ALTRE VITE, ALTRE CASE, NESSUNA CASA

Délio Jasse, nato in Angola

Il rapporto tra fotografia e tempo è al centro del lavoro di Délio Jasse, che nella sua ricerca inserisce e sovrappone distinti momenti, condensati in un’unica immagine. Il tempo dello scatto originario, quello dello sviluppo, ancora quello di vita di questa immagine e poi un nuovo scatto e un nuovo sviluppo. Uno sviluppo in corso, come dimostra la luce rossastra da camera oscura in cui ci troviamo. L’artista, infatti, lavora con fotografie d’archivio, recuperate nella maggior parte dei casi nel suo girovagare tra mercatini. Immagini e materiali che, senza il suo intervento, non sarebbero stati conservati, momenti immortalati per essere ricordati, ma destinati all’oblio. La sua ricerca si sviluppa dal crollo dell’impero portoghese e dalla condizione dei retornados che rientrano in Portogallo dall’Africa, dalla perdita della propria patria e dalla necessità di sostituirla con un altro luogo in grado di generare lo stesso sentire. Délio Jasse si concentra allora sui dettagli, inverte i livelli, mette in evidenza, nella sua amara ricerca, timbri, scritte, annotazioni, didascalie che raccontano una storia lirica e politica. Riattiva memorie altrui, mostrando come la legittimazione identitaria sia vincolata alla burocrazia, come i volti siano in secondo piano, siano solo sfondo dietro le parole. 

Olga Schigal, nata in Russia

Cosa definisce un uomo? A cosa appartiene e cosa gli appartiene? Perché a volte siamo spinti a partire per luoghi lontani, ma allo stesso tempo desideriamo tornare alle nostre radici? Mi chiedo se l’infanzia non sia semplicemente la nostra casa, che da adulti diventa ricordo, immagine e si trasforma in un luogo irraggiungibile. Questa riflessione rappresentava un punto essenziale della ricerca di Olga Schigal. Il tempo indicativo imperfetto dipende dal fatto che le scelte di vita dell’artista l’hanno portata, in anni recenti, a sradicarsi nuovamente, a capire che le proprie radici possono essere nel non avere radici proprie. Sceglie, però, di portare con sé in questo spaesamento volontario una sorta di album di famiglia, le cui immagini sono stampate soltanto in negativo. Devono essere poste controluce per essere viste, ma, nello stesso tempo, la luce a cui vengono esposte determinerà il loro svanire.

Appocundria, Casa Testori, 2019 © Maki Ochoa-17
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Posted on: 20 Marzo 2020, by : Alessandro Frangi