SEMPRE OSPITI

Margaux Bricler, nata in Francia

L’installazione di Margaux Bricler è l’evocazione di un letto singolo, di dimensioni consuete fuorché per l’altezza che richiama la struttura dell’Ermafrodito dormiente, nella versione conservata al Musée du Louvre di Parigi, di cui Gian Lorenzo Bernini scolpì il materasso con sorprendente ricchezza di dettagli (1620). Un riferimento lontano, che nel lavoro di Margaux Bricler è soltanto accennato: il corpo è assente, richiamato soltanto da un drappeggio di lattice alabastrino. Della presenza dell’artista c’è solo il ricordo: il letto è sfatto; la stanza, dal biancore esasperato dalle piastrelle, è vuota. La storia dell’arte, attraverso una serie di riferimenti iconografici, diviene espediente per suggerire transitorietà, tra la terra come elemento di origine e di destinazione e la struttura lignea: desco, giaciglio o sepolcro?

Mohamed Keita, nato in Costa d’Avorio

Tra le fotografie di Mohamed Keita, J’habite Termini è un autoritratto. Il fotografo immortala il suo bagaglio, all’arrivo in Italia. Queste valigie potrebbero essere un volto e un busto, si sostituiscono alle sue membra, senza nessuna retorica, senza contrasti esasperati. Un primo piano su uno sfondo poco definito, un luogo di passaggio, uno spazio anonimo, dove i volti si confondono, si cammina di fretta e non ci si ferma. Due borse e un cartone raccontano la partenza dalla Costa d’Avorio, un lungo viaggio, durato oltre tre anni, e un arrivo a Roma. Tutta la terra è fatta per l’uomo ma il posto in cui sei nato sempre ti mancherà. Abbandonarlo è come rinascere, perché del posto in cui vai non sai nulla di ciò che troverai.

Appocundria, Casa Testori, 2019 © Maki Ochoa-30
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Appocundria, Casa Testori, 2019 © Maki Ochoa-31_tagliata
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Posted on: 20 Marzo 2020, by : Alessandro Frangi
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