PASOLINI A CASA TESTORI

Un progetto di Casa Testori
A cura di Giovanni Agosti e Davide Dall’Ombra
Casa Testori
20 Aprile – 1 Luglio 2012

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NOVATE TRA FIRENZE, BOLOGNA E CASARSA
Giuseppe Frangi

Non ci nascondiamo che portare Pasolini a Casa Testori, prima ancora che un’appassionante operazione civile e culturale, è quasi un atto di riparazione nei confronti di una strana anomalia della nostra storia culturale. Quella di due scrittori, poeti, critici, polemisti e pure pittori che hanno condiviso il destino di essere sempre disallineati rispetto alle correnti egemoni della cultura e che nella loro vita hanno viaggiato su percorsi incredibilmente paralleli senza mai incrociare le loro strade. Per questo la mostra, che con tanta intelligenza e tenacia Giovanni Agosti e Davide Dall’Ombra hanno pensato, progettato e realizzato, suona davvero come un atto di riparazione molto atteso. E anche molto desiderato.
Pasolini come Testori sono grandi figure del nostro passato recente, ma l’impeto della loro intelligenza ha tutt’altro che esaurito la sua spinta. Sono figure che agiscono ancora sul presente, punti di riferimento sempre cercati, e non certo perché diano sicurezze. Pasolini e Testori prima o poi dovevano dunque incrociare le loro strade: e siamo particolarmente felici che questo avvenga in una “casa”, l’unico luogo pertinente per due anime ferite e randagie come le loro. Casa Testori in questo riafferma la sua natura di luogo speciale, in cui chi arriva non è mai ospite di passaggio ma è destinato a lasciare un segno, a restare comunque amico, pezzo di una storia che cresce e continua. Dentro queste mura, cultura e tensione umana vanno sempre di pari passo. Tutto questo si è reso possibile grazie alla dedizione di chi per mesi ha lavorato a questo progetto con entusiasmo e convinzione, superando mille difficoltà e mille ostacoli. Per Casa Testori e per Associazione Testori si è trattato della scommessa più importante e delicata della loro storia: per questo è doveroso ringraziare, unitamente a Graziella Chiarcossi che custodisce sapientemente l’eredità culturale dello scrittore, gli Istituti che hanno prestato le opere e messo a disposizione tutta la propria professionalità per assistere i curatori, favorendo la buona riuscita del progetto: il Gabinetto G. P. Vieusseux e la Fondazione Roberto Longhi di Firenze, l’Associazione Fondo P. P. Pasolini – Cineteca di Bologna e il Centro Studi P. P. Pasolini di Casarsa. Ma un grazie va anche agli sponsor che hanno creduto al progetto, nonostante i tempi non siano i più semplici per tutte le aziende, e alla Fondazione Comunitaria Nord Milano che ha capito quanto valore una mostra come questa generi per il territorio. Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Novate non ci hanno fatto mancare il loro sostegno istituzionale, a cui si è aggiunto anche Giorgio Napolitano che, a conferma dell’importanza di questo progetto, ha voluto manifestare “l’adesione del Presidente della Repubblica”.

PASOLINI A CASA TESTORI
Davide Dall’Ombra

La mostra che va in scena a Casa Testori è il risultato di alcuni anni di studio, infiniti ripensamenti, molti stravolgimenti, numerosi ritrovamenti, qualche assestamento, improvvise epifanie e sostanziali rifiniture. È la versione di un racconto della vita e dell’opera di Pier Paolo Pasolini che, pur senza poterlo sapere, avremmo sempre voluto fare. La statura dell’intellettuale e la varietà dei temi presentabili e degli approcci possibili hanno richiesto scelte determinate e molta duttilità, per lasciarsi mettere in discussione da una lettera ritrovata o dalla precisazione di una data e di un soggetto, portatrici di ripensamenti destinati a ripercuotersi a catena, fino all’allestimento.
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Per la quinta volta, una mostra invade tutte le stanze di Casa Testori e dopo le prime tre edizioni di Giorni Felici (2009-2011) e la personale di Andrea Mastrovito Easy come, easy go (2011) la Casa conferma di avere una forte fisionomia che viene naturale rispettare. La sua disposizione a stanze aiuta i curatori ad organizzare la propria storia in capitoli chiari e conclusi. I limiti fisici degli spazi pongono un freno alla megalomania – tutto a vantaggio della poesia – e la matrice domestica che invade l’allestimento sdrammatizza le pretese, stemperando le prosopopee, acuminando le liricità.
È così che le otto stanze del piano terra diventano altrettanti temi da approfondire e da svolgere, uno dopo l’altro, in una successione che risulta meravigliosamente cronologica. Il filo conduttore è l’attività grafica e pittorica di Pasolini ed è questa a chiamare a sé i temi, non viceversa: dai dipinti e disegni degli anni Quaranta, che danno l’avvio alla mostra, il segno del disegno viene ripercorso fino alla fine. Se si esclude la doverosa stanza dedicata al “Corriere della Sera”, dove ci si è permessi delle divagazioni dalla produzione artistica è stato per dar conto di quel quindicennio in cui è Pasolini stesso a lasciare la pittura e il disegno, impegnandosi in altre figurazioni. Quando si sono chiamati in causa amori, amicizie, maestri di una vita – Ninetto Davoli, Laura Betti, Maria Callas o Roberto Longhi – è stata la presenza di loro ritratti a richiederlo.
Dagli Autoritratti degli anni Quaranta e Sessanta al Narciso, dai ritratti di Longhi ripresi da un’immagine in controparte ai ritratti multipli della Callas, fino al misterioso profilo del disegno-testamento ripetuto ossessivamente, il tema dello specchio è uno dei leitmotiv della mostra. È così che all’infilata di stanze del piano terra ne corrisponde una speculare al secondo, preannunciata dai manifesti affissi sullo scalone. È il piano dedicato a una scelta di otto film pasoliniani, naturalmente uno per ogni stanza, proiettati in loop per l’intera durata della mostra. Si tratta di una proiezione da leggersi nel suo complesso come una videoinstallazione, atta a regalare uno scampolo d’immagini per ogni film al visitatore che scorrerà da una stanza all’altra, favorendo associazioni visive imprevedibili, da far cortocircuitare nella mente. Ma è anche una possibilità unica per poter guardare integralmente uno o più film, in una rassegna pasoliniana permanente mai tentata prima.

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