quaranta proprio come pittore e i suoi primi scritti critici nascono dalla sperimentazione diretta.
La mostra è stata animata per tutta la sua durata dalle visite guidate condotte dagli studenti di alcuni licei milanesi nell’ambito del primo dei quattro progetti “GI00VANNI TESTORI CON LE SCUOLE: PCTO per il Centenario Testoriano”.
La mostra e le attività educative ad essa correlate sono realizzate con il sostegno di Regione Lombardia.

Una straordinaria acquisizione
L’occasione della mostra è il recupero da parte dell’Associazione Giovanni Testori di un importante nucleo di dipinti e disegni riemersi dopo vent’anni di oblio, opere che permetteranno al visitatore di scoprire un Testori inedito. La produzione pittorica è legata a due momenti precisi della vita di Testori, separati da una lunga pausa di lontananza dalle tele. Se il primo nucleo è legato agli anni intorno alla Seconda guerra mondiale, tra il 1942 e il 1949, il secondo, accesosi sul finire degli anni Sessanta, attraversa tutti gli anni Settanta, in un fitto susseguirsi di sperimentazioni, anche tecniche.

Al primo piano
Seguendo il filo della cronologia, le opere sono disposte lungo le pareti dei due piani della casa. Al primo piano due stanze sono dedicate agli anni Quaranta: dai primi acquerelli di paesaggio, agli studi per la Crocifissione del ’49. Un susseguirsi sorprendente di pittura, con la quale Testori partecipa alla ricerca formale di una generazione che deve fare i conti con Picasso. La stanza dedicata ai tramonti sul lago e alle Teste del Battista segna il ritorno testoriano alla raffigurazione: dal disegno all’acquerello, fino ai primi oli: tra il 1967 e il 1969 si prepara la così la rivoluzione del decennio che si sta aprendo, cui è dedicato tutto il piano sottostante.

Al pian terreno
Dalla prima stanza esplodono gli anni Settanta, con il loro incredibile portato di materia: blocchi di colore a olio che, dal Trittico di Pugili, ci accompagnano nel salone e in veranda, in una produzione tutta concentrata tra il 1970 e il 1971, scesa dal cavalletto in tempo per essere esposta alla grande mostra alla Galleria Galatea di Torino, diretta da Mario Tazzoli. In cucina trova spazio un necessario approfondimento sul disegno e la carnalità del segno, opere eseguite tra il 1970 e il 1974, vegliate dal suo autoritratto. A dar conto di nuovi importanti cambi di tecnica, si incontrano i grandi acrilici, per lo più nudi femminili cui si approda solo superando la grande lotta dei pugilatori, posta ai piedi delle scale. A concludere la mostra è la pace inusitata delle nature morte del 1977. Ancora bianco: il fondo è steso ad acquerello, ma steso denso e corposo per celare il crepitio del colore che ancora batte sotto la superficie. Splendore e irrequietezza, come sempre accade nell’opera di Giovanni Testori.

Realismo Quaranta
L’Associazione Testori conserva il più importante nucleo di opere realizzate da Testori nella sua prima stagione pittorica. Un vero palinsesto visivo del suo pensiero critico, in anni in cui il Realismo italiano è al centro del dibattito culturale e i pittori che ad esso sentono di appartenere s’interrogano sulla sofferenza della Guerra, la sete di Libertà, la forza del quotidiano e lo spettro di Picasso, padre padrone da attraversare cercando di non soccombere. Anni in cui Testori affida i suoi disegni alle riviste del GUF di cui era già responsabile per l’arte a 18 anni. Da pittore, si fa le ossa su paesaggio e natura morta, nella Milano bombardata e poi liberata e si interroga sul ritorno della pittura d’avanguardia nelle chiese, arrivando alla grande Crocifissione, il capolavoro di quegli anni esposto in mostra e ultima opera realizzata, prima del ventennale abbandono della pittura.

Tutto Settanta
Nello stesso decennio delle grandi messe in scene al Teatro Pier Lombardo con Franco Parenti, Ambleto, Macbetto, Edipus (1972-1976), Testori si ributta a capofitto nella pittura, con i materici dipinti ad olio esposti alla galleria Galatea di Mario Tazzoli a Torino (1971), passando all’acrilico con i nudi di donna presentati alla Galerie Alexander Iolas di Milano (1974) e brandendo con furia il carboncino per i grandi studi anatomici e vegetali che turbarono il pubblico della milanese Galleria del Naviglio di Giorgio Cardazzo (1975) e della romana Galleria il Gabbiano (1976).  Una cavalcata nella materia e al fondo di soggetti carnali che venne via via presentata in catalogo da critici d’arte come Luigi Carluccio e Giuliano Briganti, ma anche letterari come Piero Citati e Cesare Garboli, a sottolineare l’intreccio tra letteratura e figurazione così determinante per Testori.

Bianco Testori
In mostra il visitatore è chiamato a un’immersione totale nella pittura, passando, di visione in visione, alla scoperta di assonanze tematiche, attraverso indagini che esauriscono in pochi mesi un soggetto o una tecnica. La materia è per il Testori pittore come per il Testori critico, e perfino poeta, il cuore della sua ricerca espressiva, che in questa mostra emerge grazie a nuovi protagonisti. Si scopre così il ruolo centrale del bianco nella sperimentazione degli anni Settanta. È un colore che, inizialmente negato dalla stesura di grandi fondi colorati, in un secondo tempo, a soggetto ultimato, spesso interviene ad annullarli. È quello che accade nei suoi celebri Pugilatori, immersi in una materia-vita resa con blocchi di colore, da cui la figura deve emergere a forza per non affondare. È lo stesso bianco che, perso il suo spessore, diventa nebbia leggera negli acrilici, pressoché monocromi, dei Nudi feminili ton sur ton, per tingersi di rosso sangue, in seguito a cruenti interventi mutilanti che caratterizzano il ciclo presentato da Iolas, per il quale Testori curò nel dettaglio l’allestimento fin nella progettazione delle cornici. Un bianco che sembra negato dal nero profondo della grafite, stesa con irruenza nelle grandi carte della metà degli anni Settanta. Sono carnali studi anatomici maschili e femminili che si associano ad elementi vegetali, se possibile ancor più carnali. Carte che appaiono enormi negativi fotografici a soggetto erotico, che dei corpi accentuano, più che la morbosità di visione, l’inesauribile lotta per la sopravvivenza. Non a caso alcune di queste opere vennero poste a chiusura dell’esposizione milanese di Palazzo Reale dedicata da Francesco Bonami agli anni Settanta (2012) e sono ora al centro di una mostra dedicata agli eretici del Novecento, allestita in questi mesi al Mart di Rovereto. Il bianco, nascosto dal “negativo” di queste carte, riemerge immediatamente protagonista nel 1977, chiamato ad annullare ancora una volta, come era accaduto al principio del decennio, i fondi colorati, spesso stesi in giallo squillante. Un bianco che torna raggrumato ad acquerello in grandi campiture, imponenti quinte teatrali che lasciano intravvedere il colore appena percettibile sotto di esse, e da cui riemergono verdure e fiori domestici, descritti come reperti archeologici ripuliti dalla terra, o animali spennati, quasi fossero stesi sul tavolo di marmo abbondantemente infarinato da una cuoca. Una freschezza e inquietudine, tanto ancestrale quanto domestica, che fa di queste Nature morte forse le opere più sorprendenti dell’esposizione novatese.

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A conclusione dell’iniziativa, un incontro dedicato alla pittura degli anni ’70 di Testori. Per l’occasione sono stati invitati a intervenire Antonio Grulli, curatore indipendente e membro permanente del board dello spazio Viafarini di Milano, Lorenzo Madaro, docente all’Accademia di Brera, curatore e critico per La Repubblica e Rischa Paterlini, curatrice e docente alla Naba.
Puoi rivedere qui l’incontro.


CASA TESTORI SUMMER CAMP 2022

IL MONDO È UNA SCOPERTA

Vivi una settimana o più a CASA TESTORI, opere d’arte e un grande giardino in cui giocare, imparare e scoprire… Con la creatività di un artista. Saremo felici di avervi nostri ospiti dal 29 agosto al 9 settembre. Usciremo da Casa Testori per delle visite anche sul territorio, dai momenti di lettura presso la BIBLIOTECA COMUNALE DI NOVATE MILANESE alle passeggiate fino alle sculture del PARCO DELLA BALOSSA.
I bambini e ragazzi dai 6 ai 12 anni saranno accolti da educatrici esperte che li condurranno in una serie di avventure d’esplorazione ed esperienze di apprendimento e creatività tra arte e natura: perché il mondo è una scoperta!

Il campus si terrà dal 29 Agosto al 2 Settembre e dal 5 al 9 Settembre.

Vi aspettiamo!

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Orari: da lunedì a venerdì, entrata 8:30-9:00 e uscita 16:30-17:00
Tariffa piena a settimana (lun.-ven.): € 160,00 pranzo escluso
Tariffa ridotta a settimana (lun.-ven.): € 130,00 per il secondo fratello iscritto e altre riduzioni*

Il campus sarà attivato ogni settimana con un numero minimo di 8 partecipanti.
È possibile iscriversi a più settimane.

Per informazioni e prenotazioni: scoprire@casatestori.it

* Tariffa ridotta per figli e nipoti dei soci di Associazione Giovanni Testori, figli e nipoti dei dipendenti e collaboratori della Testori S.p.A. e associati Ambarabart.

Le quote comprendono:
• Ingresso a Casa Testori;
• La presenza costante dell’operatore;
• Attività nel Museo e nei luoghi circostanti;
• Materiale per i laboratori;
• Assicurazione.

Ogni bambino dovrà avere con sé:
• Astuccio con matita grafite, matite colorate, pennarelli, forbici, colla (stick e vinilica);
• Pennelli e acquerelli;
• Merenda e pranzo al sacco;
• Una borraccia per l’acqua;
• Un telo pic-nic o simili per le attività all’aperto;
• Un cambio completo per ogni evenienza;
• Un asciugamano personale;
• Crema solare;
• Crema antizanzare e dopo puntura;
• Scatola porta oggetti formato almeno A4 per riporre i propri lavori durante la settimana.

Il costo non comprende qualsiasi altra cosa non espressamente elencata.

Il camp è una proposta di Casa Testori a cura di Ambarabart

L’ULTIMA GUERRA DI MARIO SCHIFANO 1988-1998

Un progetto di Casa Testori
A cura di Davide Dall’Ombra
Castello Gamba – Museo d’arte moderna e contemporanea
Châtillon, Valle d’Aosta
22 Giugno – 25 Settembre 2022
Finissage: ore 17, Castello Gamba

L’ultima guerra di Mario Schifano 1988-1998 è la mostra che il Castello Gamba-Museo di arte moderna e contemporanea della Regione autonoma Valle d’Aosta dedica al grande protagonista della pittura del Novecento dal 22 giugno al 25 settembre 2022. L’artista (1934-1998) è una delle presenze più importanti nella collezione permanente del Museo con Calore locale, Collinare, Per vedere, Orizzontale e Vista interrotta opere che sono il frutto di un periodo di residenza di Schifano in Valle D’Aosta tra il febbraio e il marzo del 1988 e che vengono presentate in mostra con un allestimento inedito, in rapporto con il paesaggio che le ha ispirate. Schifano lavorò febbrilmente in un’ala dell’antico priorato di Saint-Bénin producendo decine e decine di quadri, insieme a opere su carta, che vennero esposte alla Tour Fromage nella mostra Mario Schifano. Verde fisico, svoltasi dal 30 aprile al 24 luglio del 1988.

La mostra L’ultima guerra di Mario Schifano 1988-1998 – nata da un progetto di Casa Testori, curata da Davide Dall’Ombra e realizzata dalla Regione autonoma Valle d’Aosta, Assessorato ai Beni culturali, Turismo, Sport e Commercio – ha come punto di partenza l’episodio valdostano del 1988 e vuole approfondire gli ultimi straordinari anni del percorso di Schifano, fino alla morte del 1998. Un decennio irripetibile per l’artista: anni febbrili e prolifici, magari contraddittori, di lotta corpo a corpo con le opere, di ritorno alla pittura e di “guerra” con la pittura stessa, come con le proprie dipendenze e ossessioni, anni segnati dalla consueta e inarrestabile urgenza creativa.

In principio fu “Chimera”
Le grandi opere degli anni ’80 e ’90 in mostra, sono introdotte da un video, curato da Casa Testori, che racconta la nascita di Chimera, l’opera monumentale realizzata da Schifano durante la performance di una sola notte a Firenze, nel 1985. Un momento cardine per comprendere la forza del gesto pittorico di Schifano e la natura comunicativa della sua opera, che ben spiegano il clima in cui nasce la disponibilità dell’artista all’esperienza di residenza valdostana di pochi anni dopo. Un episodio cardine per comprendere il confronto di Schifano con l’archeologia, fondamentale per la sua formazione e centrale anche nelle tele valdostane.

Capolavori per uno sguardo
Nei mesi drammatici che l’Europa sta vivendo oggi, appaiono di dolorosa attualità i “ritratti” della guerra in senso proprio che Schifano dedica alla crisi del Golfo. È un periodo, dalla fine degli anni ’80, in cui l’artista è particolarmente segnato dai media e dalla multimedialità. In anni di reclusione volontaria nella sua casa-studio, la televisione diviene per lui una finestra sul mondo e fonte ossessiva d’ispirazione. Rivolgendo la sua attenzione ai principali fatti di cronaca dell’epoca, della guerra ci restituisce uno sguardo proprio e struggente, declinato in opere imprescindibili del suo percorso. Nella sala principale dedicata alle esposizioni temporanee, sono presentate due opere monumentali dedicate al dramma della guerra in Iraq: Tearful [In lacrime] del 1990, diventata una sorta di autoritratto ideale dell’artista, e Sorrisi Scomparsi del 1991, l’unico volto possibile della tragedia in Kuwait. In Tearful il dramma della guerra è visto dall’interno del rapporto padre-figlio, partendo da una foto ritagliata dal «Time» del 10 dicembre 1990, dove un bambino ci guarda smarrito mentre il padre soldato, in partenza per il fronte, china la testa coprendosi il volto in lacrime. In Sorrisi scomparsi una folla di nuovi volti senza volto sono sovrastati dalla traduzione in arabo del titolo dell’opera e danno corpo al dramma collettivo del Kuwait.

La rielaborazione pittorica delle immagini televisive si affianca a quella fotografica. Schifano manda a stampare decine di rullini al giorno: foto scattate agli schermi TV che si accumulano nel suo studio a mazzi e sono coinvolte in un processo divorante e germinativo insieme.

In mostra vengono presentate quattro grandi composizioni in pannello incorniciate in plexiglass (293 x 186 cm cad.) che presentano oltre 1300 fotografie 10×15 cm ritoccate ad olio e pennarello, realizzate tra la fine degli anni Ottanta e il principio degli anni Novanta. Sono il frutto dell’occhio e della personalità vorace dell’artista: “Io mi sento come un media… Attraverso questa finestra [la TV] io catturo le immagini che più mi colpiscono, i messaggi provenienti dalla realtà drammatica che ci incalza. Ma non sono uno spettatore passivo. Mentre seguo sul video il susseguirsi vertiginoso degli avvenimenti, penso, rifletto, creo”. Una produzione sterminata che Emilio Mazzoli ha definito il “rosario di Schifano”, snocciolato durante il giorno ad ogni occasione libera, nel tentativo di lasciare un’impronta su quello che accadeva intorno a lui.

Omaggio a Emilio Mazzoli
La mostra nasce anche con l’intento di festeggiare gli 80 anni di una personalità cardine per la vicenda di Schifano come Emilio Mazzoli, tra i più importanti galleristi italiani, suo appassionato sostenitore in quegli anni. Per l’occasione, Mazzoli ha generosamente messo a disposizione del Castello Gamba, grazie al rapporto di collaborazione e stima con Casa Testori, le opere germinali di Schifano presentate e sarà eccezionalmente in mostra con il suo doppio ritratto, mai esposto prima d’ora, eseguito da Schifano tra il 1994 e il 1995: CARO EMILIO CONTINUA… (stampa e tecnica mista su carta applicata su tavola, 180 x 135 cm cad.). Un omaggio a un personaggio chiave per la cultura artistica italiana del dopoguerra, capace di cogliere il valore dell’artista ai suoi esordi e deciso nel sostenerlo e accompagnarlo, anche grazie al coinvolgimento delle penne critiche più rivoluzionarie del suo tempo, come Giovanni Testori e Achille Bonito Oliva.

Schifano tra la sua natura
L’altana del castello è dedicata alla puntuale ricostruzione, attraverso opere, documenti, immagini e testimonianze inedite, della vicenda della residenza di Schifano ad Aosta nel 1988, grazie al ritrovamento di un’inedita campagna fotografica della mostra e a bellissime foto di Schifano al lavoro nel suo studio aostano. Un episodio cardine che si inserisce in un momento culturale vivacissimo della Valle d’Aosta, con l’istituzione dell’Ufficio Mostre della Regione nel 1986 e una particolare attenzione alle attività espositive di carattere internazionale. L’energia della committenza e l’impegno di critici d’arte come Janus (Roberto Gianoglio 1927-2020), portarono, infatti, alla realizzazione di eventi espositivi originali, spesso di taglio monografico, con un flusso continuo di decine di mostre l’anno, tra il 1986 e il 1995, per oltre cento in totale. Gli artisti venivano invitati ad esporre i loro lavori, a condividerli con la collettività, e le mostre permisero anche un importante arricchimento delle collezioni della Regione. Lo documenta in mostra la collana Fabbri “Valle d’Aosta Cultura”, presentata nella sala del Museo Gamba dedicata alle committenze della Valle.

Dal 2 luglio si aprirà un ciclo di incontri al Castello Gamba per approfondire l’opera dell’artista attraverso gli interventi di alcuni critici d’eccezione. 

Sabato 2 luglio ore 16.30
Visita guidata con il curatore

Sabato 16 luglio ore 18:00
“Chi è Mario Schifano?” Incontro con Francesco Guzzetti

Venerdì 29 luglio
Ore 18:00: Conversazione con Luca Ronchi, biografo ufficiale dell’artista
Ore 21:30: Proiezione del documentario “Mario Schifano tutto” di Luca Ronchi

Venerdì 23 settembre
Ore 17:00: Dialogo con Davide Dall’Ombra, curatore della mostra

In occasione della chiusura della mostra, il curatore Davide Dall’Ombra racconta gli aspetti più profondi di questo instancabile e multiforme protagonista della pittura del Novecento.
INFO: 0166 563252
Prenotazione obbligatoria, dal 19 settembre.

INGRESSO
Tariffa compresa nel biglietto di ingresso del Museo

ORARI DI APERTURA
Tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00

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