Giovanni Testori

Giovanni Testori ritorna a Casa

 

DURANTE LE VACANZE NATALIZIE SIAMO CHIUSI
RIAPRIAMO MARTEDI 2 GENNAIO

 

La Biblioteca, i Quadri e i Diritti


VISITA GUIDATA
Con Davide Dall’Ombra accompagnato dall’attrice Angela Dematté che leggerà brani testoriani.
Domenica 3 dicembre, ore 17:30

La visita è gratuita, si consiglia la prenotazione a: info@casatestori.it


ORARI
Lun – Ven 10.00 -13.00 | 14.00 – 20.00
Sab – Dom su prenotazione


LA MOSTRA
Bisogna festeggiare! Torna sulle pareti della Casa di Novate la grande Biblioteca di Giovanni Testori: migliaia di volumi d’arte, monografie dell’8 e ’900, libri sull’arte lombarda, ma anche alcuni nuclei imprevedibili dedicati a manufatti sudamericani o africani.

E la sorpresa non finisce qui. Con l’occasione, l’Associazione Giovanni Testori ha acquisito anche un importante nucleo di oltre 40 dipinti e un centinaio di disegni, che permettono di presentare l’intero percorso di Testori pittore, dagli anni Quaranta agli anni Novanta.

Sono passi importanti, cui si affianca una terza e forse più importante novità: l’acquisizione dei diritti di Giovanni Testori, con i quali l’Associazione entra nel merito di una nuova gestione delle pubblicazioni e delle messinscene testoriane.


Inaugurazione domenica 8 ottobre, ore 17:30

Vi aspettiamo per scoprire in anteprima un primo assaggio della Biblioteca e della raccolta di dipinti, nonché per raccogliere idee per questo nuovo inizio.

Saranno con noi Giovanni Agosti, Luca DoninelliFederica Fracassi.

EN CORPS… TESTORI, ANCORA

Percorso testoriano
Con Giovanni Agosti, Franco Branciaroli, Luca Doninelli, Fabio Francione, Giuseppe Frangi, Sandro Lombardi e Andrée Ruth Shammah
20 Ottobre – 30 Novembre 2016

 

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Serie di incontri su Giovanni Testori organizzati dal Teatro i di Milano.
Tracciando una mappa, un reticolo di sentieri fatto di percorsi umani e artistici, che ha portato, attraverso memorabili affondi, a ciò che può significare “parlare” Testori oggi.
È stata un’indagine sulla sua memoria, sul suo ripresentarsi nel nostro presente, e nel lavoro degli artisti e nelle riflessioni degli studiosi.
È impossibile affrontare Testori e la sua lingua prescindendo dal confronto con chi, insieme a lui, ha dato alla luce il suo teatro e dunque, in qualche modo, scrivendola sulla propria carne, ha dato vita alla sua lingua.
Ancora una volta Testori e sempre en corps, nel corpo, di Testori.

IL PROGRAMMA

20 ottobre
Sandro Lombardi legge i Tre Lai / a seguire incontra Giovanni Agosti

31 ottobre
Franco Branciaroli e Giuseppe Frangi

9 novembre
Luca Doninelli

20 novembre
Spettacolo: Erodiàs / produzione Teatro i
a seguire: Incontro: Fabio Francione

30 novembre
Spettacolo: Erodiàs / produzione Teatro i
a seguire: Andrée Ruth Shammah in dialogo con Giuseppe Frangi

FOTOGRAFARE GAUDENZIO

Sofia Bersanelli, Giulia Riva ed Elisabetta Polelli
Un progetto di Angelo Barone
Casa Testori

Tre giovani artiste, Sofia BersanelliGiulia Riva ed Elisabetta Polelli, hanno lavorato con la macchina fotografica attorno alle sculture del Sacro Monte esposte a Casa Testori (Arriva il gran teatro montano, Casa Testori, 9 Aprile – 8 Maggio 2016).
Sono state guidate da Angelo Barone, a sua volta artista, fotografo e docente. La sfida era quella di capire in che modo artisti delle nuove generazioni intercettano e rivisitano le forme del nostro passato; quale dialogo si crea tra loro e un monumento affascinante, ma a volte percepito “lontano”, come il Sacro Monte di Varallo. Le tre giovani artiste hanno interpretato con molta libertà e creatività quei capolavori, realizzando ciascuna dei sorprendenti percorsi per immagini.

I prodotti di questo laboratorio sono stati esposti a Casa Testori. In occasione della presentazione, Angelo Baronee le artiste hanno dialogato la direttrice dell’Ente Sacri Monti Elena De Filippis.

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A DOPPIO SENSO – Incontro con artisti e curatori

Sabato 25 giugno, dalle 17

Andrea Bianconi e Matteo Negri presentano i volumi pubblicati in occasione della mostra estiva di Casa Testori. I due artisti saranno protagonisti di due incontri con il pubblico, in cui verranno presentati i due volumi pubblicati in occasione della mostra. Saranno presenti anche i critici Luigi Meneghelli, curatore della mostra di Bianconi, e Daniele Capra, curatore della mostra di Negri, che dialogherà con Flaminio Gualdoni. Nell’occasione gli artisti saranno disponibili ad accompagnare il pubblico nella visita. La mostra coinvolge in modo molto attivo il pubblico come ha sottolineato Chiara Gatti che ha firmato la recensione per Repubblica. «L’arte gioca a mutare la percezione dei luoghi. Accade a Casa Testori dove un tandem di giovani artisti, Andrea Bianconi e Matteo Negri ha messo mano agli ambienti della villa appartenuta a Giovanni Testori trasformandola in una scatola delle meraviglie, un carosello di suoni e colori destinati a cambiare i connotati del luogo».

Intanto prosegue con grande adesione di pubblico la performance collettiva lanciata da Andrea Bianconi. Il pubblico è invitato a fare una libera interpretazione del volto dell’artista, disegnando su una cartolina dove è stampato un suo ritratto frontale in bianco e nero. La cartolina viene consegnata alle persone che visitano la mostra. Sono già oltre 300 le cartoline arrivate e pubblicate sull’account Instagram: draw.me.project

 

Incontro di presentazione dei due cataloghi:

h. 17:30
YOU AND MYSELF. PERFORMANCE 2006 — 2016
con ANDREA BIANCONI e il curatore LUIGI MENEGHELLI

h. 18:30
SPLENDIDA VILLA CON GIARDINO, VISTE INCANTEVOLI
con MATTEO NEGRI, il curatore DANIELE CAPRA e il critico d’arte FLAMINIO GUALDONI

modera GIUSEPPE FRANGI

seguirà aperitivo!

2 X 1000 a Casa Testori

Codice Fiscale: 06989720963

COS’È IL 2X1000?

Il 2×1000 è una quota della propria Irpef (Imposta di Reddito Persone Fisiche) che ognuno di noi, da quest’anno, può destinare anche alle associazioni culturali.
Le modalità sono le medesime del 5×1000: è sufficiente apporre una firma all’interno del proprio modulo 730, Certificazione Unica (CU ex CUD) o Modulo Unico indicando il Codice Fiscale dell’associazione desiderata.
La destinazione del 2×1000 non influisce sulle scelte in merito a 5×1000 e 8×1000: potrai destinarli a chi vuoi, anche a soggetti diversi.
Chiunque può firmare, anche chi è esonerato dalla compilazione della dichiarazione dei redditi: basta compilare l’apposita scheda allegata al Modello Unico Persone fisiche.

PERCHÉ DESTINARE IL TUO 2X1000 A CASA TESTORI?

Il 2020 si è dimostrato un anno molto difficile per il settore della cultura.
Casa Testori non fa eccezione, ma abbiamo fatto il possibile per portare avanti la nostra mission, spostandoci anche online con “I lunedì di Casa Testori”, perseguendo il motto “la cultura non si ferma”.
La destinazione a Casa Testori del 2×1000 della tua Irpef è un aiuto che a te non costa nulla, ma che a noi può fare la davvero la differenza permettendoci di continuare a garantirti proposte culturali di qualità.

Codice Fiscale: 06989720963

Grazie per il tuo sostegno!

Matteo Negri, Splendida villa con giardino, viste incantevoli


Gallery


Mostra

a cura di Daniele Capra

 Sei interventi scultorei site specific per gli spazi del piano terra e per il giardino della dimora di Novate Milanese. “Splendida villa con giardino, viste incantevoli”, mostra personale di Matteo Negri è il progetto, di grande impatto visivo, che ribalta il punto di vista e le modalità fruizione del luogo: le opere ospitate nelle stanze della casa saranno, infatti visibili solo dall’esterno, spingendo il visitatore a essere nel contempo osservatore e protagonista. La mostra, curata da Daniele Capra, è corredata da una pubblicazione bilingue con le immagini delle opere negli spazi della casa, i testi del curatore, un contributo critico di Flaminio Gualdoni e un’intervista all’artista di Giuseppe Frangi. L’evento, assieme alla personale di Andrea Bianconi, fa parte della mostra A doppio senso, la grande mostra della stagione estiva di Casa Testori.
Splendida villa con giardino, viste incantevoli, il cui titolo allude al lessico impiegato negli annunci di compravendita immobiliare, nasce dall’analisi delle funzionalità delle singole stanze di una casa, connotate ciascuna da finalità abitative di ordine differente. Negri sceglie, invece, di cambiare visivamente la loro destinazione d’uso, trasformando ciascun spazio in un luogo fisicamente inaccessibile alle persone, ma visibile dalle finestre del giardino. L’osservatore non è così banalmente attore passivo di un percorso già stabilito, quanto invece persona esortata ad andare alla scoperta dei contenuti proposti, flâneur che interagisce con gli stimoli ambientali che gli si pongono innanzi.

Le opere di Splendida villa con giardino, viste incantevoli – che testimoniano la poliedrica abilità di Matteo Negri – spaziano da installazioni di carattere ambientale, realizzate con specchi speciali e luci teatrali, a sculture in cui vengono impiegati materiali compositi (come resine epossidiche, silicone), sino al più classico bronzo, utilizzato per la grande scultura rotante che occupa lo spazio nella veranda della dimora Testori.

La mostra è realizzata in collaborazione con ABC-ARTE, Genova.

La ricerca di Matteo Negri (San Donato, 1982) è caratterizzata da un interesse prevalente per la scultura, benché non manchino lavori di carattere bidimensionale. Ospitate frequentemente in contesti pubblici, come ad esempio in Piazza Gae Aulenti a Milano (Multiplicity, 2015) e in diverse piazze a Parigi (L’egosÏme 2010), le sue opere attivano gli spazi con un senso di ludica meraviglia.

Catalogo: con testi di Flaminio Gualdoni, Giuseppe Frangi e del curatore Daniele Capra


News

LA MOSTRA É STATA PROROGATA FINO AL 22 OTTOBRE CON 2 NUOVE ISTALLAZIONI
8 ottobre dalle 17 inaugurazione delle due nuove installazioni
9 – 22 ottobre:
Martedì – Venerdì: 10 – 18
Sabato: 14 – 20

YOU AND MYSELF. Performance 2006-2016

Andrea Bianconi
A cura di Luigi Meneghelli
Casa Testori
21 Maggio – 22 Ottobre 2016

YOU AND MYSELF
Luigi Meneghelli

[…] come si presenta tutto il lavoro plastico-pittorico di Andrea Bianconi, se non come la ricerca ossessiva di raccogliere, accumulare, mescolare oggetti e segni salvati dalla dispersione: una congerie di cose vecchie, fuori moda (o fuori uso), recuperate nei negozi di giocattoli, nei mercatini dell’antiquariato (o in decrepiti vocabolari)? Già il fatto dello spostarsi, dello scegliere, del disporre ci pone di fronte ad azioni performative, ad attività comportamentali. È chiaro: l’artista mette in disparte il suo io, e dunque il corpo, come espressione diretta. Ma nell’erranza dello sguardo e dell’esplorazione manifesta una sorta di assillo o di mania: il suo è uno “spreco del desiderio”, nel tentativo di sottrarre qualcosa del mondo all’inesorabile fuga temporale. È quella che Calvino definisce “la redenzione degli oggetti”, il riscatto del banale. Anzi, Bianconi spinge la sua operazione alle estreme conseguenze, legando (e collegando) lo sterminio di cose trovate in una romantica e surreale cascata, che stabilisce tra i vari elementi contiguità provvisorie e vicinanze inattendibili, corrispondenze celate e confronti segreti. Il suo è un infinito rimando a una “collezione”, viziata da una fragilità quasi patetica, esposta com’è al movimento, al mutamento, alla molteplicità.
È un rinvio a un assurdo che può aprire nuove strade immaginarie, senza imporre pensieri univoci. È così da sempre: contro la schematicità il paradosso e il gioco producono nuove visioni.
Ma perché, a questo punto, entra in scena l’artista vestito di tutto punto e con i guanti bianchi simili a quelli di un fantomatico mago (come accade nella performance Sound of a Charmed Life, realizzata nel 2010 a Praga, Roma, Houston)? Perché si mette a toccarla, a scuotere l’“alluvione oggettuale”, fino a ottenere singolari vibrazioni sonore, sordi effetti rumoristici? La risposta più immediata potrebbe essere: per far parlare ciò che non ha più parola, per dare voce a ciò che è diventato puro scarto, rottame, spoglia. Ma, se si osserva tutta la perturbazione del corpo (il nervosismo dei movimenti, gli scatti, i gesti quasi sgraziati) si può ipotizzare anche la volontà di ritornare al caos originario (come in una pièces di Trisha Brown) o ancor più, il desiderio di con-fondere l’io individuale con l’io collettivo, di lasciare la propria impronta nelle cose, riconoscendosi (specchiandosi) in esse.

[…]

Ma dov’è finito l’autore? È intenzione di Bianconi adottare l’arte discreta di saper scomparire, per poter osservare di nascosto il mondo? Lo stesso artista afferma di “voler essere sempre in un altro posto”, magari “in una casa d’altri, per potersi appropriare delle loro cose, dei loro libri, dei loro ricordi”. Intende esprimere la malcelata esigenza che la propria identità prenda possesso dell’alterità, che l’io si riconosca nell’altro (nell’altrove, nel non conosciuto)? A dire il vero, l’artista ha come obiettivo quello di essere autore, senza che questo risulti l’autentica ragione della sua attività creativa. Egli si sente come un mago o un regista cinematografico che nascondono i trucchi del mestiere. Più si tiene lontano dalla ribalta e cela i suoi processi operativi, più risveglia la nostra curiosità e i nostri sogni. Forse con lo scrittore austriaco Peter Handke, che vive nascosto in Francia, gli piacerebbe dire: “lo vivo di ciò che gli altri ignorano di me”. Gli altri non sanno, ad esempio che, da bravo regista, Bianconi ha progettato tutti i costumi delle sue performance, che ha scelto i luoghi inattesi o, quantomeno, spontanei, in cui far “recitare” suoi “artisti”, che ha studiato le loro pose e i loro movimenti, tanto lontani dalla coreografia convenzionale, eccetera. Ma, anche quando, più di una volta, egli decide di calcare direttamente la scena (come in Miracle, del 2006, You Always Go Down Alone, del 2010, Love Story, del 2013, Fantastic Planet, del 2016) lo fa sempre sotto mentite spoglie o ricorrendo alle più stravaganti forme di travestimento: da San Francesco con tanto di aureola, da indiano con fascia sul capo e faretra, da figura barbarica calata in un rito tribale, da alieno o da astronauta con tanto di tuta e tubi. Solo che Bianconi non assume nuove identità, mosso da una scoperta carica narcisistica, “ossessionato dalla necessità di mostrarsi per poter essere” né come rifiuto di ruoli imposti dalla società, quanto invece per impersonare con ironia e assoluto disincanto epoche, età, corpi. E, in tutto questo c’è qualcosa di infantile, di spontaneo, di rimosso dalle regole della storia. “I bambini, scrive del resto il filosofo Walter Benjamin, si costruiscono da sé il loro mondo oggettuale, un piccolo mondo, dentro il grande”. È un po’ come tornare al tempo dei giochi, dove tutto è insieme vero e falso, autentico e improbabile. Basterebbe guardare la breve, paradossale azione che si svolge in Fighting Nature (Valencia, 2012), in cui l’artista ingaggia un incontro di boxe con una foglia, fino a farla cadere (andare al tappeto) o in Love Story (Huston, 2013), in cui libera dei palloncini a cui sono legati dei fiori in modo che questi salgano dolcemente verso l’alto o anche in Tunnel City (Houston, 2013), dove dall’interno di un box lancia verso l’esterno degli aereoplanini di carta. Non ci sono mai fini, obiettivi, questioni da mostrare o da risolvere. Pare quasi di ritrovarsi dentro le atmosfere degli Happenings o di Fluxus, quando ogni manifestazione era basata sull’estemporaneità, sulla casualità, sull’intervento spontaneo e non programmato. Qui potrebbero funzionare le parole di John Cage: “L’importante è lasciare che le cose siano quello che sono”: un fatto indeterminato, un gesto gratuito, un materiale povero, una gag, una folgorazione zen.


Solo che a volte i travestimenti di Bianconi coinvolgono direttamente il problema della dissimulazione, come in Trap for the Minds (Houston, 2012) dove l’artista davanti a uno specchio indossa un numero imprecisato di maschere, fino ad arrivare all’ultima che riproduce il suo stesso volto o in Romance (sempre del 2012) dove, all’interno di una cornice luminosa, l’artista si presenta già mascherato e assiste immobile alla proiezione sul suo volto delle infinite immagini grafiche e iconiche prese da un piccolo, fittissimo testo da lui disegnato. Ci pone cioè di fronte alla faccenda del doppio, dell’essere nella sua differenza e nella sua molteplicità. Ma la risolve, dissolvendola, la supera moltiplicando i dettagli, la liquida assumendo infinite fisionomie. Però, in fondo, non c’è mai una vera soluzione. Si può dire che qui (come in tutte le performance di Bianconi), si rimane allo stato di opera incompiuta o opera potenziale, “come rovina di ambiziosi progetti, che conserva i segni dello sfarzo e della cura meticolosa con cui è stata concepita” (Calvino). Essa rimane lì come un racconto inattesa di una improbabile conclusione. Perché a contare non è il prodotto, ma il processo, non il completamento, ma lo svolgimento.

Leggi per intero

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LA MOSTRA

Con You and Myself Andrea Bianconi (Vicenza, 1974) è tornato a Casa Testori, occupando gran parte delle stanze, con il suo bagaglio di performance lungo dieci anni, in cui l’artista impiega il corpo come linguaggio espressivo e matrice di segno. Un segno che non cerca l’esibizione spettacolare, la rivelazione provocatoria, ma che acquisisce il proprio essere (la propria identità), cessando di essere segno di qualche cosa. È come se non avesse niente da dire, ma solo una serie di eventi da suggerire, da far intuire. Nelle sue performance siamo invitati a cercare anche ciò che non c’è (che non si vede, che non si sente), a intuire l’alternativa possibile, l’altra faccia del mondo. A stanare il soggetto che si nasconde nell’altro (o nell’altrove). Il myself che si con-fonde con you. La sua è la poetica dello spostamento e della transizione continua. 
La mostra ha ripercorso l’intero iter performativo di Bianconi: accanto ad azioni poste sotto il segno del ludico (della sorpresa, dello stupore), ad azioni minimali, sommesse, incantatorie, Bianconi ha sviluppato altre performance che implicano autentiche “recite collettive”. 
L’artista non si pone stretti limiti disciplinari, regole, gerarchie, se non quelli di aprirsi all’altro, al pubblico, per destare stupore, incredulità, interrogativi. Spesso, la performance di Bianconi ha a che fare con una sorta di “divertimento artistico”: è una gag, una serie di gesti apparentemente gratuiti, di risibili azioni ludiche. Alla pari degli attori dei film muti (o dei bambini) a lui piace nascondersi e apparire in scena all’improvviso. 
Soprattutto le maschere fanno la loro apparizione come strumenti di difesa, di fuga, di falsità. In Trap for the Minds (del 2012), l’artista se le mette e se le toglie ossessivamente, fino ad arrivare all’ultima che non è altro che la riproduzione della sua stessa faccia. E molte sono le immagini delle “trappole” di cui Bianconi dissemina i luoghi delle sue performance: scatole, specchi, gabbie, maschere che spesso vengono indossate dai protagonisti, senza che si capisca mai fino in fondo se, questo, avvenga per rinchiudersi, isolarsi o per vivere l’esperienza della dispersione, dello sconfinamento, delle associazioni imprevedibili.

Andrea Bianconi vive e lavora tra Vicenza e Brooklyn. Fra le sue esposizioni, una public performance tra la Piazza Rossa, il Cremlino e il Manege Valencia, Madrid, New York, United Arab Emirates, Basilea, Palazzo Reale, Milano, Shanghai. 
Nel 2011 Charta ha pubblicato la sua prima monografia, nel 2012 Cura.Books  il suo primo libro d’artista “ROMANCE” e nel 2013 il secondo dal titolo “FABLE”. Entrambi fanno parte della collezione del MoMA, NYC.

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STUDI DI ANATOMIA

Stanza 7

«Oggi Gèricault continua a essere per Testori un punto di partenza. La sua lezione e il suo ricordo sopravvivono all’idea del frammento anatomico abbandonato a se stesso, muto intreccio di gambe e braccia tagliate. Ma Testori ha fatto un passo più in là, non ha più bisogno di macelleria. Non c’è più bisogno di tagliare, di mozzare gambe e braccia per poi annodarle in un fiocco, in una natura morta a luce notturna. Basta dipingere un sesso, per ottenere lo stesso effetto di mutilazione. Basta il frammento anatomico e genitale in sé. […] La superficie si crepa lasciando aperti degli spazi, dei vuoti simili a crateri di luce. E in questi spazi la luce non irrompe, ma scoppia. […] La luce è risucchiata dal nulla, è solo un intervento di tenebra. È il buio che la produce. Così prendono corpo, insieme alla loro luminosità, forme che non sono forme ma ectoplasmi, fantasmi di capezzoli, seni, vulve, glutei, improvvisamente materializzati quanto pronti a ritornare precipitosamente sui loro passi, a dissolversi nel buio di un pozzo. Immagini assurdamente plastiche, assurdamente carnose, perché non c’è nessuna distinzione fra la loro forma e lo sfolgorio della loro effimera e attonita luce
Cesare Garboli, 1975

Nel 1975 Testori espone alla storica Galleria del Naviglio di Milano una serie di grandi carte realizzate a grafite, con soggetti anatomici e sensuali fiori carnosi.

INFERA MEDIOLANI

Stanza 10

Alla fine degli anni Ottanta, Testori viene coinvolto nel dibattito cittadino per la realizzazione del nuovo cimitero di Novate. Risalgono a questo momento alcuni piccoli disegni di sapore apocalittico che preannunciano il tenore drammatico dei suoi ultimi anni di vita, segnati dalla malattia. Tra il 1989 e il 1993, Testori entra ed esce dagli ospedali, ma questo non allenta di certo la sua vena creativa che, semmai, riceve dalla fatica ancor più energia. È così che, in quegli anni, Testori dà vita a numerosi scritti, spesso solo abbozzati, ma ripresi in mano fino agli ultimi giorni. Nasce in questo contesto una delle sue opere più importanti, pubblicata postuma: I Tre Lai.

Nel giugno del 1991, durante un ricovero all’Ospedale San Raffaele, i manoscritti registrano l’elaborazione di una nuova raccolta di racconti, intitolata Infera Mediolani e, per l’occasione, ricompaiono tra le pagine manoscritte iscrizioni decorate e bellissimi disegni. Torna così il tema caro a Testori fin dagli anni Sessanta: del gennaio 1992 è un bellissimo tramonto realizzato a piena pagina, mentre era convalescente a Varese e a un altro dei ricoveri al San Raffaele, probabilmente nel 1993, risale un ciclo di otto piccoli tramonti, realizzati su cartoncino. Qui l’impetuoso mare di colore, la forzatura delle forme, la ricchezza del disegno e il tassellarsi della materia, si concentrano in poche linee che, solcando il bianco, s’accendono per alleggerirsi.

LE CROCIFISSIONI

Stanza 9

La pena,
mio Cristo,
mio re,
la pena di Te
nel disfarsi di rose
sull’onda che calma
s’ostende!
La pena di Chi
mi pretende
ed esige totale,
imparziale,
spogliato
d’ogni altra attrazione
che non sia la fusione
con lei,
la Tua fame,
con chi non ha pane, con chi non ha spazio
né tempo
per dare respiro
al suo cuore,
con chi non ha amore,
ma strazio,
catene,
dolore!

Giovanni TestoriOssa mea, 1983

Al 1981 risale l’avvio di un ciclo di venti pastelli dedicati al tema della Croce. I primi otto, di formato leggermente inferiore agli altri, sono databili con certezza al 1981, i restanti potrebbero essere stati realizzati in un momento di poco successivo. Testori, con un piccolo disegno a penna, indica anche una possibile disposizione dei disegni, non è noto se per una mostra o per un volume.