UNA RIFLESSIONE ANCHE POLITICA SULL’ABITARE

Stefan Milosavljević, nato in Serbia

Così come in Butterfly On Fire, al piano terra di Casa Testori, in cui la storia personale e nazionale venivano unite in un’unica narrazione velata come ludica, anche in questo lavoro di Stefan Milosavljević le dimensioni del gioco e del mascheramento sono essenziali. Il punto di partenza è il medesimo: la ricerca di appartenenza e il lascito che segue un cambiamento di condizione. Secondo l’artista, la casa condiziona i comportamenti e la cultura domestica: una volta perso questo luogo sicuro si cade nel limbo tra essere sconfitti o sconfiggere. Partendo dall’esperienza personale, ho voluto approfondire il cambiamento dell’essere umano sociale in corrispondenza al suo luogo naturale, alla sua comfort zone e alla perdita di essa. Carnivous Carnival è una riflessione sul rapporto tra preda e predatore, sulla capacità di camuffamento e di penetrazione di ogni forma di violenza e crudeltà, soprattutto la più sottile che diviene affascinante pur rimanendo animalesca: una “violenza decorata” talvolta per spostare l’attenzione su un particolare diverso del racconto e talvolta per sottolinearne ironicamente il contrasto.

Mohamed Keita, nato in Costa d’Avorio

La narrazione autobiografica, pur non essendo mai esplicitata nel lavoro di Mohamed Keita, è essenziale per comprendere le ragioni del suo indugiare e la direzione del suo sguardo. Il fotografo ha lasciato il suo paese natale, la Costa d’Avorio a 14 anni ed è partito, solo, per un viaggio attraverso Guinea, Mali, Algeria, Sahara, Libia e Malta. Tre anni dopo è arrivato a Roma, diciassettenne. Ha conosciuto e abitato la strada ed è questa stessa strada che immortala con il suo occhio attento e privo di retorica. Ritrae la sua Roma, assolata e luminosa, e raccoglie le tracce di chi questa stessa attraversa o chi vi abita.

Nicolas Vamvouklis, nato in Grecia

Nel 2016, lo Zoo di Berlino ricoverò i propri fenicotteri come misura precauzionale dopo che i primi casi di influenza H5N8 furono confermati in Germania. Riprendendo questo momento in un loop che lo replica all’infinito e mantenendo una distanza da birdwatcher, da osservatore esterno al sistema, Nicolas Vamvouklis traccia un parallelismo tra società umana e animale, evidenziando dinamiche di dominanza, oppressione ed esclusione. Il riferimento è anche e ovviamente alla sua patria, Lesbo, uno dei punti focali dei flussi migratori e della crisi umanitaria europea. A sottolineare questa relazione, l’installazione ambientale Granted there is a wall, what’s going on behind it? raccoglie una serie di oggetti che accompagnano l’artista nei suoi traslochi tra Grecia e Italia e che riassumono il rapporto tra spazio abitato, oggetti, corpo. 

Appocundria, Casa Testori, 2019 © Maki Ochoa-10
22_Nicolas Vamvouklis_And it feels like home II_ 2017
Appocundria, Casa Testori, 2019 © Maki Ochoa-11
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9_Mohamed Keita_via Ostiense_2017
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Posted on: 20 Marzo 2020, by : Alessandro Frangi